Fiabolarte: mediatrici in scena



di Cristina Ciambrone, Maria Sprizzirri, Giuseppina  Schipani e lo Staff A.I.Me.Pe


Nella giornata del 20 dicembre, l’equipe dell’Eden ha voluto regalare agli ospiti una giornata all’insegna del divertimento, della musica e della condivisione. Tra questi, un piccolo momento è stato organizzato da noi mediatrici, strutturato in modo da arrivare agli utenti in modo diretto ma con un pizzico di fantasia e tenendo in considerazione il percorso svolto. Così, anche per metterci in gioco, abbiamo deciso di prendere spunto da due favole: Alice e il Cappellaio Matto e Cappuccetto Rosso e il Lupo calunniato.


Il primo sketch ha visto come protagonista la follia del Cappellaio Matto, interpretato da Cristina Ciambrone, la quale attraverso un monologo ha voluto trasmettere l’essenza della diversità, che troppo spesso viene interpretata negativamente ma che invece è il fulcro del nostro essere, delle emozioni che ognuno di noi ha e può trasmettere durante il suo viaggio. Subito dopo, Alice, interpretata da Melanì Ominelli, pone la sua attenzione sul tempo e si come troppo spesso non godiamo dell’attimo per paura di sbagliare e così evitiamo di provare sentimenti, emozioni, mettendo il cuore in standby, quando invece dovremmo accettare ciò che il tempo ci dà, perché i secondi, i minuti, le ore non tornano indietro. Questa prima favola finisce con il saluto di Alice e il Cappellaio, uno di fronte all’altra, uno lo specchio dell’altra, perché in fondo Alice è matta e il Cappellaio insicuro di provare emozioni.

La seconda favola ha avuto come protagonista Cappuccetto Rosso interpretata da Maria Spizzirri, il Lupo calunniato interpretato da Giusy Schipani e il Cacciatore interpretato da Mariella Belfiore.

Questa rivisitazione della favola di Cappuccetto Rosso mette al centro il pregiudizio e di come di prenda per vera una data versione dei fatti basandosi solo sull’apparenza. Nella versione del dialogo che abbiamo proposto è emersa la cocciutaggine, l’antipatia e la stravaganza di una bambina che altro non fa che disprezzare ed essere maleducata nei confronti di quel Lupo che non voleva far altro che dare una lezione a quella ragazzina. Ma alla fine della storia arriva il cacciatore, che rappresenta un po’ tutti noi, che messo davanti ad un lupo e ad una ragazzina “indifesa” prende per assodato che il primo sia il carnefice e l’altra sia la vittima innocente.

Il messaggio che abbiamo voluto lasciare e che è l’essenza stessa della mediazione, è che molto spesso prendiamo per vera una data versione dei fatti, senza chiederci che cosa avrebbero da dire le altre persone. Prima di riempirci la bocca di parole, dovremmo riempirci le orecchie con ciò che l’altro ha da dire. Sono molti i lupi della nostra vita che condanniamo senza esserci presi la briga di ascoltare quello che avevano da dire.

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