Legge Basaglia: quando i pazzi diventarono cittadini. 41 anni dopo, la “rivoluzione gentile” è ancora in atto




di Katya Maugeri foto di Mauro Vallinotto

(articolo pubblicato su SiciliaNetwork)

Il 13 maggio 1978 la legge 180 decretò la chiusura dei manicomi e stabilì uguale diritto di cittadinanza alle persone con disturbi mentali, ridando dignità e diritti alle persone. Sono trascorsi quarantuno anni e oggi più che mai serve approfondire e divulgare le informazioni legate a una realtà ritenuta scomoda. La legge Basaglia ha affermato l’importanza di un modello plurale e diffuso di offerta di servizi socio-sanitari concentrato sulla persona da curare e non sulla sua istituzionalizzazione.

La rivoluzione gentile della legge Basaglia

La dignità umana spesso non esisteva ed erano luoghi macabri in cui la qualità della vita era ai margini dell’umanità. Erano i manicomi all’interno dei quali l’uomo non era assolutamente considerato e al quale venivano sottoposte terapie invasive, come l’elettroshock. Fino a 2000 persone per ciascun istituto. E l’obiettivo era non tanto quello di curare quanto quello di “rinchiudere” e tenere i “matti” lontani dal resto della società Una società che temeva quegli uomini, diversi, malati. Per molti esperti, i manicomi svolgevano un ruolo di controllo sociale nei confronti di chi si trovava ai margini della società, includendo delinquenti, prostitute o omosessuali, data la facilità con cui era possibile internare una persona.

Secondo i dati della Società italiana di psichiatria, sono circa 800mila le persone assistite ogni anno nei dipartimenti di salute mentale (pari all’1,5 cento della popolazione adulta). Di questi circa il 20 per cento degli utenti ha problemi di schizofrenia o altri disturbi mentali dello spettro autistico, il 31 per cento ha disturbi dell’umore (soprattutto depressione maggiore e disturbo bipolare), il 13,5 per cento degli utenti soffre di disturbi nevrotici (disturbo ossessivo compulsivo, stress post traumatico, di panico o da ansia). Sono in aumento gli utenti con disturbi della personalità (circa il 7 per cento), altri disturbi psichici e che fanno uso di sostanze (circa il 18%), da quelle tradizionali quali alcol, eroina, cocaina, cannabis, alle nuove dipendenze, per esempio, da cannabinoidi e psicostimolanti sintetici.

Nonostante i grandi passi avanti fatti negli ultimi anni, in Italia la situazione dell’assistenza psichiatrica non è delle migliori. I numeri delle malattie mentali sono in costante aumento e le risorse investite nel settore dell’assistenza psichiatrica sono state inversamente proporzionali.

A 41 anni dalla legge Basaglia sono ancora molte le criticità e i problemi da risolvere nell’ambito dei Servizi di salute mentale, e serve parlarne, discutere e cercare delle soluzioni concrete. Tutte le riforme che segnano profondamente la vita di un Paese hanno bisogno di trovare le necessarie modifiche alla luce dei cambiamenti sociali che maturano nel corso del tempo, consapevoli che certe battaglie non restano solo delle folli utopie perché “la cosa importante è che abbiamo dimostrato che l’impossibile diventa possibile”.

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