Le regole del gioco



di Bina Salvati

Il buon funzionamento della società o di un qualsivoglia gruppo associato è dato dal rispetto delle regole che gli stessi uomini si sono dati per garantire i diritti di tutti e organizzare al meglio la loro vita comune; il rispetto per gli altri è la base, dunque, per una civile e pacifica convivenza. Sin da quando siamo bambini ci viene insegnato come comportarsi educatamente, come essere gentili verso il prossimo, come relazionarsi in modo civile. Ma queste stesse regole, sentite e risentite, ripetute fino allo stremo, a casa, tra i banchi di scuola, nella società di tutti i giorni, noi le rispettiamo realmente? E soprattutto, lo stesso rispetto che vogliamo per noi, per le nostre idee, è uguale a quello che abbiamo per gli altri o per l’altrui pensiero, se questo si discosta dal nostro? Gli utenti del Delfino durante l’ultima attività di mediazione penale, sono stati i protagonisti del laboratorio intitolato “Le regole del gioco”, laboratorio che li ha portati, ancora una volta, a mettersi in discussione, a mettere in discussione le loro azioni. 
Interrogandosi su quelli che sono gli atteggiamenti che, posti in essere, provocano fastidio, inquietudine e malessere, sono state stilate una serie di, appunto, “regole del gioco” per una convivenza pacifica e per il benessere di tutti gli utenti. Una sorta di “carta costituzionale” del gruppo, contenente una serie di principi che gli stessi utenti hanno dichiarato come motivo di insofferenza quando non tenuti in considerazione. Nell’ottica proprio di “l'altro sono io”, sono state evidenziate tutte quelle cose che ciascuno non vorrebbe gli venissero fatte, mettendosi in tal modo nei panni dell’altro: quella regola dunque, in tal modo, si è trasformata da imposizione a possibilità di star bene con se stessi e con gli altri. 
Se da una parte sono regole conosciute e sentite fin dall’età infantile, dall’altra, durante lo stesso laboratorio, ho potuto constatare come sia stato realmente indispensabile fissarle nuovamente. Lo stesso atteggiamento tenuto dagli utenti durante il laboratorio in analisi ha messo in luce come le semplicissime regole di convivenza siano, per svariati motivi, quelle maggiormente ignorate poi nella vita di tutti i giorni. Vuoi per negligenza, vuoi per puro egoismo, ci si trova molto spesso a pretendere il rispetto per il “proprio spazio”, senza tener conto e fare lo stesso per quello altrui. Nonostante io sia molto incline al rispetto delle regole, dello spazio altrui, dell’altrui pensiero, mi è stato possibile analizzare maggiormente anche i miei stessi atteggiamenti, potendomi interrogare su aspetti non sempre tenuti in considerazione e che senza dubbio, come tutti del resto, è bene migliorare per se stessi e per chi ci circonda. Durante il laboratorio in esame mi sono tornati in mente momenti della mia infanzia, parole dei miei genitori, la grande importanza da loro data al rispetto dell’altro. 
Era solito sentir loro dirmi “educazione vuole, che sei tu a salutare il più grande”; “è giusto giocare ma poi pure rimettere tutto al proprio posto”; “prima delle ore 16 non si gioca con la palla fuori perché c’è chi riposa”; “non rispondere male all’insegnante e se hai qualcosa da dire alza la mano e dilla sempre con educazione”; “puoi anche essere ribelle e far di testa tua ma poi ti becchi il rimprovero e se necessario anche una punizione”, magari vai a letto dopo cena senza guardare la tv. Regole “dettate” da loro che hanno senza dubbio avuto una forte influenza durante la mia crescita e che hanno portato al mio essere di oggi, al mio star attenta a non ledere la libertà altrui, al mio rispetto verso l’altro. 
Il lavoro svolto durante il laboratorio ha senza dubbio dato i risultati sperati, frutto delle esperienze personali degli stessi utenti e/o di mancanze di rispetto subite dagli stessi, grazie, ovviamente, all’attenta riflessione che i protagonisti hanno fatto su loro stessi e sul gruppo di appartenenza, analizzando tutti quei comportamenti che possono provocare malessere, trasformando così gli stessi in regole scritte, per essere ricordate, riguardate e soprattutto rispettate da tutti nell’agire quotidiano. 

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