I sogni sono note jazz, Danilo Guido alla comunità Eden



di Katya Maugeri

Lui è un instancabile sognatore, innamorato di tutte le forme di arte. È un musicista all’eterna ricerca di emozioni, Danilo Guido dopo essersi dedicato allo studio del sassofono classico scopre il meraviglioso mondo del jazz. Nel suo disco d’esordio THE BREATH OF SOUL crea un percorso aperto ma anche intimo e rarefatto in cui il gesto sonoro si materializza dal nulla e lavora sull’animo. Dai dischi dei più grandi autori coglie l’essenza dell’improvvisazione per poi trasferirla nel suo suono. Suono fortemente contaminato da una radice mediterranea che riaffiora diventandone caratterizzante. Nel suo album, sono sette i brani registrati in presa diretta: da ascoltare in una condizione meditativa dove la musica viene portata all’essenziale lasciando all’ascoltatore la possibilità di creare mondi paralleli.

Un album ricco di passione, tue esecuzioni che raccontano quanto sia importante credere ai propri sogni...

Produrre un album con composizioni originali è la realizzazione di un piccolo grande sogno. Fin da bambino sognavo di fare il musicista e di riuscire a trasmettere passione attraverso le mie note. Oggi penso sia di vitale importanza credere nei propri sogni e cercare in tutti i modi di realizzare i propri progetti.

Esibirsi con l'intento di trasmettere l'essenza della musica, quanti oggi sono in ascolto realmente?

Quando ho scritto e registrato questo album il mio obiettivo era quello di andare nella direzione opposta a quella a cui i media ci stanno portando. Naturalmente il rischio era quello di creare una barriera tra me e il pubblico. Ma, piacevolmente, ho scoperto che molte persone hanno apprezzato questa scelta collocando l'album come momento per dare respiro alle proprie anime e scoprendo quindi che ci sono ancora persone dedite all'ascolto.

Il 12 aprile sarai alla comunità Eden, cosa vorresti trasmettere?

Il 12 aprile sarò alla comunità Eden con l'intento di trasmettere delle emozioni così come cerco di fare ogni volta che imbraccio il mio sax. La scelta di suonare in solo mi da la possibilità di portare la musica in luoghi non convenzionali, senza barriere e soprattutto con la naturalezza tipica della musica che negli ultimi anni si è persa.

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