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Visualizzazione dei post da gennaio, 2019

Noi: uno, nessuno e centomila

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di Antonio De Simone Da "Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello, sviluppo una relazione sulle varie tematiche presentate dall’autore in questo romanzo. Tematiche, queste, che riguardano aspetti psicologici dell’uomo, andando a determinare ciò che è una frantumazione o scomposizione nell’individuo del proprio io. L’io che nel protagonista, dopo un’autoanalisi di fronte allo specchio, si ritrova a viverne una crisi di identità. Il protagonista,  Vitangelo Moscarda , nel tentativo di conoscersi, si apre nella propria coscienza, ritrovandosi in uno stadio di pazzia. È lui stesso, ad un certo punto del racconto, ad avere consapevolezza che i suoi ragionamenti lo stanno facendo iniziare a precipitare nella follia e folle, viene definito da costoro che non lo riconoscono più in quell’immagine che gli avevano dato e che avevano di lui. Si arriva così anche a parlare di ciò che possono essere le varie forme che un individuo assume nella società, spaziando anche da

Diario cinico, la giornata tipo (o quasi) all'Eden

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di Andrea Bruzzi           Diario cinico è una nuova rubrica in cui si cerca di sdrammatizzare, attraverso la parodia, il racconto stile ragionier Fantozzi,  tutta una serie di situazioni che avvengono in comunità.  Restituite agli utenti in modo scherzoso, tali racconti possono sortire effetti terapeutici sorprendenti. Spesso questa modalità consente ad un ospite di riflettere su degli errori e varie superficialità molto più che per mezzo di un intervento educativo classico. Nelle parodie raccontate,  compaiono spesso termini sconosciuti a chi non mastica il gergo della comunità, come il “PUNTO”, ossia la postazione di chi registra ogni entrata ed uscita dalla comunità, i “SETTORI”, ossia le suddivisioni delle varie aree   della struttura, come le pulizie di casa, la manutenzione  delle stanze, la distribuzione dei prodotti delle pulizie etc etc. Con questa rubrica ci poniamo il difficile, ma importante obiettivo di strappare un sorriso a chi ci legge.          È

Ultras è...

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di  Carmine Q. Tutti abbiamo ancora negli occhi i tremendi scontri tra interisti e napoletani avvenuti il giorno di Santo Stefano nel capoluogo lombardo culminati poi con la morte di una ragazzo di 35 anni. Unanime è stata la condanna dell’opinione pubblica e non poteva essere altrimenti. Ho voluto volontariamente cominciare il mio articolo con questo forte episodio non per rimarcare il Dna degli ultras, ma tutt’altro. Il movimento nasce in Italia all’inizio degli anni '60 tutt’oggi presenti nelle curve della nostra penisola, non ultimi i “fedelissimi 1961” della Sampdoria che occupano la gradinata sud dello stadio Marassi di Genova.  Lo scopo di questa aggregazione giovanile era di sostenere la squadra della propria città. Ha visto il suo apice all’inizio degli anni 80. Come poter dimenticare gli enormi striscioni che coloravano le curve d’Italia: “Commando, Boys, Egoles, Irriducibili, Brigate ecc. ecc.”con migliaia di ragazzi spavaldi e orgogliosi che si assiepa

Il compito più difficile nella vita è quello di cambiare se stessi

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di Angelo N. Carissimi amici miei, sono consapevole che ho un bruttissimo carattere ma dalla vostra pazienza e dal vostro carattere, anch’io sto diventando anzi, sto cambiando il mio di carattere. Con tutti i miei errori, con tutta la mia cattiveria, mi sento che sto cambiando poco alla volta. Non me lo aspettavo mai e dico mai di trovare un gruppo di ragazzi più piccoli di me che mi danno il coraggio di andare avanti. Dal brutto a un poco di buon carattere, ci son voluti tre anni per capire che al mondo non ci sono solo io. Sento il cambiamento poco alla volta, lasciando morire quello che di me mi distruggeva e non potevo andare avanti, qualcosa come un delfino mi ha preso in groppa al suo dorso liscio e senza peccati che mi sta portando in un mondo buono e sano di abitudini. Ora sta a me saper scegliere con chi stare, con il buono, cioè con il Delfino o con un’orca che distrugge tutto quello che ha davanti a sé. Scegliere è facile, ma è difficile essere costante

Il coraggio? Ecco il prezioso insegnamento della gazzella

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È un bellissimo brano inspirato dalla storia del "Leone e della Gazzella". La gazzella può sembrare meno coraggiosa e forte di un leone, ma le sue riflessioni ci daranno un grande insegnamento. "Lo so che è lì, che mi aspetta, mi osserva, è in agguato. Lo so che il leone mi guarda. Non dico che non sia bravo a mimetizzarsi, a stare immobile nell’erba alta, ombra fra le ombre, giallo come gli steli bruciati da sole. Ma anch’io ho i miei talenti. Sono uno che conosce il vero col cuore, che non ha bisogno di vedere. Sono uno che vive nella paura e nell’attesa, ma che li sa controllare. Sono io il vero coraggio, non lui. Io sono quello che ha paura. Non c’è coraggio senza paura, questo si sa. Io so che lui è lì in attesa di un mio passo falso, ma ho un vantaggio: io sono in attesa di un suo passo, non importa se falso oppure no. Lui fa un passo, io scatto. Dicono che dovrò correre più di lui, ma non è questo che mi fa paura. Correre è la mia vita, corro

Innamorato della vita

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di Marco T .  Innamorarsi di se stessi non è per nulla semplice, in seguito a tutto il dolore causato dalla vita è facile andar giù, è facile cadere in basso, forse troppo in basso, per poi reagire e ritornare a combattere. Innamorarsi e tornare ad amare è ancora enormemente più complesso, mostrar tutte le tue emozioni e anche le tue paure, paura di far capire davvero che tieni a qualcuno o a qualcosa. Bisogna metterci tutto ciò che si ha per tornare ad innamorarsi di tutto questo, Tornare ad amare la vita. Tornare ad amare la vita ti permette di riuscire in tutto ciò che strettamente desideri, dai sogni, ai desideri più strani e difficili, quelli più semplici e facili da raggiungere. Innamorarti della vita è cambiare ciò che sei stato, è cambiare mentalità e forse cambiare anche compagni di avventure. Sono innamorato della vita, è troppo bella e unica per sprecarla in qualcosa che la distrugge. Proprio per questo, ora, amo tutto quello che ho i

Servizio per le Dipendenze di Cosenza, "non sottovalutate la prevenzione"

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Importante seminario informativo ieri presso la comunità terapeutica Eden del Delfino, tenuto dal dottor Roberto Calabria, responsabile del Servizio per le Dipendenze di Cosenza.  L'attività seminariale è stata centrata sulle svariate malattie infettive e ha visto una grande partecipazione degli ospiti che hanno posto tantissime domande sui temi brillantemente trattati dal dottor Calabria.  Il seminario ha abbracciato argomenti molto importanti relativi alle cause che possono portare ad alcune malattie infettive molto spesso correlate con l'abuso di sostanze stupefacenti e ad uno stile di vita disorganizzato. Molta enfasi è stata posta al concetto fondamentale di prevenzione più che alla cura. Infatti la prevenzione è in grado di far ridurre drasticamente il rischio di contrarre varie infezioni, indirizzando i destinatari semplicemente al cambiamento degli stili di vita disfunzionali.  Un grazie ancora alla disponibilità del dottor Calabria e alla partecipazio

Tu chiamale se vuoi... paranoie

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di Marco T. Purtroppo ho sempre sofferto nella mia vita, ho sempre avuto qualcosa che mi facesse male, non ho mai avuto nulla dalla vita. E ora? Le paranoie, paranoie che prendono il sopravvento sulla mia vita, sul mio carattere e anche sulle decisioni, paure inutili accompagnate da gesti paranoici. Aver paura di perdere qualcosa che è tuo, aver paura di restar solo ad affrontare tutto. Ma quando mai, ci sei tu con me lo so e l'ho sempre saputo... Mi sono liberato di tante cose nella mia vita e riuscirò ad eliminare anche questo. Le mie paranoie spariranno e riuscirò a pensare solo positivamente, perché meritiamo il meglio dalla vita. Via tutte le paranoie che hanno avuto su di me un effetto catastrofico, ora torno ciò che ero e tornerò a combattere come combattevo fino a ieri. Non sarai solo tu la mia forza, io sarò la tua.

Mangia-menti, ricette e tradizioni: "pasta chijna ara cusintina"

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di Franco T. Non conosco le origini o la vera tradizione della "pasta chijna ara cusintina" (pasta ripiena alla cosentina), ma da ciò che mi raccontava la mia nonna paterna si tratta di un piatto molto ricco che veniva preparato a carnevale, precisamente il martedì grasso, anche se man mano è diventato un piatto prevalentemente domenicale per la lunga preparazione. Infatti oltre ad un bel sugo di pomodoro nel ripieno si usa mettere anche delle polpettine di carne e mollica di pane (fritte precedentemente) e per dare ancora più sapore si utilizza un po' di salsiccia stagionata e un bel po' di caciocavallo (provola) tagliato a dadini, nonché qualche uovo sodo fatto a pezzetti. Ma veniamo alla ricetta di questo piatto che sconsiglio vivamente a chiunque debba intraprendere una qualsiasi dieta dimagrante, se non altro perché è talmente buono che farete certamente il bis Ingredienti per 8 persone:  (per il sugo) 4/5 cucchiai di olio extravergine

La storia dell'elefante incatenato

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Quando ero piccolo adoravo il circo, ero attirato in particolar modo dall’elefante che, come scoprii più tardi, era l’animale preferito di tanti altri bambini. Durante lo spettacolo faceva sfoggio di un peso, una dimensione e una forza davvero fuori dal comune, ma dopo il suo numero, e fino ad un momento prima di entrare in scena, l’elefante era sempre legato ad un paletto conficcato nel suolo, con una catena che gli imprigionava una delle zampe. Eppure il paletto era un minuscolo pezzo di legno piantato nel terreno soltanto per pochi centimetri e anche se la catena era grossa mi pareva ovvio che un animale del genere potesse liberarsi facilmente di quel paletto e fuggire. Che cosa lo teneva legato? Chiesi in giro a tutte le persone che incontravo di risolvere il mistero dell’elefante; qualcuno mi disse che l’elefante non scappava perché era ammaestrato allora posi la domanda ovvia: “se è ammaestrato, perché lo incatenano?” Non ricordo di aver ricevuto nessuna rispost

L'uomo non è il suo reato e il carcere non è l'unico modo per scontare la pena

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di Giusy Schipani, Cristina Ciambrone e Maria Sprizzirri Alcuni appunti per riflettere In un sistema penale perfetto ma controverso al tempo stesso, si fa largo spazio alla “giustizia ripartiva”, spesso tesi indigeribile per chi alla tentazione ha saputo resistere. Davanti alla commissione, partecipazione e attuazione di un reato o di un fatto penalmente rilevante non si può possedere solo un’ottica punitiva in quanto si esclude automaticamente quella riabilitativa- riparativa. Allora è necessario partire dall’origine e chiedersi qual è l’elemento scatenante che pone le basi per una condotta cagionevole? Prendendo spunto da questa vasta domanda non si può non fare riferimento alla componente conflittuale che vige nell’intrapsichico di ogni essere umano. Nel sentire comune il termine “conflitto” è sinonimo di disagio, sofferenza, scontro, lotta, confusione, rabbia e guerra. È solitamente associato all’aggressione ed è spesso accompagnato a forme di violenza che po

Caro "me" ti scrivo

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di Marco T. Vorrei scrivere a quel bambino che ormai non sono più. A quel bambino che ne ha passate tante, a quel bambino che forse non lo è mai stato. Bambino all'apparenza, ma costretto dalla vita a diventare grande prematuramente. Sentirsi un bambino dovrebbe essere bellissimo, ma per me non lo è stato, è stata una delle prime battaglie della mia vita: a soli otto anni ho iniziato a prendermi cura di mio fratello, io piccolo riuscivo a prendermi cura di lui ,anche se con mille difficoltà. Riuscivo a portare avanti l'obiettivo di far star più sereno possibile mio fratello. Crescendo ho provato a portare avanti tutto quello che avevo imparato nel periodo dove mi prendevo cura di lui: ci stavo riuscendo, stavo riuscendo ad avere la pazienza e la forza di riuscire ad evitare che anche a me accadesse quello che era accaduto ai miei genitori. Ma è stato proprio quello il mio fallimento, diventare quel che odiavo: sono riuscito a tornare bambino ora, un bambino

Rems e creatività, perché i "matti” non sono solo delle cartelle cliniche

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di Giovanna Mele La realizzazione di un laboratorio permanente di presepi artigianali all’interno della REMS di Santa Sofia d’Epiro, nasce da una mia particolare passione che coltivo da anni e da una personale sfida nel voler dimostrare che, i cosiddetti “matti”, sono persone che, oltre ad avere dignità irrevocabile, nonostante la patologia, possono essere capaci di realizzare e produrre arte, come in questo caso, e tanto altro. La risposta dei pazienti a questo laboratorio è stata entusiasmante, subito incuriositi da ciò che si stava realizzando e dalle loro capacità sino a quel momento nascoste, ma evidentemente presenti. Questo laboratorio, dunque, non mira solo alla realizzazione di uno sterile manufatto, ma bensì, ad una più completa e propositiva presa in carico del paziente. E come affermava già negli anni ’50 Edith Kramer, pioniera dell’arte-terapia: “è l’arte stessa, quindi, che diventa terapia e la tecnica terapeutica (…) diventa percorso artistico attivo e

Contatto

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di Antonio D.S. Persi in sguardi. Allietati da finali irragionevoli. Ora d'accordo ed ora in contrasto. Un tira e molla continuo. Chi sei tu. Chi son io. Ci si conosce e basta?  Sommersi in nuvole di fiabe. Respiri intensi per i momenti che trascorriamo. Ricordarci della nostra età o dei bei tempi passati e che magari ci sfuggono. Per sempre sia un condividere storie.

Educare a vivere, piccoli passi verso il cambiamento

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di Katia De Marco Quando decisi di voler essere un’educatrice i libri mi hanno aiutato a realizzare e raggiungere il mio obiettivo, ma le esperienze lavorative mi hanno insegnato molto altro.  Essere una educatrice innanzitutto significa voler “aiutare”, e forse è vero che bisogna dover avere un po' l’animo da crocerossina. Significa essere empatici, comprensivi, pazienti, incoraggiare gli altri dandogli motivazioni per credere in se stessi, è dimostrare che tutto può cambiare se lo si desidera fortemente, è un modo diverso di amare, è un modo diverso di sentirsi vivi “donando”. Ricordo perfettamente quel giorno, quel giorno decisi di dover reagire a quel periodo che mi faceva sentire vuota, e sapevo che solo un’esperienza forte sarebbe stata in grado di darmi una scossa, di smuovermi qualcosa da dentro.  Trovai su internet “COOPERATIVA SOCIALE, CENTRO DI SOLIDARIETA’, IL DELFINO”. Cercai il numero e chiamai per parlare con il responsabile della struttura prop

IL PARADISO E L’INFERNO di Mahatma Gandhi

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Un sant’uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese: «Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l’Inferno» Dio condusse il sant’uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all’interno. C’era una grandissima tavola rotonda. Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant’uomo sentì l’acquolina in bocca. Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall’aspetto livido e malato. Avevano tutti l’aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia. Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po’, ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca. Il sant’uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze. Dio disse: “Hai appena visto l’Inferno”. Dio e l’uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l’aprì. La scena che l’uomo vide

Educare e riabilitare: SOCIAL SKILLS TRAINING

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La necessità di applicare all’interno della REMS il training di abilità sociali nasce con l’obiettivo di aiutare i pazienti psichiatrici, autori di reato, a modificare quei comportamenti disfunzionali che rendono difficili le relazioni sociali. Attraverso tecniche comportamentali e allenamento costante, i pazienti vengono aiutati a riconoscere e migliorare i marcati deficit di abilità sociali. È stato dimostrato che una conoscenza adeguata di tali deficit può diminuire il rischio di ricadute. Valutata la tipologia dei nostri pazienti, tenendo conto del loro livello di abilità e del funzionamento cognitivo, sono stati creati due gruppi che funzionano ad un livello simile, (alto e basso funzionamento.) Per ogni gruppo è stato pianificato un programma specifico e mirato al fine di monitorare i progressi del gruppo rispetto agli scopi prefissati.  Per esempio, il programma destinato al gruppo a basso livello di funzionamento prevede più incontri sulla gestione della rabbia

Padre e figlio: l'amore incondizionato che salva la vita

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di Francesco T. Caro Marco, innanzitutto ti faccio i miei più cari auguri per il tuo compleanno. Ho voluto scriverti questa lettera con la speranza che la conservi e ogni tanto la rileggi così ricorderai questa esperienza comunitaria vissuta insieme. Ti voglio dire che sono molto orgoglioso di te, del tuo percorso e delle scelte che stai facendo giorno per giorno, sicuramente non è facile per un ragazzo stare chiuso in un posto di sofferenza come può essere una comunità, ma tu hai colto il senso di stare qua dentro. Leggendo i tuoi post sul blog, ho capito quanto tieni alla vita, al futuro e alla tua compagna, ti auguro, quindi, che possa trovare quella serenità interiore che ti permetta di fare le scelte giuste nella vita, quella serenità che dovevo darti io se fossi stato un padre diverso, purtroppo la mia immaturità ha portato un sacco di conseguenze sia a me che a te e al tuo trascorso di vita finora, ma vedo e sento la tua voglia di cambiare, già il cambia-mento,

Cielo

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di Antonio D.S. Siamo come le stelle,  ciascuno ha il proprio mondo da salvaguardare, tempeste e bufere da affrontare.  Ci si incontra fra mondi,  fra stelle,  nello spazio e nel tempo infinito,  possa il cielo riservare alla vita,  un autentico amore, del tutto,  sincero.  Brilla in lontananza,  perché è questo quello che sei e tu, appena adesso,  hai continuato a brillare.  Non è tempo di porre fine,  brilla sopra l'oscurità.  È strano come dimentichi in fretta  che tu sei come le stelle.  Ascolta, c'è qualcuno qui dentro,  qualcuno che ho creduto morto tanto tempo fa. Sembra ieri quando ho visto la prima volta il tuo viso.  Mi stai guardando dall'alto?  Non è niente che tu possa vedere,  niente di nuovo.  Ma finché tu sarai con me,  non avrò paura del buio.

La principessa guerriera

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di Marco T. Sai che ormai è da tempo che siamo legati, è da tempo che lottiamo giorno dopo giorno contro i nostri ostacoli, ne abbiamo avuti tanti, ancora oggi forse è il periodo in cui ne abbiamo molti di più: sono più duri, ma come diciamo sempre amore mio, noi siamo più forti e riusciremo a realizzare ciò che sogniamo. Come sai già per uscire da quel qualcosa che mi stava distruggendo la vita mi sono dovuto aggrappare a te, anche se dovrei essere io a darti forza, e credimi che ci sto mettendo tutto me stesso per farti sorridere più possibile perché quello che più mi interessa non è il mio sorriso ma il sorriso di entrambi. Ormai non parlo più al singolare da un po' di tempo, qualsiasi cosa faccio o penso lo faccio pensando che siamo in due. Da poco ho scoperto il significato della parola cherofobia se non erro significa paura della felicità. La mia paura più grande è quella di perdere nuovamente ciò che mi sta dando la forza di andare avanti giorno dopo giorno

Dopo l'astinenza, il ritorno del Re

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di Marco T.  Ora sono pronto, sono pronto per parlare di quel qualcosa che consideravo dannatamente bello dannatamente fondamentale. Sono pronto a parlavi proprio di quel momento in cui sei sotto effetto di sostanze stupefacenti. Inizio tutto per gioco una sera d'estate un amico, se così si può definire, era al mio fianco nella macchina e così ad un tratto dal nulla una domanda secca con una bustina in mano mi disse: ne faccio una striscia di cocaina per me e una per te? Io inizialmente ho detto di no, lui mi richiese e io come un emerito cretino accettai di farmi quella striscia senza sapere che stavo andando incontro alla mia rovina perché in realtà da quella sera non mi sono più fermato. Sera dopo sera ormai era diventata abitudine far uso di cocaina posso dire che le prime volte che assumi questa sostanza non ti sembra nulla di strano sembra quasi tutto normale, i sintomi sono lievi e ti senti solo un po' più in forma del solito, il problema subentra d