Che confusione, sarà che graduiamo




di Salvatore Monaco


Sono nella penombra della mia stanza da letto, il caldo è insopportabile e non c'è un solo muscolo a non farmi male per via della partitella a calcetto del giorno prima con gli amici di Rogliano. 
Sto dormendo probabilmente, ma mi vengono dei flash improvvisi sulla mattinata appena trascorsa in comunità. Vedo il sorriso di Lina e Manuela, assistente sociale e psicoterapeuta della comunità mentre accolgono i graduanti e i loro cari. Hanno lavorato da mesi per rintracciarli ed accoglierli adeguatamente oggi. Sembrano eroi rientrati in patria dopo aver vinto la guerra, partono baci e abbracci ovunque. Mi riaddormento, sono sudato e a stento mi giro su un fianco a causa del mal di schiena ed ecco ancora un altro flash: sono in un gruppo con gli eroi di prima, ci raccontano cosa sono diventati oggi e ringraziano le persone che hanno sempre creduto in loro. Ora dai sorrisi si passa alle lacrime di commozione. 
Mi sveglio di soprassalto a causa di un crampo improvviso alla gamba. Tempo di risistemarla e vai col terzo flashback: cerimonia religiosa, con tre sacerdoti che conosco molto bene, a celebrare messa, con successiva consegna delle medaglie al valore ai reduci, accompagnati dai loro padrini/madrine . Le medaglie vengono appuntate da importanti ospiti in divisa. Vedo tanto entusiasmo attorno, i ragazzi della comunità impeccabilmente eseguono tutte le consegne date, l'accoglienza agli ospiti, il servizio ristoro, la gestione del mixer e dei microfoni. 
Mi sveglio di nuovo per il caldo, penso sia uno dei giorni più roventi di sempre, non riesco ancora a capire se sto sognando o sia realtà quello che la mia mente sta rivisitando mentre prova a riposare. Richiudo gli occhi e vedo il maestro d'arte, Raffaele, stoicamente in campo a causa del mal di schiena, dirigere egregiamente la sua orchestra, fatta di solisti, che in gruppo suonano divinamente uno spartito chiamato ospitalità e rispetto. 
Il nostro presidente è soddisfatto, lo si nota da tante piccole cose.
Sarà un sogno confuso o forse no, decido di riaddormentarmi con quella bellissima soddisfazione di appartenere ad una grande famiglia, chiamata Delfino, quella di ieri, di oggi e di sempre.

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