Percorsi riabilitativi al Delfino: dal fallimento alla volontà di cambiare
di Antonio D.S.
Il fallimento. Questo è ciò che ci ha spinti a intraprendere
questo percorso comunitario, ma oltre al fallimento, che a parer mio, può
risultare essere una parola un po’ troppo, troppo grossa, infatti magari, da
dover prendere un po’ con le pinze, considerando un po’anche quelle che sono le
prospettive di vita che ci offre la società, altresì potrei dire che sono tre i
motivi che c’hanno portato ad essere qui in comunità.
Come ci ha fatto
riflettere padre Salvatore, ciò che c’ha spinti a venire in una struttura del
genere è, uno, riconoscere di avere un problema, esserne consapevoli, due,
essere coscienti del fatto di non poter niente da soli, non riuscire da soli a
poter far fronte al problema, esserne deboli, esserne sopraffatti dal problema,
tre, avere il coraggio di chiedere aiuto a persone che sono specializzate per
l’appunto, in questo tipo di problema.
In una struttura che svolge un programma terapeutico per
tossicodipendenza, le figure che intervengono su di noi e sul problema sono gli
operatori, persone comunque sia che hanno anche conseguito delle lauree,
comunque sia figure professionali che principalmente svolgono il ruolo di
educatori. Sì, allora il nostro problema, sì i motivi che c’hanno spinto
a venire in struttura, sì forse sicuramente anche il fallimento, poiché la
nostra parte di responsabilità, che è tanta, ce la dobbiamo assumere pure, ma riflettendo proprio su l’ultimo termine che ho espresso per indicare
le figure professionali che ci seguono in questo nostro percorso, ossia gli educatori,
mi viene facile poter dire che in fin dei conti ciò che fondamentalmente serve
a noi utenti è di acquisire o riacquisire nella maggior parte dei casi, ciò che
della vita ne sono i suoi valori e il modo più adatto per esprimere ciò che ci
siamo proposti di fare in struttura, è di fare una riabilitazione.
A prescindere dal metodo che utilizza la comunità del
Delfino, in quanto applica una modalità di fare un percorso terapeutico in
maniera più flessibile rispetto ad altre comunità, diciamo, attua un metodo moderno
dove noi utenti ci ritroviamo a non essere privati da ciò che in una comunità
possono essere dei privilegi, ossia, poter fumare tabacco da rollare ad esempio
e non avere un tot di sigarette già pronte dai pacchetti, avere il cellulare,
quindi non perdere occasione di poter coltivare o continuare a coltivare dei
rapporti sani con qualcun altro all’esterno, infatti parecchi di noi fuori
hanno anche moglie e figli, poter prendersi cura di animali domestici che
possono essere mantenuti in apposite cucce che ci siamo dedicati noi stessi a
costruire, rapportarci con l’esterno, ossia avere periodicamente la possibilità
di poterci confrontare ed affrontarci fuori dalla comunità con uscite
giornaliere o in verifiche socio familiari, tenute sempre sotto osservazione da
test tossicologici, non essere soggetti a figure referenziali all’interno della
comunità, quindi non ci sono gerarchie fra noi utenti e ciascuno deve imparare
ad avere responsabilità di se stesso nell’andamento del proprio percorso
infatti lo scopo di avere tali “privilegi” non è altro che un’occasione per
valutare e saper gestire queste cose che normalmente fanno parte della vita di
ciascun individuo.
Ciò che voglio dire è che se lo scopo di una comunità è,
come dicevo poc'anzi farci recuperare i valori della vita ed in questa esserne
riabilitati, dico anche che dobbiamo riuscire a maturare quelle che sono le
scelte giuste da fare rispetto alle sostanze e riuscire a non farci
condizionare né da ciò che possono essere dei presupposti, tipo periodi no o
sofferenze, che ci possono portare a trovare nella droga la soluzione per
affrontare questi disagi e né essere condizionati da qualcuno che magari
reputiamo amico, che ci offre per farci. Oltremodo il fine ultimo è di prendere
in mano la nostra vita, caricarci di ciò che sono le nostre responsabilità in
essa, nelle scelte che facciamo e riuscire o imparare o ricostruire anche,
nuove strade da prendere e in tutta riflessione dico migliori.
Le nostre scelte, le scelte sane, coscienziose, fatte con
criterio. Non è facile riuscire in questo, poiché avere una dipendenza rientra
nelle patologie, non è facile ma non impossibile, gli strumenti la comunità il
Delfino ce li offre tutti. Da parte nostra serve solo un forte impegno nella
volontà di cambiare. A presto una nuova vita.

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