I disturbi alimentari non accennano a diminuire, non solo anoressia e bulimia



di Katya Maugeri

Una giornata, quella indetta il 15 marzo, per accrescere il desiderio di lotta contro disturbi che distruggono anime e vite fragili, patologie che oggi possono essere curate. Il fiocchetto lilla ha origine in America e rappresenta da oltre trent'anni la lotta contro i Disturbi del Comportamento Alimentare per diffondere la corretta informazione e aumentare la consapevolezza individuale e costituzionale.  

Infatti, tra i 12 e i 25 anni, i disturbi alimentari costituiscono la prima causa di morte per malattia: ogni anno, in Italia, muoiono di anoressia e bulimia 3. 240 persone; il 20% dei casi riguarda bambini e ragazzi tra gli 8 e i 14 anni. Insomma, i disturbi alimentari stanno ormai assumendo le caratteristiche di una vera e propria epidemia sociale, ma solo il 10% di chi soffre chiede aiuto.  Sono in aumento gli italiani che soffrono di disturbi dell'alimentazione come anoressia e bulimia e le donne sono il 95,9% contro il 4,1% uomini, fra i quali si nota però un progressivo incremento.
Dalla mappa dei centri dedicati al trattamento dei dca in Italia, c’è una forte discrepanza tra le strutture esistenti nelle diverse regioni, con una criticità più marcata nel Sud Italia. I 142 servizi presenti sul territorio sono distribuiti per il 52% al Nord, per il 27% al Centro e solo per il 21% al Sud.


Solo nove regioni vantano una rete assistenziale completa, coloro che abitano in quelle meno virtuose - al Sud e nelle Isole in particolare - sono costretti a rivolgersi a strutture extraregione. 
“La carenza dei servizi, la mancanza di una rete completa in tutti i suoi livelli e la poca comunicazione e coordinazione tra i servizi della rete inficia nella continuità assistenziale, punto cruciale per l’efficacia del trattamento terapeutico dei dca”, spiega Laura Dalla Ragione, psichiatra, psicoterapeuta, direttore della rete Dca Usl 1 dell’Umbria e responsabile scientifico della mappa, del sito e del numero verde dedicato ai disturbi alimentari. L'incidenza dell'anoressia nervosa è di almeno 8 nuovi casi per 100mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi. Per quanto riguarda la bulimia, ogni anno si registrano 12 nuovi casi ogni 100mila persone tra le donne e circa 0,8 nuovi casi tra gli uomini. Per entrambi i disturbi la fascia di età in cui l'esordio si manifesta più spesso è quella compresa tra 15 e 19 anni. Si registra tuttavia un aumento dei casi a esordio precoce, anche se non mancano insorgenze in età adulta. L'anoressia è la terza più comune 'malattia cronica" fra i giovani e pazienti con anoressia fra i 15 ed i 24 anni hanno un rischio di mortalità 10 volte superiore a quello dei coetanei. Il numero di decessi in un anno per anoressia nervosa si aggira intorno al 6%, al 2% per bulimia nervosa e sempre intorno al 2% per gli altri disturbi alimentari non specificati.

"Attualmente - ha dichiarato il ministero della Salute - questi disturbi rappresentano un importante problema di salute pubblica, visto che per l'anoressia e per la bulimia, negli ultimi decenni, c'è stato un progressivo abbassamento dell'età di insorgenza, tanto che sono sempre più frequenti diagnosi prima del menarca, fino a casi di bambine di 8-9 anni. La patologia non riguarda più solo gli adolescenti, ma va a colpire anche bambini in età prepubere, con conseguenze molto più gravi sul corpo e sulla mente». Un esordio precoce, sottolinea il ministero, «può infatti comportare un rischio maggiore di danni permanenti secondari alla malnutrizione, soprattutto a carico dei tessuti che non hanno ancora raggiunto una piena maturazione, come le ossa e il sistema nervoso centrale".
Fondamentale, rilevano gli esperti, è l'intervento precoce e una tempestiva presa in carico all'interno di un percorso multidisciplinare.

Ma cosa sono i disturbi alimentari?

I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono patologie caratterizzate da un’ alterazione delle abitudini alimentari e da un’eccessiva preoccupazione per il peso e per le forme del corpo. Insorgono prevalentemente durante l’adolescenza e colpiscono soprattutto il sesso femminile. I comportamenti tipici di una persona che soffre di un Disturbo del Comportamento Alimentare sono: digiuno, restrizione dell’alimentazione, crisi bulimiche (l’ingestione una notevole quantità di cibo in un breve lasso di tempo accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo, ovvero non riuscire a controllare cosa e quanto si mangia), vomito autoindotto, assunzione impropria di lassativi e/o diuretici al fine di contrastare l’aumento ponderale, intensa attività fisica finalizzata alla perdita di peso.
Soffrire di un disturbo alimentare sconvolge la vita di una persona; sembra che tutto ruoti attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Cose che prima sembravano banali ora diventano difficili se non impossibili e motivo di forte ansia, come andare in pizzeria o al ristorante con gli amici o partecipare ad un compleanno o ad un matrimonio. Spesso i pensieri sul cibo assillano la persona anche quando non è a tavola, ad esempio a scuola o sul lavoro terminare un compito diventa difficilissimo perché sembra che ci sia posto solo per i pensieri su cosa si “debba” mangiare, sulla paura di ingrassare o di avere un’abbuffata. 

Solo una piccola percentuale di persone che soffrono di un disturbo dell’alimentazione chiedono aiuto. Ma vediamoli nel dettaglio.

Anoressia nervosa: ciò che contraddistingue l'anoressia nervosa è il rifiuto del cibo da parte di chi ne soffre e la paura ossessiva di ingrassare, con la conseguente perdita di peso incontrollata, che può portare ad amenorrea e altre patologie.

Bulimia nervosa: una persona affetta da bulimia nervosa è contraddistinta da continua fame e dall’impulso a mangiare senza limiti. Di contro, spesso si provoca il vomito dopo aver mangiato, utilizza dei lassativi, digiuna e pratica intensa attività fisica, risultando in una fisicità normale.

Bigoressia: anche conosciuta come anoressia riversa, dismorfia muscolare, vigoressia, la bigoressia è caratterizzata da una forte dispercezione corporea opposta a quella che caratterizza l’anoressia nervosa. Chi soffre di bigoressia è afflitto dalla continua e ossessiva preoccupazione per quanto riguarda la propria massa muscolare, abusa di esercizio fisico, diete iperproteiche e anabolizzanti, per scongiurare la convinzione di apparire piccolo, esile, inadeguato.

Disturbo da alimentazione incontrollata: conosciuta anche come BED, acronimo della definizione inglese Binge Eating Disorder, è un disturbo del comportamento alimentare che presenta molte caratteristiche analoghe alla bulimia nervosa, con episodi di abbuffate tipici, senza però mostrare i comportamenti compensatori tipici di quest'ultima, quali vomito, abuso di lassativi o diuretici o digiuno.

Ortoressia: ovvero l'esagerata attenzione per la qualità del cibo. 
Caratterizzata anche da una dipendenza dall’attività sportiva, l’ortoressia è un disturbo che consiste nella ricerca ossessiva di cibo sano e nella rinuncia rigida di quello che non lo è. Chi ne soffre, al fine di evitare cibi ritenuti dannosi per la salute, sviluppa il bisogno di conoscere ogni singolo ingrediente contenuto negli alimenti.

Spesso il disturbo alimentare è associato ad altre patologie psichiatriche, in particolare la depressione, ma anche i disturbi d’ansia, l’abuso di alcool o di sostanze, il disturbo ossessivo-compulsivo e i disturbi di personalità. Possono essere presenti comportamenti autoaggressivi, come atti autolesionistici (graffiarsi o tagliarsi fino a procurarsi delle piccole ferite, bruciarsi parti del corpo) e tentativi di suicidio. Questo tipo di disturbi occupano uno spazio molto particolare nell’ambito della psichiatria, poiché oltre a “colpire” la mente e quindi a provocare un’intensa sofferenza psichica, essi coinvolgono anche il corpo con delle complicanze fisiche talvolta molto gravi.

Ma quali sono i piccoli segnali, secondo gli esperti, che devono far sospettare un disturbo del comportamento alimentare?

La tavola
Per poterne captare i disagi occorre molta attenzione, soprattutto durante i pasti principali.
Quello del pranzo o della cena deve essere vissuto come un momento di convivialità, in cui ci si raccontano gli avvenimenti della giornata e si sta insieme.

Atteggiamenti sospetti
I segnali di anoressia e bulimia possono essere molto sfumati all’inizio. L’anoressica tende a separare le varie pietanze nel piatto, a tagliarle in piccoli pezzi e a mangiare molto lentamente.

Scarsa vita sociale
Si nota molto spesso un cambiamento di atteggiamento nella convivialità. Se prima a tavola la ragazza chiacchierava, scherzava e mangiava, quando subentra un disturbo del comportamento alimentare la si vede più concentrata, come se stesse studiando, e più taciturna.

Perdita di controllo sul ciboTipica di chi soffre di bulimia e binge eating è invece la perdita di controllo sul cibo: si mangia in modo molto vorace, in fretta, ci si distacca dall’ambiente perché si guarda solo il piatto che si ha davanti. Diversamente dal disturbo da binge eating, spesso la bulimica è vorace solo quando è da sola e non è vista da nessuno, perché si vergogna per quello che sta facendo.

Fretta di alzarsi dopo il pasto
Sia nell’anoressia con vomito sia nella bulimia con vomito, la ragazza ha fretta di alzarsi da tavola per andare in bagno. Se questo comportamento è frequente bisogna stare attenti, cercando di interessarsi senza mai apparire invadente.

Ossessione per il proprio aspetto
L'eccessivo interesse al proprio aspetto e voglia di apparire bella, piacevole, interessante potrebbe essere un campanellino di allarme da non sottovalutare assolutamente.

Iperattività fisica
Altro comportamento tipico di anoressiche e bulimiche è l’ossessione per l’attività fisica:nel loro caso l'attività fisica è un dovere per poter smaltire velocemente il cibo ingerito.

Sintomi fisici
Gli effetti della restrizione alimentare cominciano a vedersi sul corpo: la ragazza perde peso, non ha più il ciclo regolarmente, fa più fatica a concentrarsi, con possibili ricadute sulle prestazioni scolastiche, tende sempre più a isolarsi da amici e parenti.

Un corretto approccio
Non giudicare, non aggredire, ma intraprendere un dialogo, un confronto che riesca a portare l’attenzione sulla sua qualità di vita: comunicare un messaggio che la faccia riflettere e comprendere che la sua vita sta lentamente cambiando in peggio
E quando finalmente si riesce a spingerla a chiedere aiuto, bisogna evitare di disperdere la cura andando da un singolo specialista all’altro (psicologo, dietologo, ecc.). Meglio andare dal medico di famiglia e farsi indirizzare in un centro specializzato per i disturbi del comportamento alimentare, il cui elenco dettagliato si può trovare sul sito del Ministero della salute.

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