Trainspotting, tra modello sociale e tossicodipendenza
Trainspotting è il primo romanzo dello scrittore
scozzese Irvine Welsh e narra dei grotteschi eventi che riguardano i componenti
di un gruppo di tossicodipendenti nella Edimburgo di fine anni
ottanta.
Il titolo fa riferimento all'episodio del paragrafo "Guardando
i treni alla stazione centrale di Leith", dove uno dei protagonisti, Renton
insieme all'amico Begbie vengono avvicinati da un vecchio barbone mentre
stanno urinando nell'ormai dismessa stazione centrale di Leith. L'uomo chiede
loro se stanno facendo del trainspotting, ovvero se fossero dei
disoccupati che per ingannare il tempo osservano i treni in arrivo ed in
partenza dalla stazione. Renton rimane interdetto perché Begbie non risponde in malo
modo né malmena il barbone, come ci si potrebbe aspettare, anzi sembra addirittura
in imbarazzo: solo mentre si allontanano si rende conto che l'ubriacone è il
padre dell'amico. Storie forti che raccontano una realtà ai margini della
società.
Libro che nel 1996 ispira il regista Danny Boyle fino a
diventare un film di grande successo, diventato negli anni proprio un cult.
Trainspotting è il
ritratto di una società ormai dipendente dalle droghe, dall’eroina,
soprattutto, giovani che scelgono di vivere ai margini della società, la cui
unica aspirazione nella vita è quella di essere perennemente strafatti.
Il film è incentrato principalmente sulla storia di 4
personaggi, con motivazioni e visioni del mondo completamente diverse tra loro:
Renton: è il protagonista, un giovane eroinomane che un bel giorno
decide di disintossicarsi. Spud: amico di Renton, probabilmente è quello che
appare più dipendente e più ”segnato” dalla tossicodipendenza, presentato come
il classico fattone istupidito dalle droghe. Sick Boy: quando apprende che
Renton ha intenzione di disintossicarsi, decide di fare lo stesso solo per
infastidirlo. Begbie: il più grande, ma anche il più aggressivo. Non è un
tossicodipendente, ma è comunque un personaggio violento, convive col resto del
gruppo per fuggire dalla polizia, pare che gli altri abbiano timore di lui e lo
considerino una sorta di leader.
Una vita descritta e raccontata come una schiavitù. Serve
lavorare per pagare le bollette, per comprare la televisione, serve
intrattenere dei rapporti sociali per garantirsi gli amici giusti, la compagna
della vita e una buona professione. Una vita da manuale, insomma. E se si
sceglie altro? Cosa accade? Adattarsi al modello sociale, è così semplice? Non
per il protagonista.
Renton, infatti decide di essere un tossicodipendente,
così la sua unica preoccupazione è quella di procurarsi dei soldi per poter
continuare a drogarsi. Trainspotting ci proietta all'interno dell'universo
della droga, il protagonista ci spiega che la sua scelta è dettata dal puro
piacere, ne conosce i rischi ma decide - nonostante tutto - di accogliere nella
sua vita la sostanza. Poi, sempre Renton, spiega che a un certo punto della loro
vita hanno deciso di allontanarsi dalle droghe, di tornare nel mondo reale e
condurre quella che si considera una vita normale.
La scena ripugnante del bagno è il riflesso della sua vita e
della sua relazione con l'eroina.
Trainspotting non è
un inno alla droga, alla dipendenza, alla superficialità di coloro che scelgono
le strade facili, è il ritratto di una generazione e delle ripercussioni che
l’abuso di sostanze ha avuto su di essa. Si tratta di un viaggio. Un viaggio
all'interno degli effetti della sostanza, della sua euforia e delle cadute. Sarà
una presenza femminile a far notare al protagonista che il mondo sta cambiando e
che la strada da seguire non è sicuramente quella della droga.
Il sequel, T2: Trainspotting, racconta meglio il
difficile processo di disintossicazione. Renton si prepara per affrontare l’astinenza
nel miglior modo possibile. Una stanza e un arsenale di prodotti “anti-astinenza” e il
Valium. Dice di essere riuscito a procurarselo da sua madre, drogata anche lei.
Trainspotting approfondisce le prospettive di un
tossicodipendente in ogni aspetto, dal primo approccio con le sostanze, alla
dipendenza, alla sofferenza, alle crisi di astinenza e infine, al momento
cruciale: scegliere di disintossicarsi.
Una realtà che ci cammina accanto ma che troppo spesso
scegliamo di ignorare.

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