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Visualizzazione dei post da aprile, 2019

La 25° ora, determinarsi al buio

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di Andrea Bruzzi Mi sembrava buffo, a tratti caricaturale, quell’omino esile, vissuto e consumato come un vecchio cerino. Mi incuriosiva la sua andatura, incerta, discreta.  Eppure tutte queste sensazioni quasi di compassione - dunque legate quasi ad una simpatia mascherata da empatia - erano altalenanti nella mia testa, perché conoscevo abbastanza bene l’utente che si apprestava ad entrare in comunità e conoscevo abbastanza bene il suo vissuto. Sapevo che, associato a quello stile personale tanto curioso, aveva di riflesso un atteggiamento tanto contrastante ed oscuro. Sicuramente negativo. Come se avesse un “alter ego”, un doppio io che nascondesse la parte peggiore e tendesse ad enfatizzarne quella positiva. Alcuni giorni dopo il suo ingresso in comunità, nelle ore nelle quali generalmente i nuovi utenti provano a stabilizzarsi ed ambientarsi, mi sembrava talmente strano che lui avesse già allestito la sua postazione letto come se fosse l’ultimo posto nel quale trascorre

"Quando ho cominciato ad amarmi davvero", la splendida lezione di Charlie Chaplin

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La poesia che insegna ad amarsi è di  Kim e Alison Mcmillen , ma è stata rielaborata e attribuita Charlie Chaplin . La bellezza di queste frasi è indiscutibile, perché spesso dimentichiamo di amarci, ci soffermiamo sul rancore, i sensi di colpa, sulle recriminazioni, sull’odio, e trascuriamo l'amore verso noi stessi. Dovremmo imparare ad amarci per non sentirci mai fuori luogo, per coltivare la nostra autostima e riconoscere nelle difficoltà quotidiane la lezione di vita capace di impreziosire il nostro bagaglio. "Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, mi sono reso conto che il dolore e la sofferenza emotiva servivano a ricordarmi che stavo vivendo in contrasto con i miei valori.  Oggi so che questa si chiama autenticità. Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, ho capito quanto fosse offensivo voler imporre a qualcun altro i miei desideri, pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta, anche se quella persona

C'era una volta il giornalino. E c'è ancora...

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di Giuseppe M. Era il 2014 quando ci siamo impegnati nella realizzazione di un giornalino. Un qualcosa che racchiudesse tutti i pensieri di noi utenti i lavori e laboratori che si facevano all'interno della comunità. Qualcosa che avrebbe lasciato un segno tangibile del nostro passaggio all'interno di questa struttura, un modo per dire, noi ci siamo e siamo vivi. Ora nel 2019 trascorsi ormai molti anni mi sono ritrovato a scontrarmi ancora una volta con i problemi del mio passato e spulciando nella mia stanza, tra vecchi documenti e fogli mi trovo davanti questo vecchio giornalino dal nome "La Voce". Un giornalino molto basico scritto e creato con un vecchio PC utilizzando soltanto il programma Word come si può vedere. Oggi vorremmo riproporlo per sapere che cosa ne pensate.

L'umiltà e il coraggio di affidarsi

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di Alfredo Fiume Credo che sia insito nella natura umana il pensiero che tutti siano in grado di agire allo stesso modo di come agiamo noi stessi. Faccio un esempio: se io faccio una cosa brutta come rubare o tradire, sono portato a credere che anche le persone che mi circondano siano in grado di farlo. Questo lo dico perché a volte mi soffermo a riflettere sulla fiducia. Questa cosa così difficile da ottenere e da concedere. Nei miei trascorsi di vita da tossicodipendente mi sono trovato a tradire la fiducia a chiunque abbia avuto la leggerezza di donarmela senza realmente conoscermi. È vero che i miei comportamenti erano soggetti a cause di forza maggiore, ma non per questo sono giustificabili. Tuttavia sono comportamenti che si possono riscattare riuscendo a dimostrare che un reale e concreto cambiamento ci sia stato o perlomeno una volontà sincera per raggiungerlo. Il vero problema nasce dal fatto che essere una persona inaffidabile porta come conseguenza il non fidarti a

Frequentate il futuro, sostiene Pereira

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di Katya Maugeri È uno dei libri più celebri di Antonio Tabucchi,  pubblicato nel 1994. “Sostiene Pereira”, compie 25 anni. “Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d’estate. Una magnifica giornata d’estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava.”   Inizia così l'opera di Antonio Tabucchi. Agosto del 1938, Lisbona, la solitudine, il sogno, la coscienza di vivere e di scegliere, dentro la Storia. Tabucchi con il suo stile porta il lettore in questa Nazione attraverso i colori e i profumi che appartengono  a questa terra. Ci approcciamo ad assistere all’evoluzione di un uomo, il dottor Pereira, vedovo e sovrappeso, un giornalista che si occupa della pagina culturale di un nuovo giornale, il “Lisboa”, che lui stesso ama definire come “libero e indipendente”. Si ritrova in redazione a riflettere sulla morte. La morte è un pensiero ricorrente, più un interrogativo a cui bisogna trovare risposta. In particolare, quello che più lo lascia perplesso è

Risorgere, non solo a Pasqua

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di Antonio DS Sabato 20 aprile a Rota Greca, un paesino di circa mille abitanti immerso fra le montagne calabresi, si è svolta la quinta edizione della rappresentazione vivente dei momenti salienti della vita di Cristo.  La Pasqua è un evento che la religione cristiana riporta alla memoria ogni anno per glorificarlo e per rendere grazie a Dio cantando l’alleluia. Egli discese dal cielo incarnandosi nel seno della vergine Maria, per noi e per la nostra salvezza il verbo si fece carne e la Pasqua di Gesù, fra morte e risurrezione, ci rende liberi dal peccato. Il Cristo che muore in croce, è questo il simbolo dei cristiani, la croce, il supplizio di Cristo, la sua flagellazione, comunque la sua immolazione, il suo sacrificio con la morte per la redenzione dell’umanità. L’uomo lo ha posto a morire su una croce e Dio facendolo risorgere il terzo giorno, ha donato ai cristiani la misericordia dal peccato.  La vita di Cristo e le sue ultime ore, vengono riproposte a Rota Greca d

“La Passione di Cristo” a Rota Greca: momenti di sacralità e accoglienza

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di Salvatore Monaco Durante la settimana Santa, nel Centro storico di Rota Greca, il comitato organizzatore ha presentato “La Passione di Cristo” – da Nazareth a Gerusalemme. Giunta alla V edizione, con il patrocinio dalla pro loco “Claudio Caruso” di Rota Greca e il Comune di Rota Greca, “La Passione di Cristo” è un evento atteso della popolazione. In ogni edizione, grazie all’attenta regia del comitato organizzatore diretto da Annalisa Chiodo, si propone qualcosa di innovativo e mai di completamente uguale alle edizioni passate l’impegno è quello di offrire un prodotto innovativo per coinvolgere i fedeli  e prepararli ad cogliere il messaggio della Pasqua e del sacrificio del Cristo. "Ringrazio Cristina Ciambrone e i suoi amici per aver invitato me e una rappresentanza dei ragazzi della comunità a partecipare alla rappresentazione della Passione di Cristo - dichiara il responsabile della Comunità Eden Il Delfino, Salvatore Monaco - tenutasi nel bellissimo e suggest

Il dono di raccontare gli altri

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di Salvatore Monaco Considero l’approccio giornalistico di Katya Maugeri un dono, una modalità speciale di arrivare alle persone. Con lo stile che la contraddistingue, riesce ad imprimere dentro ad un foglio l’essenza delle cose. Ho avuto modo di ammirare già l’autrice in un progetto di scrittura autobiografica presso la comunità terapeutica  in cui lavoro, conosco il modo in cui sa relazionarsi con gli intervistati.   Essendo io stesso stato intervistato da lei  sia per il sesto capitolo del suo libro, in cui si parla di tossicodipendenza   e anche nel suo reportage   dello scorso anno, "Detenuti e droga: le loro storie", posso dire che  le sue armi non sono solo tecniche giornalistiche, apprese nella sua formazione professionale, ma   soprattutto il dono di saper utilizzare e ascoltare   le parole, contornate da un tono di voce caldo e accogliente, lontana dai blocchi della comunicazione che molto spesso condizionano le interviste.  Le sue modalità di condurre un

"E non ci resta che scrivere", il laboratorio di scrittura autobiografica del Delfino

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di Lina De Simone L'utente, come chiunque altro che si cimenta nella scrittura autobiografica, scopre il meraviglioso mondo del racconto, di quel fantastico viaggio liberatorio tra realtà e fantasia che introduce nel mondo della condivisione. Il laboratorio di scrittura autobiografica, quindi è un'esperienza di condivisione, di cultura e di risorse mai considerate. Dalla sua penna nasce un racconto ricco di contenuti, di emozioni e di valori: di vita. Per chi ha sempre pensato il peggio di sé, si ritrova a raccogliere un 'sé' in perfetto equilibrio tra fragilità e risorse. Io penso che la creatività, e la scrittura autobiografica ne rappresenta una straordinaria espressione, è uno degli strumenti più efficaci in un percorso di potenziamento dell'autostima, lavoro indispensabile per la nostra utenza. La mia presenza all'interno del laboratorio col doppio ruolo di protagonista e di educatore allo stesso tempo offre una visione privilegiata di quanto ac

L'effetto secondario dei sogni: tra solitudini e parole in penombra

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di Katya Maugeri «Adesso so che la violenza è anche nel silenzio e qualche volta è invisibile a occhio nudo. La violenza è il tempo che risana le ferite, la sequenza irriducibile dei giorni, l'impossibile ritorno indietro. La violenza è quello che ci sfugge, che tace, che non si manifesta, la violenza è ciò che non ha spiegazione, che resterà opaco per sempre». Parigi. Una stazione - Gare d'Austerlitz -, un rifugio, una prospettiva diversa dalla quale ammirare nuove realtà da conoscere e dalle quali lasciarsi catturare. Per evadere, scappare. Salvarsi. “Lou e No”  è il titolo originale del romanzo  “L’effetto secondario dei sogni”  della scrittrice francese  Delphine de Vigan . Con questo romanzo l’autrice ci accompagna all’interno di una dimensione difficile, tortuosa e toccante, delineato da temi trattati abilmente con delicatezza e intensità, conquistando il lettore dalle prime pagine. Solitudini, adolescenza, violenza, emarginazione.  Lou, una ragazzina

La speranza, la benedizione di chi sceglie il cambiamento

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di Lina De Simone Il mio percorso professionale al 'Delfino' ebbe inizio a settembre 1989, come giovane tirocinante in cerca di formazione. Ero ansiosa di imparare di apprendere di capire. Da allora molto è cambiato grazie alla generosità di tutti: ho imparato, migliorato, capito e il mio bagaglio di conoscenze professionali è diventato sempre più grande. Sulla comunità come luogo di sofferenza e di rinascita ho letto tanto e tanto ho imparato grazie agli ospiti ed ai colleghi con i quali ho avuto la fortuna di lavorare, ma come sempre succede nella vita molto ancora dovevo imparare ed è stato proprio un ex ospite della comunità a regalarmi generosamente una delle lezioni più significative. Lo scorso agosto C., che era stato ospite del 'Delfino' quasi 18 anni fa, mi contattò anticipandomi una sua visita ed esprimendo il forte desiderio di rivedere me per un saluto e la struttura che lo aveva ospitato. Confesso che la cose mi mise un po' in imbarazzo: C.

È tempo di rinascere

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Che sia la vita a risorgere. La voglia di sconfiggere la morte e cambiare prospettiva. "È risorto Gesù! Lo puoi trovare ora In ogni uomo: in chi soffre e lotta per la libertà, in chi soffre a lotta per difendere la pace nell’amico che ti stringe la mano, in chi cerca l’amore degli uomini". Auguri a tutti voi dalla redazione di Cambia-Menti

Viva la "mamma"

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di Salvatore Monaco È piccolo, morbido, ha fame e sete va nutrito periodicamente. No, non è un bambino, ma il lievito madre, detto anche"a mamma".  Il lievito madre è più leggero del lievito chimico, i prodotti con esso realizzabili, pane, pizze etc, sono più digeribili e hanno un gusto inconfondibile. Il lievito madre va nutrito come un bambino e a seconda se si conserva in un ambiente naturale o in frigo, va periodicamente alimentato con farina e acqua.  Nel gergo da fornai, si dice rabboccare il lievito madre e ad ogni rabbocco la meta" dell'impasto ottenuto si rimette nel contenitore per continuare a lievitare fino al prossimo rabbocco, fino alla ricomparsa dei classici buchini fatti dai batteri che fermentano,mentre con l'altra metà si può panificare o donare a qualcun altro appassionato del prodotto. Anni fa avevo il mio lievito madre, la mia "mamma", fatta nascere in casa,utilizzando oltre ad acqua e farina, yogurt per l'acidit

Notre-Dame: sofferenza, simbolo, unità

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di Fausto Maiolo  Nel tardo pomeriggio del 15 aprile, a causa di un incendio, la cattedrale di Notre-Dame  “nostra signora” patrimonio dell’umanità, simbolo del cattolicesimo,   è stata colpita da un incendio letale.  Ciò che rende questa ferita così dolorosa non sono tanto i danni materiali come la guglia, il tetto e i tanti affreschi di cui la cattedrale era dimora, tanto la riscoperta dei parigini, francesi e cittadini di tutto il mondo di quel senso perduto di appartenenza a una stessa cultura che sta andando perdendosi con il tempo . Perché ciò che colpisce il cittadino non è semplicemente la rovina di un edificio, ma il significato che questo rappresenta. Notre Dame non è una delle tante migliaia di cattedrali sparse per la Francia, ma è il Simbolo di una nazione intera che si rivede impersonificata in tutti gli affreschi, in tutti i rosoni, in ogni reliquia conservata al suo interno.  Un simbolo che ha staccato dalle proprie mansioni quotidiane tutte quelle pers

Discorso biblico

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di Antonio DS Nel buio nero, una svolta al destino, un passo alla volta, ne affronto il cammino. Del mondo il principe ne è costui che serpeggia, questo, è quel che in fondo, biblicamente si dice. Ma chi di esso, per quanto tanta ne sia la mamma, chi gli dà forza a prevalere in sto mondo? L'uomo. Allora mi chiedo, come. Per devozione o per ignoranza mi vien da rispondere. Aih! Allora mi chiedo, se ci sia mai stato uno buono a sta terra. Ma buono che sarebbe bastato soltanto un gesto a sfiorarlo, per averne sorti miracoli. Gesù. Qual tempo fu dotta in conveniente sentenza. Infatti, vuoi o non vuoi, come è andata e andata, come sia stata scritta e scritta, la storia, è che fu crocifisso.

La luce anche di notte: l’accoglienza di Figline Vegliaturo e del Centro “Il Delfino”

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Nella storia di Aisha si specchia il dramma dei migranti africani prigionieri in Libia  L'articolo è stato pubblicato oggi su L'Osservatore Romano di Enrica Riera «Ho preso un treno e ho timbrato il biglietto. Gli altri passeggeri non lo hanno fatto, ma sono stati fortunati perché quando il controllore è arrivato il biglietto lo ha chiesto solo a me». Aisha ha 32 anni. A differenza di quei viaggiatori ha la pelle nera. Oltre che una folta chioma fatta di sottilissime treccine. «L’episodio del treno è stata l’unica manifestazione di razzismo che ho subito da quando sono in Italia», spiega nella sala da pranzo della sua nuova casa. Una casa che Aisha ha colorato coi disegni dei suoi bambini. Ce ne sono molti appesi alle pareti e molti sono pure gli abitanti di Figline Vegliaturo (in provincia di Cosenza) che le fanno visita giornalmente. Una vicina, non a caso, ha appena bussato alla porta con in mano una busta contenente dei dolci. «Qui a Figline — prosegue a tratti i

I cambiamenti di Ciro Martucci

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di Ciro Martucci I cambiamenti nella propria vita richiedono di rivedere profondamente aspetti della propria forza ma anche delle motivazioni e delle intenzioni. Pensare in grande, la mia storia è parte di questo. Ho iniziato a fare uso di droghe molto presto. Oggi, all’età di 52 anni,  ne parlo serenamente, ho una vita tranquilla mentre ripercorro gli anni della mia tossicodipendenza. Un brutto film di cui sono riuscito a cambiare il finale, anche se è stata durissima, soprattutto superare l’inferno dell’astinenza.  Ogni giorno speravo fosse l’ultimo e quel giorno non arrivava e ad un certo punto della vita devi scegliere e io ho scelto di vivere senza i se e senza i ma. La mia vita è cambiata nella forma mentale, nelle motivazioni e nelle intenzioni. Adesso vivo la mia vita come gran parte dei miei coetanei, con un lavoro, una famiglia che amo e mi sono buttato alle spalle tutto il passato abbracciato con le sostanze. Vivo, vivo,vivo

Training autogeno, il rilassamento psicologico e muscolare per alleviare stati d’ansia e panico

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di Manuela Donato Da circa 7 mesi, all’interno del programma terapeutico della Comunità Eden, è stato introdotto il “Training autogeno”, una tecnica di rilassamento, ideata nei primi del ‘900 dallo psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz, molto utilizzata sia in ambito clinico che in altri ambiti che richiedono il raggiungimento di un alto livello di concentrazione. La proposta di utilizzare questa tecnica di rilassamento all’interno del programma riabilitativo nasce dalla consapevolezza che le dipendenze sono caratterizzate dall’impulsività, spesso accompagnata da vulnerabilità emotiva e che la funzione dell’uso di sostanze consista quasi sempre nel regolare le proprie emozioni. La pratica costante del training autogeno favorirebbe, al contrario, un miglioramento dell’autoregolazione emotiva, lo sviluppo di abilità di coping e di fronteggiamento dello stress, un rilassamento psicologico e muscolare per alleviare stati d’ansia e di panico, un aumento della consap

Raccogliendo libertà

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di Antonio DS Avevo la possibilità di poter raccogliere solo tre fiori fra tutti quelli che c'erano ed io avevo solo un vaso. Ne ho preso ugualmente il massimo numero che m'era concesso prendere, soltanto quei tre.  Due fiori li ho dati via. Uno l'ho posato in terra e uno l'ho lasciato andare in mare. L'ultimo, l'ho messo nel vaso che avevo e contemplavo la libertà. Diventerò cenere anche io e nel frattempo scorrono le mie vene.

La vita, quel punto di partenza

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di Giovanni L. La vita non è facile questo si sa. La vita dà botte forti, ti accascia per terra, dà colpi talmente forti che delle volte è difficile rialzarsi, questo si sa. La vita è sofferenza, sacrificio, dolore, pianti, sorrisi, euforia, depressione, gioia, felicità, infelicità, questo si sa. La vita è preziosa, è un dono inestimabile, è solo una, una soltanto, ti pone tante sfide. Delle volte vinci altre perdi, forse si perde il più delle volte, ma ogni sconfitta è sempre un punto di partenza.  La vita è bella, straordinaria è spesso non si sa…

L’essenza della mediazione: “Adesso ho pagato davvero il mio debito”

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di Giusy Schipani, Cristina Ciambrone, Maria Sprizzirri  “Credo di aver fatto una cosa bellissima, ho incontrato il dottore a cui ho fatto la rapina due anni fa, mi sono presentato, lui mi ha riconosciuto e gli ho chiesto scusa, gli ho detto che mi dispiace ma non ero in me e gli ho offerto un caffè. Lui mi ha stretto la mano. Una sensazione bellissima. La mediazione! Adesso ho davvero pagato il mio debito.” Questo articolo si apre mettendo in risalto le parole di un utente, il quale dopo aver pagato il suo debito con la giustizia, perdurava in lui quello più grande:  la pace interiore. Sentiva che qualcosa in lui mancava, c’era ancora un tassello da mettere apposto in quello che era il mosaico della sua libertà. Tutto ciò di cui aveva bisogno era di chiedere scusa alla persona che qualche anno  prima era stata sua vittima. Solamente dopo aver ricevuto il perdono tanto atteso, ha sentito di aver pagato anche il suo debito emotivo. Quanto detto rappresenta appieno uno dei

Gaslighting, la forma più crudele della violenza psicologica

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La violenza ha vari aspetti, non solo intrisi di rabbia evidente, ma anche di silenzi subdoli, alternati da parole crudeli. Oggi vi parleremo di gaslighting: una forma di violenza psicologica volta a far dubitare la vittima della sua memoria e della sua percezione della realtà.  i manipolatori conducono una persona alla follia. Riconoscere in tempo che qualcuno sta adottando questa tecnica è molto importante: altrettanto lo è sapere come agire. Il gaslighting è una violenza che può nascere in una qualsiasi relazione: in una coppia, tra genitori e figli, tra colleghi di lavoro. Il termine “Gaslighting” deriva dal titolo del film “Gaslight” del 1944 del regista americano Georg Cukor con Ingrid Bergman e Charles Boyer, uscito in Italia con il titolo "Angoscia" rappresenta la pietra miliare dei rapporti tra cinema e psichiatria. Un gentiluomo persuade la giovane moglie ad abitare nella vecchia casa dove è cresciuta e dove fu assassinata - da lui, chiaramente - sua zia

“Minestra maritata” le gocce di saggezza paesana di Carla Curcio

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di Salvatore Monaco "Coltivate la speranza, rafforzate la volontà, amate la vita che è bella" Carla Curcio , 11/04/2019 Questa è la bellissima dedica  di Carla Curcio, ex insegnante   di scuole elementari della provincia di Cosenza, autografata sulla prima pagina del suo libro di raccolte di poesie in vernacolo, regalatoci in comunità in occasione della presentazione del libro di Monica Capizzano, "C'è mia nonna su facebook”, presso la comunità Eden, in cui la simpaticissima Carla ha interpretato il ruolo di nonna nel divertente scambio di battute con la Capizzano.   Il libro,   intitolato “Minestra maritata” della Luigi Pellegrini Editore, è una divertente raccolta di poesie divise in tre parti, come riportato nel retro di copertina: 1. “ La vita racconta” contiene suggerimenti e consigli che derivano dall’esperienza di vita vissuta;               2. “ Concetti” è ciò che l’autrice pensa riguardo a particolari argomenti;  3.“Epistolar