Quel demone chiamato cocaina

di Salvatore Monaco
psicologo e responsabile della comunità Eden Il Delfino

Anche Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, rimase affascinato da quella magica e misteriosa medicina e delle sue potenziali proprietà terapeutiche. Ma scoprì suo malgrado, dopo aver fatto personalmente da cavia, che gli effetti collaterali dovuti all’uso della polvere bianca erano tali da portarlo a interromperne ben presto l’uso, per se stesso e per i suoi pazienti, curati per svariati disturbi con questo medicamento, che ben presto divenne illegale.

Assistiamo oggi a un sostanziale incremento degli incidenti stradali dovuti a guida in stato di alterazione da sostanze psicotrope e alcool da parte dei conducenti. Riflessi messi a dura prova e ridotta capacità di valutazione della soglia del pericolo, causano molto spesso vere e proprie stragi, soprattutto nel fine settimana quando si esce dai locali e ci si mette alla guida dopo assunzione di varie sostanze. Le casistiche dimostrano che immediatamente dopo i cannabinoidi, è la cocaina la sostanza stupefacente maggiormente utilizzata nel mondo. L’estratto che si ottiene dalle famigerate foglie di coca, detto anche cloridrato di cocaina, viene definito come una sostanza psicotropa che va a stimolare ed eccitare il sistema nervoso centrale. Solitamente viene “sniffata”, cioè inalata per via nasale, ma può essere assunta anche iniettata in vena, venendosi a produrre effetti differenti e più o meno duraturi.

Non esiste in realtà un vero e proprio protocollo di intervento per il cocainomane. Spesso arrivano nelle comunità di recupero, inviati dai vari Sert, con trattamenti mirati a contenere gli effetti dell’abuso di questa droga e a prevenirne il craving, ossia l’appetito biologico verso la sostanza. Non esiste un farmaco sostitutivo specifico come lo è il metadone per gli oppiacei, ma tentativi di contenere e ridurre gli effetti che essa provoca. Sovente si utilizza una terapia con stabilizzatori dell’umore e neurolettici per contenerne i sintomi definiti spesso “simil psicotici”. Infatti l’uso della cocaina va a slatentizzare, ossia a far emergere delle patologie che altrimenti sarebbero rimaste latenti in una persona. Tra i sintomi più frequenti troviamo le interpretazioni distorte della realtà, le paranoie e le gelosie morbose, la fragilità mentale e la tendenza alla rabbia e alla diffidenza del prossimo, la logorrea.

La polvere bianca viene inalata per mezzo di specifici conduttori come banconote arrotolate o cannucce e altro ancora,  dopo che è stata disposta in strisce o piste su una superficie tradizionalmente liscia. Gli effetti dell’assunzione durano dai  20 minuti circa ad alcune ore e la durata dipende sia dalla quantità e soprattutto dalla purezza della sostanza utilizzata, che dipende dalla percentuale di sostanza presente.

Non esiste cocaina pura al cento per cento, ma è sempre tagliata con altre sostanze, per esempio  altri farmaci, colle, solventi, polveri di marmo, nocivi all’organismo e responsabili della comparsa di disturbi psichiatrici gravi e spesso irreversibili. Un’altra forma di assunzione è quella per inalazione dei vapori: la sostanza disposta su un foglio di alluminio appositamente scaldato e, di conseguenza, inalata  tramite una cannuccia dopo che il foglio di alluminio viene sistemato negli ingressi di ampolle di vetro da cui viene successivamente inalato o fumato il composto. A seconda della preparazione di questi composti, si ottiene il freebase o il crack che causano  altissima dipendenza psichica e fisica.

La cocaina  assunta  per via endovenosa  favorisce un assorbimento lento  e quindi ne amplifica la durata degli effetti. Ma questa pratica somministrativa   è spesso all’origine di necrosi dei tessuti, sia a causa di particolari sostanze presenti  nella dose iniettata, sia a causa di batteri che infettano la siringa, che spesso portano a drastiche conseguenze come l’amputazione di un arto, per esempio. Molto spesso si assiste infatti a questo fenomeno chiamato volgarmente  “fuorivena”, ossia il composto somministrato attacca i tessuti circostanti, distruggendoli, ma è così forte il craving verso la sostanza, che si continua ad iniettare su tessuti o zone del corpo ormai deteriorate da tempo. Capita molto spesso che alcuni cocainomani non possono effettuare esami del sangue poiché diventa davvero una impresa trovare una vena per effettuare il prelievo. Solo abili ed esperti professionisti riescono nell’impresa.

Inoltre è una sostanza che agisce stimolando in linea di massima  tutte le aree corticali, aumentando la quantità di neurotrasmettitori che vanno ad attivare le cellule cerebrali, soprattutto  la dopamina che va ad agire sui sistemi della gratificazione e sui centri del piacere. Gli effetti che ne derivano sono: sensazione di benessere, sicurezza e fiducia, euforia,  aumento dell’energia mentale e fisica, estrema lucidità, resistenza a fatiche e bisogni, aumento della libido. Se inalata, provoca nel tempo coaguli, spesso associati a riniti e infiammazioni della mucosa.

L’utilizzo prolungato e frequente di cocaina crea una forte dipendenza psichica e fisica, che può manifestarsi con crisi d’astinenza e manifestazioni neuropsichiatriche come irritabilità, sindromi-depressive, stati ansiosi alterazioni del sonno e pensiero paranoico. Infarto miocardico, ipertensione arteriosa, deficit del sistema immunitario, disfunzione erettile, con calo della libido e oligospermia, sono alcuni dei gravi rischi a cui si può andare incontro nell’abuso da cocaina.

Un uso sempre maggiore di sostanza, porta all’overdose, per via della dipendenza e assuefazione alla stessa. L’associazione con alcool può favorire l’esplosione dell’aggressività, tanto da rendere difficile il trattamento riabilitativo del cocainomane, ma una appropriata terapia farmacologica in associazione alla psicoterapia cognitivo-comportamentale, tecniche gruppali  e altre forme psicoterapiche centrate sul trauma, possono portare al cambiamento di abitudini disfunzionali e a sconfiggere quel maledetto demone.

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