L'umiltà e il coraggio di affidarsi
Credo che sia insito nella natura umana il pensiero che
tutti siano in grado di agire allo stesso modo di come agiamo noi stessi.
Faccio un esempio: se io faccio una cosa brutta come rubare o tradire, sono
portato a credere che anche le persone che mi circondano siano in grado di
farlo. Questo lo dico perché a volte mi soffermo a riflettere sulla fiducia.
Questa cosa così difficile da ottenere e da concedere. Nei miei trascorsi di
vita da tossicodipendente mi sono trovato a tradire la fiducia a chiunque abbia
avuto la leggerezza di donarmela senza realmente conoscermi. È vero che i miei
comportamenti erano soggetti a cause di forza maggiore, ma non per questo sono
giustificabili. Tuttavia sono comportamenti che si possono riscattare riuscendo
a dimostrare che un reale e concreto cambiamento ci sia stato o perlomeno una
volontà sincera per raggiungerlo. Il vero problema nasce dal fatto che essere una persona inaffidabile porta come conseguenza il non fidarti a
tua volta del prossimo. Un po’ come quando il cane si morde la coda. Ma come si
fa a costruire rapporti umani, degni di essere chiamati così, se non si riesce
a fidarsi. Spesso mi sento dire “fidati” oppure ancora più impegnativo
“affidati”. È una parola! Sembra facile ma non lo è affatto. Vorrebbe dire fidarsi
del prossimo nonostante le fregature continue dettate dall'egoismo che ci
circonda, dai rapporti basati solo per scopi e interessi secondari e non sulla
trasmissione reciproca di calore umano, sulla comprensione e la vera
condivisione.
La soluzione dovrebbe essere capire che ragionando sempre e solo
con la propria testa ci si è ritrovati troppe volte ad affrontare situazioni
più grandi di noi e forse è il caso di ammettere umilmente che ci può essere qualcuno che può indicarci qualche altra via da prendere
in considerazione. Ma qui andiamo a toccare un altro tasto molto
delicato: l'umiltà!
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