Mediazione penale, i dolori che ci fortificano
di Elia Maria Grazia
“Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I
caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici”.
È a partire da questa citazione, di un famoso poeta e
filosofo libanese, che vorrei iniziare a raccontare la mia esperienza di vita
nella speranza che possa essere di aiuto a quanti si ritrovano a dover lottare
costantemente per superare le battaglie, tanto grandi quanto piccole, che la
vita pone dinanzi al proprio cammino.
A volte, tutto quello che desideriamo è
avere una vita senza problemi, riuscire a raggiungere i nostri obiettivi senza
troppa fatica. Ma la vita non è una strada totalmente in discesa. Capita spesso
che sia costellata da avversità, ostacoli da superare, prove, esami,
imprevisti, momenti particolarmente difficili che ci colgono in fallo e che ci
fanno soffrire. Ma, è proprio davanti a queste difficoltà che impariamo a
reagire, forgiamo il nostro carattere e il modo con cui affrontiamo tutto
questo raccontano chi siamo e come ci approcciamo alla vita stessa. Se è vero
che l’esperienza insegna, è altrettanto vero che tutti, nessuno escluso,
possiamo imparare ad affrontare i problemi della vita, ma questo è possibile
soltanto utilizzando le avversità che la vita ci riserva, a nostro vantaggio,
sforzandoci, impegnandoci ed essendo sempre molto tenaci e coraggiosi. Premetto
di non aver avuto un’infanzia facile anzi, credo di essere cresciuta troppo in
fretta perdendo così la possibilità di sentirmi una bambina felice e
spensierata. All’età di 13 anni mio padre fu arrestato.
Quell’evento mi turbò
profondamente e, imparare a convivere con tale assenza, non fu per niente
facile anzi, fu difficilissima. Gli anni passarono e mio padre fece ritorno a
casa. Ogni cosa tornò al suo posto, avevo di nuovo anch'io una famiglia unita
ed ero pronta a recuperare un po’ degli anni della mia vita passati a visitare
le istituzioni carcerarie frastornate dal suono di quelle grandi chiavi che
aprivano ogni cella.
Ma si sa, quando la vita inizia a sorriderti, allora ecco
che piomba un ennesimo dolore.
Siamo nel 2018 e una diagnosi troppo precoce
entra a far parte della nostra vita “Alzheimer”. Ebbene sì, a mio padre fu
diagnosticata questa terribile malattia che distrusse ogni parte di lui. Il 21
aprile 2018 mio padre si allontanò da casa, come era il suo solito fare, ma a
differenza delle altre volte non vi fece più ritorno. Fu ritrovato il 2 maggio
adagiato su un piccolo scoglio ormai privo di vita. Fu un dolore inaspettato,
senza ombra di soluzione e di rassegnazione. Mi trovai di fronte ad un bivio in
cui pensavo e ripensavo alla mia vita, a cosa avrei potuto fare per riuscire a
superare o quantomeno imparare a convivere con un ennesimo dolore, ma, anche se
in lontananza, iniziai a veder spuntare una luce in fondo al tunnel della mia
vita e quella luce ad oggi ha un nome: forza, quella stessa forza che mi aveva
aiutato nei diversi anni della mia infanzia.
Decisi allora di indossare
l’armatura che oramai mi ero costruita negli anni e iniziai ad affrontare la
vita. Studiai duramente e con la pena in fondo al cuore riuscii a laurearmi
esattamente un anno dopo con il pieno dei voti. Credo che ognuno di noi in fondo al cuore abbia una ferita
aperta che brucia ogni qualvolta ci accingiamo ad affrontarla e per quanto
possa sembrare oramai troppo infetta da non poterci fare nulla ecco allora che
con un “semplice” gesto impariamo a prenderci cura di quella ferita fino a
farla diventare nel tempo una semplice cicatrice che non ci provocherà più
nessun dolore. Ecco, solo in quel momento potremmo dire di avercela fatta, solo
lottando potremmo dire di aver vinto. Ognuno di noi, nessuno escluso, è un
essere meraviglioso e come tale ha una forza dentro di sè che magari neppure
conosce, ma che riesce a tirare fuori quando arriva il momento di lottare.
Ma
tale forza nessuno può né insegnartela e né dimostrartela perché questa la si
può trovare dentro di sé, scavando tra i ricordi dolorosi, tra le ferite ancora
aperte ed i macigni che ci portiamo dietro. Imparare ad affrontare i nostri
dolori non è certo facile ma ciò non significa che sia impossibile perché credo
che un’anima senza né dolori né cicatrici sia un’anima che non ha mai vissuto
ed è proprio non vivere la propria vita per paura di sbagliare ed essere il
vero fallimento. Ogni dolore segue il suo ciclo, logora ogni parte del nostro
corpo, ma ciò non significa che sia impossibile ricominciare anzi credo sia la
cosa migliore che possa avvenire. Potremmo sentirci privi di forze, senza
neppure sapere quale possa essere, in un terreno sconosciuto, il punto di
partenza dalla quale partire per affrontare gli ostacoli presenti nelle nostre
vite, ma credo sia essenziale percorrere quella strada, a noi sconosciuta, per
poter raccogliere grandi frutti. Durante il nostro cammino non sapremo quanto
la strada sarà lunga, quanti altri ostacoli ci ritroveremo a dover superare, né
se sarà una strada semplice da percorrere, ma una cosa sarà sicuramente certa,
una volta arrivati ci sentiremo delle persone forti ed invincibili e ci
chiederemo se chissà di quel dolore ne avevamo bisogno. Il dolore è un grande
maestro di vita, quella stessa vita segna ma allo stesso tempo insegna.
Frequentare la cooperativa sociale “il Delfino” è
un’esperienza formativa, non solo da un punto di vista professionale, ma anche e
soprattutto di crescita personale. Credo fortemente che in ognuno di loro ci
sia davvero la voglia di ricominciare e non solo, ai miei occhi appaiono come
dei grandi guerrieri, guerrieri che lottano per vincere delle battaglie, forse
le più difficili. In una società che etichetta in maniera quasi del tutto
spontanea, è difficile trovare la forza di voler cambiare, ma in ognuno di loro
ho percepito la forza di voler conquistare la loro felicità attraversando il
ponte del loro dolore, lottando e resistendo contro le tempeste che li hanno
colpiti.
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