Motivazione e cambiamento
Il modello TransTeorico spiega gli stadi e i processi che sono alla base del cambiamento, sottolineando l'importanza della motivazione.
Autori, correnti teoriche, studiosi di tutto il mondo si sono, negli anni, occupati del cambiamento. Attraverso una analisi comparativa che coinvolse oltre 300 approcci psicoterapeutici, James Prochaska e Carlo Diclemente elaborarono un modello capace di integrarli in maniera sistematica. Nacquero così le basi del Modello TransTeorico del Cambiamento, che sarebbe in seguito stato applicato con successo al cambiamento intenzionale nei comportamenti di dipendenza (DiClemente e Prochaska, 1982).
Le difficoltà legate al cambiamento
Chi di noi non ha, almeno una volta, desiderato di cambiare? Di modificare comportamenti o abitudini, di migliorarsi?
Eppure, nonostante la decisione razionale fosse stata presa, non sempre ci siamo riusciti. Esponendoci, a volte, anche a frustrazioni considerevoli. Vissuti come piccoli o grandi fallimenti, i nostri “mancati cambiamenti” non mancano inoltre di orientare le scelte successive e, talvolta, di minare il nostro senso di autoefficacia (learned helplessness: impotenza appresa).
Perché accade? Perché a volte, nonostante il nostro desiderio di cambiamento, non riusciamo ad ottenerlo o “ricadiamo” in un comportamento precedente, tornando a schemi ed abitudini disfunzionali?
Il modello TransTeorico del cambiamento dei Prochaska e Diclemente
Non è semplice rispondere. Autori, correnti teoriche, studiosi di tutto il mondo si sono, negli anni, occupati del cambiamento. Attraverso una analisi comparativa che coinvolse oltre 300 approcci psicoterapeutici, James Prochaska e Carlo Diclemente elaborarono un modello capace di integrarli in maniera sistematica. Nacquero così le basi del “Modello TransTeorico del Cambiamento”, che sarebbe in seguito stato applicato con successo al cambiamento intenzionale nei comportamenti di dipendenza (DiClemente e Prochaska, 1982).
La diffusione del modello si deve alla sua capacità di sintetizzare e rendere fruibile per i professionisti sanitari un costrutto complesso come il cambiamento (nel quale la motivazione è concepita come un continuum, anziché come fattore tutto-o-nulla), individuandone con chiarezza i processi, gli stadi e i fattori psicologici coinvolti (Diclemente, 1994).
Secondo Prochaska e Diclemente, infatti, il cambiamento si declina lungo 5 stadi:
– Precontemplazione (la persona non manifesta motivazione a cambiare);
– Contemplazione (ci sta pensando, potrebbe cambiare entro i 6 mesi successivi);
– Determinazione (sta pianificando un cambiamento nell’immediato futuro);
– Azione (sta compiendo un cambiamento);
– Mantenimento (il cambiamento è avvenuto da 6 mesi o più);
– Uscita definitiva dal modello: il mantenimento di un dato cambiamento non richiede ulteriore impiego di energie, è ormai acquisito (modalità “pilota automatico”);
– Ricaduta: implica una ripresa del comportamento problematico ed un reingresso in stadi precedenti del modello.
I processi del modello TransTeorico
Il tempo di permanenza individuale negli stadi è variabile; i compiti per passare allo stadio successivo sono invece universali. Ad esempio, per passare dallo stadio di precontemplazione a quello di contemplazione è necessario diventare consapevoli del problema. Entra dunque in gioco un secondo aspetto attenzionato dal Modello TransTeorico: i processi.
Prochaska e DiClemente hanno identificato 10 principali processi, indipendenti tra loro: 5 di ordine cognitivo esperienziale e 5 di ordine comportamentale. I processi cognitivo-esperienziali coinvolti nel cambiamento sono: aumento della consapevolezza, attivazione emotiva, auto-rivalutazione, rivalutazione ambientale, liberazione sociale. I processi di tipo comportamentale sono: auto-liberazione, controllo dello stimolo, contro-condizionamento, gestione del rinforzo, gestione delle relazioni d’aiuto.
Ciascuno è determinante per il passaggio tra gli stadi e fornisce indicazioni indispensabili per il supporto al cambiamento del paziente.
Tra i fattori psicologici, troviamo invece l’autoefficacia (Bandura, 1977) ovvero la fiducia nelle proprie capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati (Self-efficacy Questionnaire – Velicer, Di Clemente, Rossi, Prochaska, 1990) e il locus of control (Rotter, 1966), cioè la tendenza individuale a percepire le situazioni come contingenti ai propri comportamenti (locus of control interno) oppure determinate da forze esterne (locus of control esterno). Strumento fondamentale nel Modello TransTeorico è la bilancia decisionale, che consiste nella valutazione comparativa dei pro e contro del cambiamento desiderato, basilare nel supporto al superamento delle ambivalenze (Decisional Balance Questionnaire- Velicer, Di Clemente, Prochaska e Brandenburg, 1985).
Perché alle volte non si riesce a cambiare?Per mettere subito il tutto in pratica, potremmo tornare alla nostra domanda iniziale: “perché, anche se lo avevo deciso, non sono riuscito a cambiare?”
Traendo indicazioni dal Modello TransTeorico potremmo dire che: alla decisione/pianificazione di cambiamento (stadio di determinazione), dovrebbe conseguire rapidamente una azione concreta (finestra temporale: 30 giorni). Tale azione sarà tanto più efficace quanto riuscirà a mirare ad un obiettivo raggiungibile e calibrato alle risorse (ed agli ostacoli al cambiamento) concretamente presenti nella vita della persona, in quel momento.
L’azione dovrà inoltre tener conto dei processi coinvolti in ciascuno step e del livello di autoefficacia percepita (non troppa, non troppo poca). L’operatore risulterà, di conseguenza, tanto più efficace quanto sarà in grado di identificare correttamente il livello di motivazione, lo stadio, la disponibilità al cambiamento; in base ad essi, potrà applicare strumenti e tecniche appropriate alla specifica situazione che la persona sta vivendo, per supportarne efficacemente il cambiamento.
(articolo pubblicato su www.stateofmind.it )
(articolo pubblicato su www.stateofmind.it )
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