di Raffaele Gencarelli In comunità due anni orsono, dopo attenta analisi dei bisogni e delle opportunità da offrire alla nostra utenza, si è pensato di inserire una nuova figura di riferimento per curare la parte riabilitativa del percorso comunitario. È così che è nato il maestro d'arte. Un incarico che mi è stato affidato, in quanto educatore e per i trascorsi lavorativi di vario genere, una esperienza maturata in anni di lavori in più campi di impiego. Un impegno che porto avanti con immensa passione. Abbiamo suddiviso il campo di impiego in varie aree di intervento che tengono conto delle qualità personali dei nostri utenti, i nostri ragazzi arrivano già con delle attitudini dei Mestieri e noi non facciamo altro che potenziare questi aspetti. Abbiamo creato un orto non solo dalla possibilità di impiego e di apprendimento, ma riusciamo ad avere una piccola produzione di prodotti ad uso interno. L'esigenza di potenziare i momenti ricreativi ci ha spinto a costruir...
di Carmine Q. Ebbene sì, quando veniamo al mondo, quando apriamo gli occhi per la prima volta siamo come in un sogno. Un sogno chiamato vita. Prima divertiamo bambini ancora dopo ragazzi, con tutto quello che di meraviglioso ancora la vita ha da offrirci. Troppo spesso sta accadendo che questo meraviglioso dono viene spezzato. Solo qualche giorno addietro è capitato a quei ieri cuginetti oggi angioletti della provincia di Ragusa con la sola "colpa"di giocare sull'uscio di casa. Non basta la prevenzione che si fa in televisione e un po' ovunque per ricordarci che non ci si mette in macchina in situazioni mentali confuse. Ne vale per la vostra ma sopratutto per l'incolumità altrui. La pena inflitta diventerà l"ultimo dei problemi.passata la sbronza e tornati nuovamente sulla terra. C'è da fare i conti con la coscienza o meglio con i rimorsi di coscienza,quella sarà non la condanna,ma una croce che vi porterete dietro per il resto della vo...
di Azzurra Mazzocca La droga uccide. Quante volte abbiamo sentito questa frase? È semplice pensare alla droga come agente danneggiante, sapere che qualsiasi sostanza costituisce un fattore di rischio per la propria salute. Però quando realmente muore qualcuno ci si rende conto che tale consapevolezza, nella sua semplicità, non basta. Come lo descrivi un corpo consumato e in fin di vita? Non esistono parole. E allora è necessario fermarsi a riflettere. Questo è ciò che è successo nella Comunità Eden del Delfino quando, in seguito alla morte di un membro del gruppo, ci si è ritrovati a vivere un vortice di emozioni negative. Chi vive la comunità di recupero è consapevole che il gruppo sia un’entità psicologica diversa dalla somma dei suoi componenti, la cui diversità è data proprio dalle relazioni dinamiche esistenti tra gli stessi individui. Si tratta di un ingresso progressivo in un ambiente culturale condiviso in cui la riflessione e il dialogo che ne conseguono per...
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