Mediazione penale, gestire le critiche: ne siamo pienamente capaci?
Nella vita di tutti i giorni, inutile negarlo, ci troviamo
sempre ad essere giudicati per il nostro aspetto, il nostro modo di fare e di
rapportarci con gli altri, e altrettanto facciamo noi stessi nei confronti del
prossimo.
Ma cosa si prova quando ci viene mossa una critica in modo diretto?
Siamo in grado di accettarla e farne tesoro o preferiamo renderla base per il
nostro attacco? Questo è ciò che hanno provato il 25 giugno, gli utenti del
Delfino durante l’attività di mediazione penale attraverso laboratori
esperienziali che ogni martedì li vede protagonisti in quello che ormai è un
incontro con sé stessi, con le proprie emozioni e la gestione delle stesse, attraverso
l’autoanalisi e il confronto.
Uno di fronte all’altro, le parole, miste a
sospiri, hanno preso forma portando a galla situazioni irrisolte: si è dato
sfogo a ciò che non si era riusciti a dire in alcuni casi anche per molto
tempo, per mancanza di coraggio, per paura di ferire l’altro, per paura di
diventare, poi, “bersaglio” futuro.
Ma perché il confronto ci spaventa così
tanto?! Non siamo stati creati forse proprio per il dialogo e dunque per il
confronto?! Il “confronto”, dal latino cum “insieme” e frons - frontis
“fronte”, sta appunto nel mettere di fronte due o più cose per riconoscerne le
diversità e le somiglianze, la possibilità quindi di trovare un’intesa, un
punto comune attraverso un dialogo aperto ed equilibrato.
Attraverso l’osservazione dei comportamenti, ogni giorno,
riceviamo e doniamo feedback senza rendercene realmente conto. Il significato
del feedback è insito nella parola stessa: “to feed” (nutrire) e back
(indietro), in altri termini, dunque, qualcosa che ci viene “regalato” e che ci
arricchisce: un invito a migliorare e a non utilizzare la solita
giustificazione del “io son fatto così”.
Il confronto è sempre motivo di
crescita, per conoscersi e conoscere l’altro, per accettare i limiti propri e
altrui, ma ciò è possibile solo tramite l’accettazione della critica stessa:
solo l’accettazione infatti può portare al cambiamento! Winston Churchill
esortava la critica così: “La critica può non essere piacevole, ma è
necessaria. Compie la stessa funzione del dolore nel corpo umano. Richiama
l’attenzione su uno stato malsano delle cose. Se è ascoltata in tempo, il
pericolo può essere evitato; se viene messa da parte, si può sviluppare un
morbo fatale”.
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