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Visualizzazione dei post da giugno, 2019

Mediazione penale: Quattro “semplici” parole

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Le nostre ore di riparazione e di mediazione, oltre che al Delfino, vengono messe in atto anche presso la Casa Circondariale di Paola. Come di consueto, i detenuti ci stavano aspettando nell’aula scolastica, sede degli incontri, dove tutto era già al proprio posto: sedie in cerchio poste lì per ognuno di noi, cerchio che racchiude ogni emozione, ogni vissuto, ogni riflessione. Il laboratorio svolto questa settimana è stato particolarmente incisivo ed emozionante: si è basato su una preghiera hawaiana, chiamata “Ho’oponopono” che significa “correggere” nell’intento di mettere “le cose al posto giusto”. In origine, secondo la cultura Hawaiana quando una persona della comunità commetteva qualcosa che creava disordine stava esprimendo un’energia mal canalizzata. Si riuniva allora il Consiglio degli Anziani e ogni membro, a turno, praticava Ho’Oponopono di fronte alla persona responsabile del “disordine” e di fronte a tutta la comunità.  Così da condividere l’accaduto e per ri

Cerimonia delle "graduazioni": cari ragazzi, celebriamo la vostra vittoria sulla dipendenza

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di Manuela Donato Carissimi ragazzi, in questo giorno così importante per tutti noi in cui celebriamo la vostra vittoria sulla dipendenza, sento il bisogno di descrivervi le mie emozioni, quelle provate insieme a voi nella battaglia contro le sostanze, le emozioni di chi, come me, 17 anni fa, si accostava, per la prima volta, a questo mondo conosciuto soltanto sui libri, con le ansie e le paure di una neolaureata, che sentiva addosso tutto il peso e la responsabilità delle vostre vite. Il lavoro di una terapeuta  nel mondo delle dipendenze è duro, faticoso, costellato di frustrazioni, fallimenti, insuccessi.  Accogliere e “contenere” la vostra emotività, la sofferenza, il dolore che proveniva dai vostri vissuti, dalle vostre storie di vita, ha comportato sempre un continuo lavoro su me stessa  per differenziarmi da voi e riuscire a mantenere quella obiettività necessaria in una relazione fondata sull’aiuto terapeutico. Essere riferimento “sicuro”, persona di fiducia per

Mediazione penale, gestire le critiche: ne siamo pienamente capaci?

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Nella vita di tutti i giorni, inutile negarlo, ci troviamo sempre ad essere giudicati per il nostro aspetto, il nostro modo di fare e di rapportarci con gli altri, e altrettanto facciamo noi stessi nei confronti del prossimo.  Ma cosa si prova quando ci viene mossa una critica in modo diretto? Siamo in grado di accettarla e farne tesoro o preferiamo renderla base per il nostro attacco? Questo è ciò che hanno provato il 25 giugno, gli utenti del Delfino durante l’attività di mediazione penale attraverso laboratori esperienziali che ogni martedì li vede protagonisti in quello che ormai è un incontro con sé stessi, con le proprie emozioni e la gestione delle stesse, attraverso l’autoanalisi e il confronto.  Uno di fronte all’altro, le parole, miste a sospiri, hanno preso forma portando a galla situazioni irrisolte: si è dato sfogo a ciò che non si era riusciti a dire in alcuni casi anche per molto tempo, per mancanza di coraggio, per paura di ferire l’altro, per paura di di

Mediazione penale, il confine. L'etica professionale diventa l'arte dei professionisti più sofisticati

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di Giusy Schipani   mediatrice penale Chiarezza!  Ecco cosa ci vuole oggi, se si vuole essere un punto di riferimento serio e qualificato, un dettaglio di qualità nel grande macrosistema del mondo del lavoro. Quale significato viene ad assumere l'etica professionale? Per rispondere a questo interrogativo, è opportuno preliminarmente introdurre alcune considerazioni di ordine generale, accanto ad alcune chiarificazioni terminologiche. In primo luogo, vale la pena osservare, anche se può apparire scontato, come la dimensione del lavoro e della professione non possa rimanere estranea all'etica. Come è risaputo, il termine etica deriva dal greco ethos che significa "costume", "consuetudine”. Quando parliamo di etica facciamo, allora, riferimento al costume e più ampiamente al nostro modo di agire, di comportarci, alle scelte che quotidianamente compiamo, in modo più o meno consapevole. Ogni professione è esercitata da uomini ed è rivolta ad altri

Giornata mondiale contro l'uso e il traffico illecito di droga: la storia di Valerio, dalla trasgressione alla rinascita

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di Katya Maugeri (pubblicato su infodipendenza:  https://www.sicilianetwork.info/droga-dalla-trasgressione-alla-rinascita/ ) COSENZA - "Ero minorenne quando ho conosciuto la sostanza.  Dodici anni di dipendenza con un consumo maggiore di eroina", inizia così la storia di Saverio , un uomo che oggi è libero da ogni dipendenza e che nei giorni scorsi ha partecipato alla cerimonia delle "graduazioni" al centro terapeutico Il Delfino di Cosenza.  È uno dei dieci uomini che dopo il percorso terapeutico è riuscito a liberarsi definitivamente dalla sostanza e riprendere in mano la sua vita. Da uomo sano, da uomo libero. Oggi, si celebra la trentatreesima giornata mondiale contro il consumo ed il traffico illecito di droga , indetta, sin dal 1987, dall’assemblea generale delle Nazioni Unite che ricorda l’obiettivo comune a tutti gli Stati membri di creare una comunità internazionale libera dalla droga. L'uso delle sostanze è entrato in gran parte nel sistem

Un anno di me

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di Antonio DS Un anno. Oggi 25 giugno è giusto un anno che sono in comunità e mi sono proposto di voler scrivere qualcosa riguardo a questo periodo di tempo che è trascorso. Sicuramente ero più giovane di un anno da quando sono entrato qui, ma di sicuro, a parte le battute, rifletto su una cosa che mi son sempre detto, ossia che gioventù a parer mio è sinonimo di ingenuità, comunque sia prendo in considerazione la maturità che in questo breve tempo sento d'aver acquisito.  L'esperienza fatta fin'ora qui al Delfino, ho avuto modo di farla mia ed incamerarla come una delle più significative lezioni di vita che ad un individuo può ritrovarsi essergli utile nel proprio percorso.  Come ho scritto in un articolo precedente, mi ripeto confermando quanto scritto tempo fa, quando risposi alla domanda di una ragazza che mi chiedeva se ero felice.  Davo modo di poter reputare unica quest'occasione qui per poter fare un tipo di lavoro di introspezione  nella m

Che confusione, sarà che graduiamo

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di Salvatore Monaco Sono nella penombra della mia stanza da letto, il caldo è insopportabile e non c'è un solo muscolo a non farmi male per via della partitella a calcetto del giorno prima con gli amici di Rogliano.  Sto dormendo probabilmente, ma mi vengono dei flash improvvisi sulla mattinata appena trascorsa in comunità. Vedo il sorriso di Lina e Manuela, assistente sociale e psicoterapeuta della comunità mentre accolgono i graduanti e i loro cari. Hanno lavorato da mesi per rintracciarli ed accoglierli adeguatamente oggi. Sembrano eroi rientrati in patria dopo aver vinto la guerra, partono baci e abbracci ovunque. Mi riaddormento, sono sudato e a stento mi giro su un fianco a causa del mal di schiena ed ecco ancora un altro flash: sono in un gruppo con gli eroi di prima, ci raccontano cosa sono diventati oggi e ringraziano le persone che hanno sempre creduto in loro. Ora dai sorrisi si passa alle lacrime di commozione.  Mi sveglio di soprassalto a causa di

Ho paura, finiranno le lacrime

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 di Antonio DS Continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai. I had a dream Joe, certo dormivo e nel sogno c'eri tu. Ora capisco perché si dice che i sogni son desideri. Ti desidero tanto, dal profondo del mio cuore.  Nel frattempo ho un muro davanti, vorrei ritrovarmi nel lato oscuro della luna. Ripenso ai miei anni e a quante frasi nascondono i silenzi.  Mi considero straniero in un posto che mi appartiene. Ciò che ora è reale, in realtà è un incubo. Ho il braccio teso soltanto al dare, vorrei ricevere anch'io, così, ogni tanto, magari una sorpresa.  Sto perdendo di vista me stessa e i miei occhi fissano il tetto.  La notte è lunga e qualsiasi esso sia il sogno, devo svegliarmi. Devo alzarmi e iniziare a dar passi. Non andare avanti, ma costruire il mio sentiero, è da un po' che mi do questo consiglio.  Ho paura. 

“Plogging” corri e raccogli: in occasione della Giornata mondiale del rifugiato

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di Rosa Imbrogno I beneficiari e gli operatori dello Sprar di Figline Vegliaturo e di Domanico gestiti dalla cooperativa il Delfino insieme ai volontari del servizio civile di Figline, hanno raccolto rifiuti che qualcuno ha sbadatamente lasciato in giro. Felici per aver fatto qualcosa di bello, utile e gratuito. La spinta motivazionale è stata l'amore per l'ambiente la cultura e la salute.  Quotidianamente, insieme, affrontiamo grandi temi umani sulla capacità di allargare i contenuti e le risorse di un mondo sempre più aperto ad accogliere e a promuovere lingue, culture, aiuti, innovazioni e consigli. Se vogliamo veramente lottare per un ambiente umano, bisogna che l’uomo muti radicalmente stili e comportamenti, restituendo alla natura la sua dignità. Il nostro dovere è quello di disincentivare un eccesso di produzione di rifiuti, ridurre le fonti d’inquinamento, sviluppare forme di prevenzione, difendere la natura e il paesaggio. Abbiamo inoltre il dovere di s

Mediazione penale, i colori della relazione

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Come ogni martedì, la giornata del 18 giugno, ha visto protagonisti gli utenti del Delfino nell’attività di mediazione penale vissuta attraverso laboratori esperienziali che, attraverso delle tematiche e delle emozioni, aiutano i ragazzi a parlare di se stessi. I colori della relazione è il titolo del laboratorio. Colori perché ognuno di loro doveva scegliere un colore che li rappresentasse. Secondo il pensiero di W. Kandinskij il colore è un mezzo per stimolare l’anima in modo diretto. Egli sosteneva che l’armonia dei colori è fondata su un solo principio, il contatto con la propria anima. È proprio questo contatto che abbiamo voluto ravvivare, quest’armonia con la loro anima e quella dei loro compagni di viaggio. Attraverso colori, disegni e aforismi ognuno di loro ha espresso le loro relazioni e, dire che è stato emozionante, è dir poco. Nessuno di noi avrebbe mai pensato che con il solo utilizzo delle mani e dei colori si sarebbe potuto rappresentare ciò che ognuno di

Cerimonia delle "graduazioni" alla comunità Eden, dal tunnel della dipendenza alla vita

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Un evento speciale e ricco di emozione quello organizzato dal Centro di Solidarietà il Delfino presso la comunità terapeutica Eden di Castiglione Cosentino il 22 giugno alle 11.00 , uno dei momenti simbolici più importanti tra i tanti organizzati nei servizi della cooperativa.  La cerimonia delle "graduazioni" di dieci ex utenti della comunità che circa dieci anni fa hanno completato il loro percorso terapeutico e che oggi vivono la loro vita in totale normalità. Una manifestazione che prevede una giornata di festeggiamento: i protagonisti sono uomini che sono usciti vincitori dal tunnel della dipendenza e che con forza, determinazione e amore sono riusciti a reinserirsi socialmente e nel mondo del lavoro. Uomini liberi e orgogliosi di poter raccontare la loro storia a lieto fine, un esempio concreto per tutti coloro che lottano all'interno di quel tunnel cercandone l'uscita. Liberarsi dalle dipendenze è possibile, il cambiamento è un percorso da intrapren

Accettare il conflitto: mediazione umanistica

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di  M. Cristina Ciambrone mediatrice penale Avere idee diverse non deve essere un problema, trovare il modo di confrontare le idee e le scelte è un segnale di intelligenza. Ogni azione è definibile come un insieme di mezzi che vengono messi in atto per il raggiungimento di uno scopo, ovvero ciò che si intende ottenere, e una serie di effetti non sempre determinabili e prevedibili. Secondo Lewin noto psicologo tedesco quando esiste un conflitto pertanto siamo in presenza di assetti motivazionali contrastanti rispetto alla meta. Nella nostra cultura raramente si pensa al conflitto come ad un qualcosa di positivo di confronto con l’altro, di crescita tra gli individui o come un momento costruttivo di scambio reciproco. Il conflitto è un’esperienza comune a tutti gli uomini e può nascere in qualsiasi gruppo di appartenenza o in qualsiasi relazione di due o più persone. Il concetto di conflitto non deve essere inteso  necessariamente con accezione negativa, infatti,se ad

Ritrovarsi un fuoriclasse

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di Francesco T.  Riscoprire le proprie risorse, dopo che per anni le avevi messe da parte, trascurate, finendo col convincerti che non erano tue risorse ma solo cose riuscite per caso, a volte può essere deleterio se ci si lascia intrappolare dal passato, dai rimpianti, da ciò che sarei potuto essere se avessi sfruttato le mie "doti". Sì, non sbaglio definendole "doti", perché alcune cose le impari dalla vita, dai genitori, dal contesto sociale, ma altre le senti dentro, sono come una vocazione, sono innate e se riesci a coltivarle fanno la differenza, come i giocatori di calcio: ci sono i calciatori che hanno seguito una scuola calcio e giocano, e ci sono i fuoriclasse che hanno "doti" innate. Io ho vissuto già una vita rubando, imbrogliando, facendo del male agli altri e mascheravo, giustificavo tutto questo dando la colpa al mondo che mi circondava, perché il contesto era quello, tutti rubavano tutti, e i media non mi aiutavano visto ch

Noi due e il mare

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di Antonio DS Quando il mare è calmo, lentamente ti trasporta con sé e ti disperde, là, dove la realtà è ad un passo dall'immaginario.  Quando le onde con il loro infinito moto, vengono afferrate e fatte proprie da due ragazzi, si rimane immersi nella propria riva, mentre t'accorgi che ogni cosa scorre, il tempo, le mani pronte a sfiorarsi e stringersi, i respiri che da pacati e brevi, diventano forti, intensi, un po' agitati e profondi.  Oggi il mare ci ha fatto un bel regalo, eravamo noi due, colmati di desiderio, di essere come lui una forza dirompente. 

Riabilitazione e riparazione: ricostruire legami, ricostruire persone

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Si è svolto giorno 7 giugno, presso il Chiostro di San Domenico, il convegno formativo dal titolo Riabilitazione e Riparazione: ricostruire legami, ricostruire persone che ha visto protagonisti per i saluti istituzionali Renato Caforio, presidente del Centro di Solidarietà “Il Delfino” e Roberto Calabria, direttore Ser.D ASP di Cosenza. I successivi interventi sono stati discussi da Mariacristina Ciambrone, presidente A.I.Me.Pe Associazione Italiana Mediatori Penale, operante presso la struttura Eden de “Il Centro di Solidarietà Il Delfino”, Salvatore Monaco, responsabile della stessa struttura; a seguire Sabato Romano aggregato di Diritto Penale presso l’UNICAL, Antonietta Mavellia commissario capo “Istituto Penale Minorile Bari” ed Emilio Molinari, direttore ULEPE Calabria. Si è argomentato sull’importanza della Giustizia Riparativa e della Mediazione Penale, anche in ambito riabilitativo presso le strutture che ospitano detenuti-tossicodipenti, in quanto il reato

Il bianco che abbraccia il nero

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di Carmine R.C.     No, signori, non è l'inno ufficiale della Juventus, quella è una storia di vittorie e sorrisi, la mia è una storia di sconfitte e di pianti. Sto scrivendo in una stanza dove il condizionatore rende tanto fresca che per un attimo dimentico l'aria irrespirabile dell'esterno. Com'è strana la vita: in questo stesso momento ci sono famiglie che stanno attraversando il deserto, magari con cinquanta gradi e senza acqua per arrivare in Libia, dove saranno costretti a vivere in un capannone con le torture del caso, prima di essere scaraventate in un gommone con più possibilità di affondare che arrivare. Tutto questo, per realizzare il sogno di una vita dignitosa, lontano dal rumore assordante delle bombe che bene che vada si schiantano fuori la porta. La scorsa settimana, grazie alla sensibilità della Comunità Il Delfino, ho avuto il grande privilegio di ascoltare le storie di queste persone, mamme con dei bambini a dir poco bellissimi. Da

Imbarcarsi con e verso gli altri. La difficile arte di lavorare in équipe

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di Salvatore Monaco La parola équipe, anticamente  significava «imbarcarsi»: quindi intraprendere una sorta di viaggio in cui si parte e non si sa quando si torna. L’équipe è un  gruppo di persone che perseguono un fine comune o collaborano nello stesso settore di attività. Perseguire un fine comune appunto, dare tutto per quella “maglia”, per quella “bandiera”. La parola sudare per quella maglia significa fare tanti sacrifici, affrontare e risolvere senza delegare eventuali variabili di tempo e di spazio per arrivare a quel fine comune.  Si può anche perdere, arrivare alla sconfitta con le lacrime con  quella maglia sudata, ma questo fa la differenza, caspita se la fa. Non può esserci lavoro d’èquipe quando alcuni remano verso una direzione ed anche un solo elemento rema dalla sua parte, con la maglia pulita ed asciutta. In quel caso quell’elemento o quegli elementi, diventano una sorta di zavorra, come volgarmente detto nel nostro bellissimo dialetto calabrese, “n

La perseveranza: educhiamo la mente a resistere, a non arrendersi

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Niente al mondo può sostituire la perseveranza e nemmeno il talento. È la qualità che dà consistenza al carattere, la virtù che va di pari passo con il successo. La perseveranza è in grado di stabilire un collegamento tra la nostra mente e il subconscio, spianando la strada verso il successo. Intervengono, però, altre variabili nell’indirizzare la volontà, come ad esempio l’intelligenza. In genere nella vita non raggiungiamo mete e obiettivi al primo tentativo, è facile trovare ostacoli durante il cammino. A mano a mano che sviluppiamo la nostra perseveranza, troviamo soluzioni alternative e impariamo a vedere ogni ostacolo come un’esperienza e, cambiando punto di vista, ne trarremo una grande lezione di vita. Spesso abbiamo gli strumenti per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati, ma non ci riusciamo perché manca la forza di volontà o la perseveranza. Allenare la forza di volontà riduce il tasso di esecuzione degli impulsi negativi dal 70% all’1%. Uno studio dell’

E poi arriva uno sguardo

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Franco Arminio da “Cedi la strada agli alberi” E poi arriva uno sguardo, un urlo in cui il mondo si scuce, ti guarda da dentro e non ti riconosce.  Allora senti che non c’è accordo con nessuno. Dunque: esci per incontrare un albero, innamorati del mondo, ma non farne una storia, un vanto. E sappi che la miseria ti salva. E sappi che sei salvo quando si svela la tua pochezza. Pensa alla fortuna di non essere capito, pensa che c’è un punto in cui tutto si rompe. Non evitarlo mai quel punto, da lì puoi uscire dalla prigione in cui ti mette ogni volere, la prigione del benessere o del dispiacere.

Andavo soltanto rieducato

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di Antonio DS Ci proponiamo di rinascere in seguito al fallimento. Ci proponiamo di responsabilizzarci dopo un'attenta riflessione. Ci proponiamo un riscatto affinché possiamo prenderci la rivincita di noi stessi. Penso che c'è tanto da fare e da poter cogliere e guadagnare per noi qui e ora. Penso che serva non perdersi mai di fiducia e neanche quella che gli operatori ci danno. Penso a quanto è stupendo riuscire a ritrovare e dare valore ai valori e che ogni dì ogni cosa è sempre nuova. Di sicuro niente c'è dovuto e tanto può essere ottenuto, andavo soltanto rieducato.

Mediazione penale, L'artificiosa alterazione della realtà

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di Giusy Schipani mediatrice penale “Mi faccio per diventare ciò che vorrei essere”, mediante questa espressione l’etimo ci suggerisce come la sostanza riduce la distanza tra l’ “Io” e l’ “Olimpo”. L’uomo dopo avere assunto la sostanza non teme il distacco, sopporta il dolore, domina la paura e l’impossibile diventa tutto ad un tratto facilmente raggiungibile. In realtà si tratta di paradisi artificiali e illusori, si tratta di un passaggio repentino dalla vette alle valli della vita emotiva.  Pensando alla mitologia greca, viene spontaneo riflettere su come ogni condizione di tossicodipendenza si rispecchia nei miti di “Dioniso”, il “Bacco dei Latini”, il “Viandante” e lo “Straniero”, perché rappresentati da quegli archetipi messi in relazione al desiderio di sconfinare in dimensioni più allargate della conoscenza che possano riempire quel senso di vuoto e d’inquietudine con cui l’uomo combatte da sempre e che è strettamente collegato alla sua condizione di creatura terrena

Come Forrest Gump

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di Salvatore Monaco Avevo 13 anni quando vidi in tv la finale dei mondiali dei 10000 metri con mio padre e mio nonno che, ad eccezione del calcio, seguivano ogni tipo di sport, anche i mondiali di briscola. Quel giorno ricordo soprattutto la telecronaca di Franco Rosi, che rese la vittoria del nostro Alberto Cova, indimenticabile. Mi rimase per giorni e giorni la sua voce in testa in preda all'emozione , che scandiva senza sosta quel : Cova Cova Covaaaaa, in quell'ultimo giro in cui l'atleta italiano, già campione europeo l'anno prima, rimonto' dal quinto al primo posto con una determinazione e una tenacia mai vista prima, vincendo l'oro mondiale a Helsinki . Per tanto tempo utilizzavamo tra i ragazzi quell'incalzare ritmico della telecronaca quando correvamo tra di noi. Quel Cova Cova Covaaaaa, era una sorta di incoraggiamento ad arrivare al traguardo.  Poi non parlo della splendida doppietta europeo e mondiale, l'anno dopo vinse anche

La mia anima è al sicuro

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di Giovanni L. Scavo nei ricordi, cerco il fondo, lì dove tutto è partito.  Scavo nei ricordi perché è l'unica alternativa per riuscire a guardare meglio il mostro parcheggiato, vicino le porte della mia anima, vincolate dalla avidità di questo individuo con il volto coperto.  Cerco di parlare con lui, gli chiedo permesso, cerco di fargli capire che ho bisogno di di entrare, bisogno di trascinare le mie emozioni nei corridoi della mia anima. Vorrei guardarlo meglio, guardare dentro la sua iride, cercare di capire chi è e come è riusciti ad entrare dentro di me. Mi parla, stupito ascolto le sue parole attentamente perché da quelle posso trovare risposte irrisolte.  Dice d'essere il risultato di ciò che mi è stato, di essere la somma di tutti miei sbagli e che mai potrà andarsene. Stupito dalle sue parole mi sono ritrovato in una sorte di inibizione inspiegabile. D'un tratto trovo il coraggio di chiedergli perché non mi dà il permesso di entrare. La sua rispos

La forza sublime della fragilità

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di Giovanni L. Lei, una lei per cui è inevitabile non sporcare d'inchiostro questo bianco. Lei, una rosa stupenda cresciuta in terreno arido, tempestoso e gelido. Un terreno che il più delle volte gli ha permesso di appassire, di dissetarsi con le sue stesse lacrime ma che da esse ha trovato sempre la forza di fiorire più bella e rara che mai. Lei, che ha ancora la capacità di arrossire, di fronte a un semplice sguardo, Che ha la capacità di valorizzare tutto ciò che la circonda, che sa essere diversa senza nemmeno sforzarsi, ma che nota la sua diversità di fronte una realtà priva di identità, di dignità.  Lei, che vede sempre il buono negli altri, che non sa fermarsi alle apparenze solo perché sa che dietro un'anima impura c'è sempre un vissuto pieno di emozioni stupende. Lei, che nonostante tutto riesce ad indossare un sorriso sincero, privo di meschinità. Lei che sorride come se vivere fosse uno scopo. Una lei così, fortemente fragile ed immaginabile. Lei,