Il cammino




Quante volte vi siete sforzati di obbedire senza mettere in discussione ciò che stavate facendo? Trascurando, così, la vostra volontà, le vostre intuizioni, la vostra passione.
Seguire passivamente e rigidamente un cammino che - crediamo essere corretto e unico - nonostante ci faccia soffrire è un danno enorme che non meritiamo.
Sarebbe utile accogliere e considerare i consigli di coloro che ci amano, valutare nuove opzioni e avere il coraggio di guardare da nuove prospettive. Accettando di sbagliare, cambiando idea e raggiungere gli obiettivi percorrendo il cammino senza dover subire del male solo per timore di cambiare strada.

Di seguito un racconto sull'importanza delle scelte, quelle da prendere per il nostro bene.

“C’era un tempo in cui la siccità aveva causato grandi disastri e per le contadine era diventato davvero arduo trovare provvigioni per la comunità.
Abhigya, la più anziana del gruppo, aveva individuato un albero di mango sulla frontiera.
Pertanto, anche se si trattava di un cammino pericoloso, mandò due giovani e coraggiose donne, Abhaya e Agrata, a raccogliere i suoi frutti.
Abhaya, il cui nome significava “senza paura”, camminava davanti, decisa, seguendo passo passo le indicazioni della mappa. Agrata la accompagnava senza rendere onore al suo nome, che significava “prendere l’iniziativa”.
Dopo qualche metro, una tarantola punse Abhaya. Agrata assistette la sua compagna e, nonostante non si trattasse di una puntura mortale, le suggerì di cambiare percorso, dato che quello era pieno zeppo di insetti. «No Agrata, questo è il cammino da seguire per arrivare all’albero», rispose Abhaya, cercando di celare i dolorosi crampi causati dalla puntura.
Le due giovani proseguirono con un buon ritmo, fino a che Abhaya non venne punta da un’ortica. Agrata la aiutò, spremendo il succo dalle stesse ortiche e spalmandolo sulle bolle che si erano create sulla pelle della compagna. «Cerchiamo un altro percorso Abhaya, uno che non abbia le ortiche.», propose di nuovo Agrata. Abhaya rifiutò e le ricordò nuovamente che il cammino per arrivare al mango era quello.
Dopo una serie di altre calamità, seguite dalla testardaggine di Abhaya nel voler seguire la mappa, arrivarono al mango. Abhaya era esausta e ferita. Agrata si offrì di trasportare la cesta, con la condizione di intraprendere un altro cammino. Abhaya, perse quasi tutte le forze, accettò.
Il ritorno fu privo di incidenti; il cammino scelto da Agrata era accogliente, senza insetti né ortiche. Quando, finalmente, consegnarono la cesta con i manghi a Abhigya, quest’ultima chiese loro: «Cos’avete imparato oggi?»
«Che la testardaggine e la rigidità possono essere pericolose», rispose Abhaya.
«Che la persona che ha delineato questa mappa non è mai andata a raccogliere manghi da quell’albero», disse Agrata.”

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