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Visualizzazione dei post da settembre, 2019

Qui e ora: destinazione futuro

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di Salvatore Tridico E poi ci sono quei momenti in cui, dopo una giornata di lavoro, torni a casa, e sul balcone fumi una sigaretta: cinque minuti. Quelli che bastano per pensare alla giornata che hai trascorso. Alla sfida giornaliera che ti poni davanti la mattina prima di uscire di casa e alla soddisfazione che ti godi quando rientri vincitore da quella sfida che si rinnoverà domani. Ai complimenti che ricevi e umilmente accetti e alle critiche che con fatica riesci a gestire avendo pochissimo tempo di reazione. Dallo stato d'animo che ne comportano perché in un contesto lavorativo non puoi permettere ai sentimenti negativi di far prendere il sopravvento. Inizi a pensare a dei progetti di vita autonoma e indipendente. Una vita che ti darebbe gratificazione e accrescerebbe la tua autostima, ma allo stesso tempo pensi di rimanere con i piedi per terra e non farti troppe aspettative e prospettive future per non rimanere deluso se non dovessi raggiungere un obiettivo. Sop

Se sarà

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di Antonio De Simone  Fra cento e chissà quanti ne son passati, andati e tornati. È un bel tragitto, basta che poco poco alzi il capo e te la ritrovi là, dritta e spianata la via. Parrebbe fin troppo semplice, come perdersi in uno sguardo e al secondo passaggio, hai dei begl'occhi. Grazie dicesti e poi, anche tu, forse rispondesti. Non ci fu il tempo o non so cosa, per realizzare se volerla o no intraprendere na via. Tutto sommato, questa luce di vita pronta a emergere, dai capelli biondi e dai suoi occhi verde mare, in una mattina d inverno, lì a Cosenza. Ricercarla al tribunale, è una bella idea. Fra centomila la riconoscerei, so che anche tu mi sai. Quando sarà che sarà, se sarà, lo stesso flusso percepito già nei nostri sguardi, chissà, forse la via ci mostrerà.

Daruma: la bambola dei desideri

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di Maria Spizzirri Nella cultura giapponese la bambola Daruma è considerata simbolo di ottimismo, costanza e forte  determinazione. Questo perché in qualunque modo essa cada ritorna sempre nella sua posizione originale, un po' come "cadere sempre in piedi".  Nell’ultimo laboratorio di mediazione penale, ogni partecipante ha avuto la propria bambola Daruma, "illuminando" attraverso un colore, un occhio della stessa, colore che rappresenta l'inizio di un nuovo anno, all'insegna dei desideri e del coraggio. Sicuramente non mancheranno gli ostacoli, le tentazioni, i momenti difficili, le incomprensioni, la voglia di mollare tutto, ma se di cambiamento si vuole parlare, allora di cambiamento si deve vivere e la bambola Daruma sarà come una sorta di lanterna, pronta a seguire il percorso di ognuno dei nostri ragazzi. Sarà come un faro che li guiderà e gli ricorderà, ogni giorno, ogni istante, che i loro desideri valgono più di ogni negatività e c

Fantasie guidate

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di Manuela Donato È trascorso un anno dall’avvio del percorso di training autogeno in comunità, che ha visto gli utenti della struttura impegnati nell’acquisizione della tecnica. A  conclusione del nostro primo anno di sperimentazione, posso riconoscere, con un pizzico di meraviglia, non solo un buon livello di coinvolgimento e partecipazione da parte dei ragazzi, ma anche l’effetto benefico, da loro stessi riferito, al termine di ogni seduta.  Questo mi ha spinta a chiedermi se non fosse il caso di continuare a lavorare sfruttando il canale psicocorporeo, per favorire un maggiore contatto con se stessi e con quella emotività , spesso “bloccata” dalla razionalità e dai meccanismi difensivi. In fondo, i ragazzi, nei loro feedback, mi hanno sempre dato ottimi spunti di riflessione, mostrando piena disponibilità a tale lavoro. Ho pensato così di continuare l’attività di rilassamento inserendo delle tecniche immaginative, come le Fantasie guidate, utili a favorire e ad accre

Chi non ha mai sentito Hakuna matata?

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di Elena Caparello A qualcuno suonerà familiare questa massima, resa celebre dal film d’animazione Disney “Il Re Leone” e, per qualcun altro, dalla (meno nota) canzone Jambo Bwana  incisa dai Them Mushrooms nel 1982, in swahili. Si tratta, dunque, di una locuzione swahili, di uso molto comune in molte regioni dell’Africa centro-orientale (in particolare nella zona di Kenya e Tanzania). Una possibile traduzione in lingua italiana è “non ci sono problemi” o “senza pensieri”.  Nonostante la lontananza geografica in cui il motto si è sviluppato, non è poi così lontano dal nostro bisogno di “hakuna matata”: la filosofia è dimenticare i problemi del passato e non caricarsi di quelli futuri che quindi non ci sono ancora, ma concentrarsi con ottimismo sul presente, che è il solo “tempo” in cui abbiamo potere di agire. Il merito di questa locuzione è di riassumere il concetto del pensiero positivo su cui numerose teorie si sono prodigate con fiumi di parole quando invece ne bast

Diagnosi notturna

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di Salvatore Tridico Di notte è come se si vivesse in una dimensione surreale. Le emozioni sono più intense, il silenzio diventa assordante e la mente viaggia tra i pensieri. Di notte si tirano le somme della giornata trascorsa, gli esami di coscienza, si rivivono ricordi. Spesso di giorno la vita ci costringe a indossare una maschera per non mostrare le nostre debolezze, le nostre fragilità, per sentirci adeguati ai contesti che ci circondano, si indossa come strumento di difesa per non mostrare una sensibilità eccessiva e una timidezza a volte anche imbarazzante. Ci si mostra al mondo per quello che si deve essere mettendo da parte gli stati d'animo interiori, con i quali in realtà si convive, per affrontare la giornata. Ma poi al termine della giornata, la notte ti spoglia da ogni maschera e corazza che hai indossato, ti mette a nudo e ti fa vivere lo stato d'animo che realmente provi. Che sia serenità o inquietudine, di notte fai i conti con te stesso. E n

Eclissi effimera

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di Katya Maugeri La parola “eclissi” significa allontanarsi ovvero nascondersi, rendersi "invisibile.” Viviamo di eclissi che caratterizzano e modificano il nostro umore. Alla nostra sorgente di luce s’interpongono corpi estranei che ne offuscano i raggi e ne evidenziano l’ombra. Durante la nostra eclissi, diventiamo delle ombre. Accade di spegnersi, momentaneamente, sentirsi lontani da ciò che solitamente tocchiamo, avvertiamo, da ciò che fino a quel momento ci rassicurava. Viviamo anche di eclissi emotive, non solo di luci rigeneranti, non solo di arcobaleni dopo la tempesta. Il sole, le nuvole, la pioggia. L’eclissi. Inutile negarlo.  A cosa servirebbe opporre resistenza? È effimera, la nostra eclissi, è solo un velo trasparente che si posa su di noi, probabilmente per farci rilassare, allontanare da dinamiche “nocive”. Non si tratta di fuggire, no, non è una fuga. Nascondersi non è fuggire, non è evitare il confronto, non è sinonimo d’immaturità: è tutela di

Una vita vista mare

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di Salvatore Tridico Faccio una passeggiata sul lungomare ascoltando la mia playlist e mi lascio ispirare dalla musica e lo splendore del mare al tramonto.  Riflessioni, prospettive e aspettative invadono la mia mente. Alcuni dicono che non bisogna pensare troppo al futuro perché si rischia di non vivere il presente, ma io penso che vivere il presente significa anche riflettere sul domani. Vivere il presente significa anche sedersi su una panchina e godersi quella pace interiore che circola dentro di te in quel momento. Ammirare l'infinita e dispersiva bellezza del mare che ci stimola e fa sognare quando siamo positivi e a volte consola quando si è tristi. Spesso le cose che abbiamo le diamo per scontate e quando non le abbiamo ne capiamo il valore. Quanti di questi momenti mi sono perso. Ora invece voglio godermi ogni occasione. Non è necessario andare fuori le righe per provare emozioni stupefacenti. A volte basta una panchina vista mare un paio di cuffie, la musica pre

L’indagatore dell’incubo tra fumetto e realtà

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di Salvatore Monaco Sono passati trentatré anni esatti dall’uscita del primo numero in Italia del fumetto Dylan Dog,  creato dallo scrittore Tiziano Sclavi. Un successo impensabile e imprevedibile quello “dell’indagatore dell’incubo”, che ha visto tanti giovani, me compreso in quel lontano settembre del 1986, avvicinarsi ed appassionarsi sempre più  al mondo del fumetto horror.   Non era facile superare nelle vendite mostri sacri del fumetto come Tex, Zagor e tanti altri ancora, ma ben presto Dylan Dog è diventato la punta di diamante della Sergio Bonelli Editore. Molti sono stati gli autori che hanno collaborato con Sclavi nella creazione di tante storie memorabili per gli appassionati di questo genere fumettistico. Non tutti sanno che  il nome di Dylan Dog avrebbe dovuto essere all’inizio Francesco Dellamorte  eroe protagonista del romanzo di Tiziano Sclavi “Dellamorte Dellamore”, con il suo assistente Gnaghi. Ma si optò per l’attuale nome con le storie  ambientate a Lo

Laboratorio di scrittura autobiografica “E non ci resta che scrivere”: la parte oscura e la luce, due lati della stessa medaglia

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di Salvatore Monaco La tematica dell’ombra ha sempre appassionato la natura umana e la si trova da sempre nelle arti figurative e letterarie di ogni popolo e nazione. Una leggenda narra che fu proprio ricalcando l’ombra del suo uomo, in partenza per un viaggio lunghissimo, che una donna disperata per la separazione dal suo amato, creò l’arte della pittura. Narrativa, teatri d’ombre e negli ultimi anni i fumetti, hanno da sempre affrontato il tema dell’ombra, ispirati dalla metafora collettiva della lotta tra il bene e il male. Lo psicanalista Jung parlava dell’archetipo dell’ombra come l’insieme di impulsi aggressivi, gli aspetti meno nobili che tendono ad essere repressi, finendo poi spesso a prendere tragicamente il sopravvento se non adeguatamente elaborati. Abbiamo provato ad affrontare questo delicato, quanto affascinante argomento, all’interno del laboratorio di scrittura autobiografica curato dalla giornalista  Katya Maugeri  con gli ospiti e gli operatori della com

Anime al patibolo

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di Giovanni Loria Sento una frustrazione come mai sentita, mi sento un ottantenne in un corpo giovane, dove anche il baluardo dell’anima è crollato portandolo al patibolo. Non mi sento una vittima. È una scusa che non regge più. Mi sento solo, vuoto, e privo di emozioni. Ad oggi mi sento così, un ragazzo che su molte cose è cambiato, che ha avuto la forza di cercare il cambiamento, che ha lottato fino all’ultimo e che continua nonostante tutto. Chiedere aiuto per me è cambiamento, maturità e non debolezza. Mi sento un ragazzo così.. che non ha paura di cambiare, ma che ha il terrore di rimanere uguale.

Guardare oltre: l’importanza della comunicazione non verbale nelle relazioni d’aiuto

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di Veronica Oliveto Il contatto visivo e, più in generale, la comunicazione non verbale sono a parer mio, elementi fondamentali all’interno di una relazione di aiuto poiché è proprio attraverso essi che si inviano, spesso involontariamente, messaggi densi di significato che a parole, per un qualsivoglia motivo non vengono espressi. Tuttavia per cogliere il “non detto” non basta la vista intesa semplicemente come organo di senso ma ad essere necessari sono gli occhi del cuore e dell’anima e, probabilmente, indispensabile è possedere quella famosa competenza emotiva chiamata empatia. Guardando oltre si riesce a cogliere la verità, ciò che c’è di più profondo, il vero stato d’animo che si cela dietro il consueto “tutto bene” che spesso ci sentiamo rispondere ad un “come va?” ma, affinché si riesca a vedere oltre, è necessario allenare la mente ed il cuore ad accogliere una realtà più ampia. Guardare oltre è ciò che cerco di fare ogni mattina quando mi reco in comunità.

Alunni della vita

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di Salvatore  Tridico Ci sono momenti in cui faccio un feedback della mia vita e la osservo come se fosse un cortometraggio. Fatto di tanti momenti ed esperienze vissute sulla mia pelle che, in ogni caso, mi hanno insegnato qualcosa.  Rifletto su ciò che ho sbagliato per non ripeterlo, sui miei difetti che devo migliorare e le mie qualità che dovrei valorizzare. Se oggi sono la persona che sono e ho acquisito una buona consapevolezza lo devo a tutto ciò che ho vissuto nella mia vita. Ai momenti, alle situazioni, alle persone, alle vittorie, alle sconfitte, alle delusioni, alle soddisfazioni, ai sentimenti positivi e negativi. Alle volte in cui ho pianto di gioia e altre in cui l'ho fatto per dolore. Nei confronti della vita siamo solo dei semplici alunni e avremo da imparare finché vivremo perché la vita è una lezione che non smetterà mai di insegnare. Burocraticamente chi è diplomato o laureato si direbbe una persona matura in quanto ha raggiunto un obiettivo di maturi

E pensi

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di Antonio De Simone Ad un balzo nel mare, come un tuffo nei propri ricordi, in quello che rimembri del passato e limpido nella sua purezza, riesci a cogliere ogni essenza.  Tu, che con occhi socchiusi,  ti sollevi sulle punte,  ti lasci trasportare dal vento  e con esso porti via ogni pensiero,  resti tu, ritrovando in ogni attimo te stessa. Sei tu e tu soltanto,  ti doni rosa a colui che senti,  poni amore nel tuo nido e pensi al riflesso di ogni respiro,  dove ogni cosa è segnata dal tempo.

E se cambiassimo la prospettiva?

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di Lina De Simone Di recente ho partecipato ad un laboratorio di scrittura narrativa, il libro guida era “Lo strano caso del dott. Jekyll e Mister Hyde”: il bene e il male, luce e ombra, dove per luce si intende l’esposizione del nostro meglio e per ombra il peggio, l’oscuro, la bestia che è in noi.  Rispondendo alla tacita consegna della riflessione sul tema, mi chiedo: per tutti è così? Tutti mettiamo in luce il bello esiliando nella zona d’ombra, dove il mondo non vede, tutto il brutto che abbiamo? E se così non fosse? E se per alcuni fosse vero il contrario? È possibile che alcuni, per vergogna o timidezza, mettano in luce il peggio mortificando doni meravigliosi? Ho ripercorso le storie di molti amici e quelle degli ospiti della comunità trovando in molti di loro la tendenza a nascondere il buono, i doni, le emozioni dimenticate come la gentilezza e la tenerezza a favore di quelle più aspre tipiche della nostra società. Persone che nella relazione sociale sono abit

Domatori di dolori

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di Giovanni Loria A voi che mi amate e continuate a credere in me vorrei dirvi che le cose sono migliorate, ma non è così.  Mi dispiace essere una delusione, mi dispiace deludere continuamente le vostre aspettative, mi dispiace se spesso rispondo male, se disobbedisco, se vi causo una marea di problemi. Io ci ho provato a essere una persona migliore, a non chiudermi in me stesso, a combattere le voci nella mia testa, a reagire. Ma non ci sono riuscito.  La mia vita è un continuo susseguirsi di sbagli e fallimenti. Colleziono soltanto sconfitte. Non ho più la forza di vivere lucido, ma ho la forza di condurre una vita normale con qualcosa che mi possa sostenere, qualcosa che mi dia come ha sempre fatto un equilibrio e non le giornate vuote e cupe. In ogni mattina trascorsa dal 13 aprile al 7 settembre mi svegliavo con un senso di vuoto che mi perseguitava fino alla sera, dove i pensieri diventano così assordanti che piangere è inevitabile. Non sono mai riuscito a colmarlo

La parte più rigida del mio carattere

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di Andrea Bruzzi La parte più rigida del mio carattere, fino a qualche anno fa, era stata la mia più grande nemica. Lo è tutt’ora, ma con un patto di non belligeranza firmato da entrambi. A volte mi capita- nei rari momenti di silenzio e tranquillità in comunità - di pensarmi dall’altra parte, di sforzarmi a ragionare, pensare, muovermi e osservare tutto come se stessi vivendo quei precisi momenti guardandomi dall’esterno. Faccio questo per provare ad immedesimarmi nell’altro, illudendomi che questa tecnica - o presunta tale - possa facilitarmi nei rapporti umani sul posto di lavoro. Che possa spianarmi la strada verso un concetto di empatia tante volte immaginato, pensato, ma mai coerente con il prodotto finale: quello della realtà. La mia presunzione mi spinge ad illudermi che basti anche solo un pizzico di connessione mentale con chi vive dall’altra parte della trincea, dimenticando che tutti noi - operatori e utenti - siamo frutto di storie personali. E le storie dobb

Settembre: riflessioni sulla morte, Dio e su quel dono chiamato vita

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di Angelo Nicoletti È settembre e un'altra estate se ne va. Passano gli anni e tutto quello che mi circonda sembra che invecchi con me. Il mondo, quando esco, lo sento a pelle che diventa più malvagio. Io spero, anzi chiedo a Dio che è arrivato il momento di darmi una mano. Il vecchio detto dice, "aiutati che Dio ti aiuta", ma io penso che non sia sempre così.  La mia vita sin da piccolo è stata tutta in salita ma c’era sempre la speranza che un solo personaggio mi poteva  mettere sulla retta via e questo era  Dio. Terremoti, guerre ci fanno pensare alla fine della vita terrena. Ho toccato la morte un mare di volte, ma ancora Dio non mi ha voluto con sé.  Sto invecchiando e i guai sono sempre alla porta pronti a entrare in questa vita malata che conduco. Vorrei trovare una stabilità che mi tenga impegnato. Ad oggi ho parecchi compiti giornalieri e  più sto impegnato e più mi sento vivo, e la sera vado a letto con più voglia di risvegliarmi in un mondo divers