Guardare oltre: l’importanza della comunicazione non verbale nelle relazioni d’aiuto
di Veronica Oliveto
Il contatto visivo e, più in generale, la comunicazione non
verbale sono a parer mio, elementi fondamentali all’interno di una relazione di
aiuto poiché è proprio attraverso essi che si inviano, spesso
involontariamente, messaggi densi di significato che a parole, per un
qualsivoglia motivo non vengono espressi.
Tuttavia per cogliere il “non detto” non basta la vista
intesa semplicemente come organo di senso ma ad essere necessari sono gli occhi
del cuore e dell’anima e, probabilmente, indispensabile è possedere quella
famosa competenza emotiva chiamata empatia.
Guardando oltre si riesce a cogliere la verità, ciò che c’è
di più profondo, il vero stato d’animo che si cela dietro il consueto “tutto
bene” che spesso ci sentiamo rispondere ad un “come va?” ma, affinché si riesca
a vedere oltre, è necessario allenare la mente ed il cuore ad accogliere una
realtà più ampia.
Guardare oltre è ciò che cerco di fare ogni mattina quando
mi reco in comunità.
Li osservo bene i ragazzi. Cerco di farlo quando loro non se
ne rendono conto per cogliere la spontaneità dei loro atteggiamenti, delle loro
parole, dei loro gesti. Li osservo bene durante i gruppi di auto aiuto e spesso noto
quando c’è qualcosa che li turba. Alcuni di loro questo, penso lo sappiano bene
perché molto spesso subito dopo finiamo con il ritrovarci seduti per parlarne.
Il famoso “capirsi con uno sguardo”. È proprio così facendo che durante questa
mia esperienza sono nate le chiacchierate più lunghe e profonde. Non so se si
possano chiamare colloqui, ma so che entrambi ne usciamo con qualcosa in più.
Con degli spunti per riflettere.
Lo ricordo bene uno dei giorni in cui notai un utente
particolarmente giù di morale. “Tutto bene” era stata la sua risposta al mio
“come stai?”. Non mi convinse. Decisi intorno alle 14.30 di sedermi sulla
panchina cui era solito sedersi a quell’ora dopo il suo riposo pomeridiano per
fumarsi la sua sigaretta. Arrivò. Si sedette accanto a me e dopo un sorriso,
senza che io gli chiesi niente, decise di aprirmi il suo mondo interiore. Il
suo “grazie” alla fine della chiacchierata mi fece capire che quella era stata
la strada giusta.
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