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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

La felicità da un'altra prospettiva

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di Veronica Oliveto Se solo si provasse a chiedere in giro cos'è la felicità potremmo notare come svariate sarebbero le risposte; definirla, infatti, è estremamente difficile oltre che altrettanto personale. Se si prova a fare una ricerca veloce su internet si può notare che essa viene descritta come "uno stato d'animo positivo di chi ritiene soddisfatto i propri desideri". Ma quali sono i desideri che devono essere soddisfatti affinché si possa essere felici? Per alcuni si tratterebbe di avere una casa, una bella macchina, il lavoro dei propri sogni, per altri, invece, potrebbe essere semplicemente avere la possibilità di sentire ancora la voce di un proprio caro andato via troppo presto così come guardare un tramonto o, ancora, compiere un gesto di generosità. Quando invece durante un laboratorio di mediazione penale è stato chiesto ad un ragazzo della comunità cosa fosse per lui la felicità questo ha risposto: "era una sera di inverno. Vivevo per

Dalle tenebre alla luce: "dopo la droga, ho ricominciato a vivere"

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di Diego Spina Era febbraio 2018, ero agli arresti domiciliari, quando mi viene notificato la custodia in carcere per evasione e rapina. Entrato in carcere mi viene rigettata due volte l'istanza per ritornare ai domiciliari. Mi era rimasta l'ultima chance per poter uscire da lì: andare in comunità visto la mia giovane età e i problemi con la sostanza, così decisi con il mio legale di entrate in comunità per poter scontare la pena. Il 20 marzo 2018 mi viene accolta la richiesta di andare alla comunità ''Eden il delfino'' e quel giorno iniziai il mio percorso comunitario, all'inizio di questo percorso ragionavo sono qui per scontare la pena e non mi interessava altro, ma un giorno mi sono detto "non posso stare tutto questo tempo qui senza interessarmi di nulla" e non solo io ho problemi con la sostanza, non posso essere sempre schiavo di questa schifezza e allora cominciai ad alzarmi le maniche e farmi il percorso come si deve...  Da que

Festa del papà, "sono le piccole cose a rendere grandi le persone"

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di Giuseppe Mastroianni È facile dire "io sono un padre", ma è meno facile esserlo davvero... Penso che un buon padre è quello che segue la crescita dei propri figli e li sprona ad essere migliori. Un buon padre è quello che dà l'esempio ai figli. Non quello che fa regali o gli permette di fare tutto, un buon padre è quello che per l'amore verso i propri figli mette da parte qualsiasi cosa dall'orgoglio ,alle persone, mette i propri figli al primo posto e si toglie il cibo di bocca per vedere i suoi figli sorridere! È facile dire "è mio figlio" quando le cose vanno bene, mandare un messaggio pensando che sia quello a farlo. Io di sicuro non sono stato un buon figlio, ma l'unica sicurezza che ho è che un domani voglio essere un buon padre. Insegnerò a mio figlio che non servono grandi cose o grandi parole, gli insegnerò a dare importanza e valore alle piccole cose, perché sono quelle piccole cose che rendono grandi le persone e al cont

Andrà tutto bene

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  di Salvatore Monaco Andrà tutto bene. È lo slogan del momento che ci invita all'ottimismo per la situazione che sta vivendo il nostro pianeta. Siamo tutti preoccupati, indaffarati ad accaparrarci viveri e disinfettanti vari per combattere questo brutto mostro chiamato Covid -19. Ma il mostro ha dato a tutti noi una lezione importante: ci ha ricordato cos'è la libertà, la bellezza di poter uscire senza doversi giustificare con nessuno, la gioia di uscire semplicemente per fare una passeggiata o comprare il pane senza che nessuno ti inveisca contro se tardi ad uscire un solo minuto in più dal supermercato. Il Covid -19 ha insegnato ai nostri figli che niente è dovuto che tutto quello che abbiamo è sudato e non dura per sempre, va saputo custodire gelosamente.  La chiusura delle scuole, delle palestre, dei campionati di calcio, tardivamente fermati per i soliti interessi economici a discapito della salute dei cittadini, ha ricordato ai nostri ragazzi il valore

Dam un bes, quando il bisogno d’amore non ha prezzo

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di Salvatore Monaco Il 27 febbraio è uscito nelle sale cinematografiche italiane,  il film   “Volevo nascondermi”, che racconta   la vita de pittore e scultore italiano Antonio Ligabue, interpretato magistralmente dall’attore Elio Germano. Ero davvero piccolo quando vidi in tv la miniserie televisiva sulla vita dello strambo  pittore italiano, interpretato allora dall’attore Flavio Bucci, scomparso recentemente. Ricordo di essere rimasto molto colpito dalla sua storia, non capivo perché venisse preso in giro e maltrattato dagli altri, nello sfondo della campagna emiliana, alcune scene dello sceneggiato mi crearono rabbia poiché rivedevo in esse  forme   di bullismo   che purtroppo erano visibili anche a scuola. Odiavo le scene in cui ragazzi e adulti suoi paesani, lo tormentavano con scherzi e cattiverie varie, come mettergli escrementi di cane nella scodella del cibo o provocarlo fino a farlo esplodere di rabbia. Antonio Ligabue era un uomo semplice, fragile e vulnerabile

Ho visto piangere un gigante

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di Maria Spizzirri Per definizione il padre è "il testimone della ferita iniziale, quella che rompe la simbiosi madre-bambino e aiuta a vivere in maniera strutturante le difficoltà della vita educandolo al desiderio". Poco si parla del rapporto tra padre e figlio, e comunque non se ne parla con il giusto approfondimento che spetta. Ma si sa, tutto ciò che lì fuori è superfluo, scontato e messo da parte, all'interno di una realtà comunitaria viene messo in primo piano dagli ospiti della stessa. Nei loro occhi, nelle loro parole, nelle loro azioni, quel bisogno di dimostrare ai loro padri il dispiacere di averli delusi e quel senso di rivalsa insito in ognuno di loro. Ogni utente della Comunità Eden ha descritto il loro papà e il rapporto che li ha uniti e li unisce, come la dipendenza abbia cambiato questo rapporto e abbia fatto versare silenziose lacrime. Ciò che di più mi ha lasciato senza fiato, facendomi emozionare, è stato vedere ognuno di loro ritornare bam

Tutto quello che ho perso

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di G.M. Stanotte ho fatto un sogno, uno di quelli che ti lasciano con l'amaro in bocca e ti fanno svegliare nel pieno della notte. Ricevo una telefonata e dall'altra parte una voce che io conosco benissimo (e chi se la scorda più), questa voce diceva: - Vuoi che sto li con te!? E io: - Voglio che stai tutta la vita qui con me". Nel mio inconscio o comunque durante le mie giornate penso spesso a questa persona e mi rendo conto che nella crescita del tuo io e non parlo di età numerica, ad un certo punto devi fare i conti con te stesso: devi ragionare sui motivi perché alcune persone non sono più con te e capire quale sia la tua "colpa". Perché le persone vanno via da te e io mi sono reso conto che sono rimasto sempre lo stesso, insomma un cambiamento per non ripetere gli stessi errori non l'ho mai fatto e così come un cane che si morde la coda tutto si ripete ancora e poi ancora. E sono tante le persone importanti che mi sono lasciato alle spalle, dici