di Katya Maugeri Paura di cambiare? Timore di mollare le certezze alle quali ci siamo ancorati per non vacillare? Forze effimere che abbiamo creato per non sentirci deboli? Sono atteggiamenti molto comuni: la paura di cambiare può essere utile in alcune circostanze, ma in altre terrorizza a tal punto da immobilizzare ogni nostra azione. Si ha timore di un futuro che deve ancora accadere e che, di certo, non si può prevedere. “È meglio un male già noto che un bene non sperimentato”, come insegna il romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, capita così di voler evitare il rischio e tenerci il nostro malessere, un disagio, ma non affrontare nuove prospettive, il bivio che ci condurrà inevitabilmente a intraprendere un nuovo percorso. Scegliamo di restare nella nostra zona di comfort. Quella zona, quindi, mentale o fisica, alla quale sentiamo di appartenere, un luogo che conosciamo e nella quale sappiamo come muoverci anche ad occhi chiusi....
a cura di Cristina Ciambrone, Maria Spizzirri, Fernanda Fuoco, Stefania Barberio, Giusy Schipani Mediare deriva dal latino e significa “aprire nel mezzo”, luogo in cui i pregiudizi vengono scardinati e abbattuti attraverso un nuovo modo di accogliere e riconoscere l’essere umano. Uno spazio in cui le sofferenze, il rancore, i conflitti, riescono ad evolversi superando le barriere dei reati commessi. Occuparsi di giustizia riparativa e di mediazione non significa considerarsi alternativi alla giustizia penale ma dare spazio alle vittime di reato che nei processi penali tradizionali non hanno. Compito del mediatore, figura terza e neutra, sarà quella di “traghettare” ed “accompagnare” i protagonisti da una riva all’altra, attraverso loro stessi, verso la via della trasformazione e della guarigione; definito un “artigiano di pace” il mediatore cercherà di arginare il conflitto per renderlo costruttivo e mai distruttivo. Negli incontri di mediazione si lavora,...
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