Mediazione penale, come l’Araba Fenice…
di Azzurra Mazzocca
Alcune traiettorie esistenziali sono caratterizzate da
eventi stressanti, situazioni traumatiche e da difficili condizioni di vita.
Per evitare di diventare vittime di tali fattori negativi è allora necessario
imparare a reagire, riscoprendo le proprie risorse interiori e diventando così
persone resilienti.
Ma che cos'è la resilienza? Il termine “resilienza” deriva
dal latino “resalio”, che significa saltare, rimbalzare, per estensione
danzare. Tale termine è stato principalmente utilizzato nel campo della fisica
per designare la capacità di un metallo di riprendere la propria forma dopo
aver ricevuto un colpo non abbastanza forte da provocarne la rottura.
Nelle scienze psicologico-sociali per resilienza si intende “la
capacità di una persona o di un sistema sociale di vivere e svilupparsi
positivamente, in modo socialmente accettabile, nonostante le difficili
condizioni di vita”, o “l’esito relativamente buono nonostante l’esperienza di
situazioni stressanti o traumatiche ad alto rischio di disturbo
psicopatologico”.
In ogni percorso di vita si va incontro a quella che
metaforicamente può essere definita una rottura irreparabile, in realtà si
possono oltrepassare gli ostacoli che si incontrano, è possibile resistere,
trasformare, integrare, ricominciare e costruire dopo aver subito un trauma.
Daniela De Pascalis c’è riuscita. All’età di 29 anni inizia
a raccontare la sua esperienza tramite il blog http://daninewlife.blogspot.com/: è
l’atto di coraggio di una ragazza cosentina che scopre di avere un tumore al
polso destro, il sarcoma epitelioide, un tumore aggressivo che attacca i
tessuti molli, detto anche “tumore del giovane adulto”.
La vita di Daniela è stata completamente stravolta da quel
continuo oscillare tra il senso del vivere e il senso del morire… Gli
interventi, le terapie, le paure, il coraggio.
L’idea del blog nasce proprio
qualche giorno prima dall’intervento maggiormente traumatico, l’amputazione del
braccio destro. Prima di creare il blog, Daniela cercò in rete delle
testimonianze che l’aiutassero a rendere meno buia la scelta dell’amputazione
ma non riuscì a trovare nulla. Queste le sue parole: […] quindi ho deciso di creare un blog o quantomeno
provarci, dicono sia terapeutico tenere un diario segreto, solo che il mio sarà
pubblico perché mi piacerebbe (e spero di non peccare di presunzione) che la
mia esperienza possa in qualche modo essere di aiuto a qualcuno, rendere meno
buia questa strada che ci troviamo a dover percorrere… (dal blog di D. De
Pascalis)
Il blog, in poco tempo, diventa testimonianza di forza per
molte persone. Non soltanto per chi, come Daniela, combatte contro un tumore,
ma anche per chi ha voglia di cambiare, di prendere in mano le redini della
propria vita e di diventare una persona migliore. Nei post pubblicati infatti,
nonostante il dolore e i segni di fragilità, si leggono ugualmente delle note
positive: "L’essere umano, grazie a Dio, per sopravvivere si adegua ad
ogni nuova situazione che si presenta, ognuno deve scavare dentro sé e
recuperare la forza ed il modo per far venir fuori questa capacità che
sicuramente abbiamo!" (dal blog di D. De Pascalis)
Ormai la mia massima è “Vivere e non sopravvivere” ma,
affinché ciò sia reale devo eliminare dalla mia vita pensieri rivolti al
passato e pensieri rivolti al futuro; occorre concentrarsi “adesso” sul
presente, sul fatto che nonostante tutto sono qui, viva e che a testa alta
combatto per i miei sogni e progetti, per ciò che ho scelto di essere e non per
ciò che ti impongono di essere. (dal blog di D. De Pascalis)
Daniela muore il 4 novembre del 2014. Ma non esiste morte
dinanzi a queste parole, non è stata una sconfitta ma una vittoria. Vincere
significa lottare con tutte le proprie forze, diventare resilienti e riemergere
dalle proprie sconfitte. Daniela infatti utilizzava spesso la metafora
dell’araba fenice:
“L’araba fenice è divenuto il simbolo della morte e risurrezione,
si dice infatti: per via della cannella e della mirra che bruciano, la morte di
una fenice è spesso accompagnata da un gradevole profumo. Dal cumulo di cenere
emergeva poi una piccola larva (o un uovo), che i raggi solari facevano
crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice nell’arco di tre
giorni, dopodiché giovane e potente volava ad Eliopoli e si posava sopra
l’albero sacro. Inoltre si dice che dalla gola della fenice giunse il soffio
della vita (il suono divino, la musica) che animò il dio.”
A tutti voi auguro
di “risorgere” come lei” (dal blog di D. De Pascalis)
Tutti possiamo risorgere, basta crederci davvero. Non a caso
ad accoglierti alla comunità “Il Delfino” è proprio questo murales:


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