Il bianco che abbraccia il nero
di Carmine R.C.
No, signori, non è l'inno ufficiale della Juventus, quella è
una storia di vittorie e sorrisi, la mia è una storia di sconfitte e di pianti. Sto scrivendo in una stanza dove il condizionatore rende
tanto fresca che per un attimo dimentico l'aria irrespirabile dell'esterno.
Com'è strana la vita: in questo stesso momento ci sono famiglie
che stanno attraversando il deserto, magari con cinquanta gradi e senza acqua
per arrivare in Libia, dove saranno costretti a vivere in un capannone con le
torture del caso, prima di essere scaraventate in un gommone con più
possibilità di affondare che arrivare. Tutto questo, per realizzare il sogno di una vita dignitosa,
lontano dal rumore assordante delle bombe che bene che vada si schiantano fuori
la porta.
La scorsa settimana, grazie alla sensibilità della Comunità
Il Delfino, ho avuto il grande privilegio di ascoltare le storie di queste
persone, mamme con dei bambini a dir poco bellissimi. Da stupidi voler credere che sono tutti santi, ma viene spontanea una domanda: ma è il colore della
pelle che divide i buoni dai cattivi? Penso che da entrambe le parti ci sono le persone buone e
quelle cattive, e se entrambe delinquono vanno assicurati alla giustizia. Questa, è solo gente perseguitata, come lo fu il nostro
Signore.
Ma che lo sappia il ministro Salvini, può chiudere i porti
ma non potrà mai chiudere i nostri cuori, pronti già da domani ad abbracciare
il "nero".
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