Come in un sogno
di Salvatore Monaco
Giovedì scorso ho promesso a Francesco B. di portarlo a
trovare la mamma che non sta molto bene. Non l'ho fatto uscire da solo perché
ancora sento che deve rafforzarsi, lavorare su alcuni suoi punti critici e
conquistare la fiducia giorno per giorno. Ho un'dea standard di lui, frutto di
precedenti percorsi non andati a buon fine, fatto di inganni, menzogne, ma io
sono un educatore e devo credere nel cambiamento, devo aiutarlo a trovare i
bivi importanti della vita, utilizzando anche i miei di errori se necessario
per spronarlo. Quella mattina , doveva essere un giorno banale, come altri,
dovevamo salutare la mamma che sta poco bene, prendere le cose che gli aveva
preparato, farmaci,sigarette e rientrare. Ma come in un sogno, mi sono
ritrovato in una sorta di realtà parallela, arrivati a casa di Francesco, mi
sembrava tutto diverso, non avevo accompagnato soltanto un ragazzo con problemi
di droga dalla mamma, io ero nella storia, sentivo emozioni mai provate con
lui, avevo un nodo in gola e la casa era piena di dolore, di un vuoto dettato
dalle perdite. Francesco mi mostra la bellissima casa, troppo grande per la
mamma sola, ma pronta a raccoglierlo una volta uscito, si spera, dalla
dipendenza. Mi mostrano le foto del papà, brillante professore deceduto in uno
schianto automobilistico nel 95 che li ha lasciati soli in quella casa troppo
grande, quella maledetta sera dell'incidente. "Papà non non si
fermava mai per non farci mancare nulla", mi dice Francesco guardandomi in
un modo in cui non mi aveva guardato mai'. Le foto mi mandano in una realtà che
non so descrivere, sento le emozioni amplificate, rivedo scene che non ho mai
visto, avverto quel senso di dolore che avvolge questa famiglia. Mi mostrano
tutte le stanze e per accedere al piano di sopra saliamo dalla rampa di scale
sul cui lato destro è montato Il marchingegno per il trasporto della carrozzina
per la nonna, volata in cielo non da molto. 
Per la prima volta forse vedo
Francesco sotto una luce diversa, sono entrato in empatia con lui, non ho
sentito la sua comunicazione manipolativa usuale e mi sono sentito parte della
storia. Madre e figlio non litigano come hanno fatto spesso davanti a me negli anni
passati. Mi siedo a tavola con loro, parliamo del futuro e tento di rassicurare
la mamma che con gli occhi, mi trasmette tutto ciò che prova e soprattutto la
paura che Francesco possa ricadere in comportamenti sbagliati. Prima di andare
via mangiamo una fetta di una squisita torta al cocco e cioccolato, preparata
da lei, che ci viene donata per farla assaggiare al resto della ciurma in
comunità. Vivo veramente un momento bello e intriso di emozioni vere. Esco da
quella casa arricchito di vita vera e spogliato da visioni rigide e
stereotipate che spesso non ci lasciano entrare nel loro mondo come dovremmo. 
Non ho avuto barriere quel giovedì mattina, proprio come in un sogno.

 
 
 
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