Eclissi effimera



di Katya Maugeri

La parola “eclissi” significa allontanarsi ovvero nascondersi, rendersi "invisibile.”
Viviamo di eclissi che caratterizzano e modificano il nostro umore. Alla nostra sorgente di luce s’interpongono corpi estranei che ne offuscano i raggi e ne evidenziano l’ombra. Durante la nostra eclissi, diventiamo delle ombre. Accade di spegnersi, momentaneamente, sentirsi lontani da ciò che solitamente tocchiamo, avvertiamo, da ciò che fino a quel momento ci rassicurava. Viviamo anche di eclissi emotive, non solo di luci rigeneranti, non solo di arcobaleni dopo la tempesta. Il sole, le nuvole, la pioggia. L’eclissi. Inutile negarlo. 
A cosa servirebbe opporre resistenza?
È effimera, la nostra eclissi, è solo un velo trasparente che si posa su di noi, probabilmente per farci rilassare, allontanare da dinamiche “nocive”. Non si tratta di fuggire, no, non è una fuga. Nascondersi non è fuggire, non è evitare il confronto, non è sinonimo d’immaturità: è tutela di sé stessi, tutela delle proprie emozioni, forti e con una carica esplosiva che non potrà reprimersi. Viviamo anche di eclissi, dobbiamo accettarlo, non siamo solo esploratori alla ricerca di arcobaleni. Il timore di non essere in grado di fronteggiare un evento ci rende vulnerabili e molto spesso talmente impauriti da rimanere immobili, fermi in quella penombra che poi diventa la nostra eclissi.

Ma la penombra non è buio, e l’eclissi non è una sconfitta. Ma quel fenomeno che permette di brillare solo per te stessa, mentre nessuno ti vede.

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