E se cambiassimo la prospettiva?




di Lina De Simone

Di recente ho partecipato ad un laboratorio di scrittura narrativa, il libro guida era “Lo strano caso del dott. Jekyll e Mister Hyde”: il bene e il male, luce e ombra, dove per luce si intende l’esposizione del nostro meglio e per ombra il peggio, l’oscuro, la bestia che è in noi. 
Rispondendo alla tacita consegna della riflessione sul tema, mi chiedo: per tutti è così? Tutti mettiamo in luce il bello esiliando nella zona d’ombra, dove il mondo non vede, tutto il brutto che abbiamo? E se così non fosse? E se per alcuni fosse vero il contrario? È possibile che alcuni, per vergogna o timidezza, mettano in luce il peggio mortificando doni meravigliosi?
Ho ripercorso le storie di molti amici e quelle degli ospiti della comunità trovando in molti di loro la tendenza a nascondere il buono, i doni, le emozioni dimenticate come la gentilezza e la tenerezza a favore di quelle più aspre tipiche della nostra società. Persone che nella relazione sociale sono abituate a sottolineare i propri difetti a scapito dei pregi. Nel lavoro quotidiano alcune volte, quando cerco di dare importanza al positivo, alle risorse anziché “bacchettare” il negativo, raccolgo una sorta di opposizione, divento l’educatore ingenuo che non comprende la vera natura del tossicodipendente. In realtà ho solo cercato altro. Mi sono chiesta cosa c’è che oltre a quello che si vede in questo momento.
Ritengo che la vera sfida della riabilitazione sia quella di riportare alla luce il positivo, le risorse, i doni rimettendo in pari la bilancia risorse/fragilità.

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