Imbarcarsi con e verso gli altri. La difficile arte di lavorare in équipe




di Salvatore Monaco

La parola équipe, anticamente  significava «imbarcarsi»: quindi intraprendere una sorta di viaggio in cui si parte e non si sa quando si torna.

L’équipe è un  gruppo di persone che perseguono un fine comune o collaborano nello stesso settore di attività. Perseguire un fine comune appunto, dare tutto per quella “maglia”, per quella “bandiera”.
La parola sudare per quella maglia significa fare tanti sacrifici, affrontare e risolvere senza delegare eventuali variabili di tempo e di spazio per arrivare a quel fine comune. 
Si può anche perdere, arrivare alla sconfitta con le lacrime con  quella maglia sudata, ma questo fa la differenza, caspita se la fa. Non può esserci lavoro d’èquipe quando alcuni remano verso una direzione ed anche un solo elemento rema dalla sua parte, con la maglia pulita ed asciutta. In quel caso quell’elemento o quegli elementi, diventano una sorta di zavorra, come volgarmente detto nel nostro bellissimo dialetto calabrese, “nu pisasale”, ossia qualcosa di lento e goffo che rallenta, che ostacola anziché favorire il movimento. Ecco che allora per avere un lavoro d’équipe è fondamentale che ogni tessera del mosaico sappia cosa fare per perseguire quel fine comune, senza fare vittimismo o attribuire sempre agli altri la causa dei propri errori. 
Lo spirito d’équipe fa in modo che ogni membro sorregga l’altro, che ognuno si senta tutelato e protetto dall’altro per raggiungere quel fine, con il noi, prima dell’Io. Sì, signori, è quella parola "Noi" che fa sostanzialmente la differenza, non servono mille lauree per lavorare bene in équipe se mancano alcune caratteristiche come l’umiltà e l’assunzione di responsabilità.   
Quindi per “imbarcarsi”, occorre soprattutto tanto, tanto rispetto per il prossimo, la fiducia reciproca, poiché con gli altri compagni di navigazione si dovranno affrontare mille viaggi, nella  buona e nella cattiva sorte, portando dietro tutti quegli strumenti acquisiti  durante il percorso chiamato vita.

Commenti

I più letti

Il Gran Premio della vita

Gli "hikikomori": isolati e esiliati dal mondo

Siamo circondati da vampiri emozionali. Chi sono e come riconoscerli