Laboratorio di scrittura autobiografica “E non ci resta che scrivere”: la parte oscura e la luce, due lati della stessa medaglia
La tematica dell’ombra ha sempre appassionato la natura
umana e la si trova da sempre nelle arti figurative e letterarie di ogni popolo
e nazione. Una leggenda narra che fu proprio ricalcando l’ombra del suo uomo,
in partenza per un viaggio lunghissimo, che una donna disperata per la
separazione dal suo amato, creò l’arte della pittura. Narrativa, teatri d’ombre
e negli ultimi anni i fumetti, hanno da sempre affrontato il tema dell’ombra,
ispirati dalla metafora collettiva della lotta tra il bene e il male. Lo
psicanalista Jung parlava dell’archetipo dell’ombra come l’insieme di impulsi
aggressivi, gli aspetti meno nobili che tendono ad essere repressi, finendo poi
spesso a prendere tragicamente il sopravvento se non adeguatamente elaborati.
Abbiamo provato ad affrontare questo delicato, quanto affascinante argomento, all’interno del laboratorio di scrittura autobiografica curato dalla
giornalista Katya Maugeri con gli ospiti e gli operatori
della comunità terapeutica Eden del Delfino. È stata una esperienza forte e
significativa, partendo dallo straordinario racconto del Dr. Jekyll e mr Hyde,
metafora del doppio in noi e del rischio della scissione tra l’io e l’ombra,
dell’abominevole mostro che prende il sopravvento, sotto effetto di strane
pozioni, che agisce in modo inconsapevole e distruttivo, arrivando
progressivamente a toccare il tema della ricaduta, dei fattori di rischio che
la determinano. I partecipanti si sono lasciati trasportare dal potere
catartico della scrittura dando vita ad un’atmosfera impregnata di emozioni,
che ha permesso di riflettere sulla tematica del lato oscuro e sugli strumenti
necessari per raggiungere la consapevolezza dell’ombra, unico modo per
fronteggiarla e provare ad arginare le ricadute nei comportamenti
disfunzionali. Reprimerla significa cadere sotto il suo potere senza la
possibilità invece di contenerla o trasformarla in risorse. Solo questa
conoscenza può favorire il processo di individuazione ossia, secondo il
pensiero junghiano, diventare quello che si è.
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