Nella sostanza
di Antonio D.S.
Eppure mi accorsi che ciò che avvertivo era noia. La noia iniziò a sorgere nel mio animo quando i rapporti che
stavo vivendo con chi mi circondava, non avevano più quel senso di sincerità
che nelle relazioni reciproche l’amicizia dà modo e occasione di avvertire.
Una noia che mi trasportò nell’indifferenza,
nell’estraniarmi da me stesso e dalla società, un senso di malessere interiore
quando t’accorgi che ciò che sono i momenti della vita, in realtà dipendono da
qualcosa ossia la droga.
Si facevano le cose tanto per farle con una costanza nel
ripeterle, dell’amicizia in realtà ce n’era solo la convenienza e né tanto meno
si può parlare d’amicizia se in mezzo si ci deve mettere per forza la sostanza.
La maggior parte delle cose che facevo sfociavano
nell’illecito e per questo avevo affinato una buona qualità di menzognere.
Mentivo a chiunque quando c’era da mentire e anche nella
falsità ero capace di mentire, voglio dire che anche stando male per ciò
che sapevo facesse male, ne traevo conclusioni positive. Avevo modo di
giustificare l’uso delle sostanze per ciò che potrebbe essere il loro carattere
soggettivo e non ammettevo a me stesso che invece io stavo cambiando. Era
cambiato il mio carattere, ero diventato impulsivo, irrequieto, nervoso, pronto
ad attaccarmi con chiunque se ci fosse stato qualcosa che poteva non andarmi
bene.
L’uso delle sostanze e le nuove compagnie m’hanno fatto
allontanare dalle persone con cui ho condiviso la mia infanzia e parte
dell’adolescenza. Se volessi avere un ricordo oggi di ciò che può essere stata
una bella emozione, il pensiero va a loro e ai momenti trascorsi insieme, dal
cortile di casa, alle prime uscite per le vie del centro, dai giochi col
pallone, alle capanne costruite sugli alberi, dalle avventure che facevamo
inoltrandoci nei cantieri, alle mangiate che organizzavamo nell’occasione per
qualche ricorrenza.
Certo nella vita non si può restare con la spensieratezza
che si ha da bambini, ma di sicuro oggi da adulto che sono, voglio prendere in
mano la mia vita.
Una bella immagine ce l’ho di me nel tempo in cui ero
lucido, insieme ad altre persone anch’esse lucide. Penso che il senso della
vita sia di vivere e di condividere emozioni, ma di sicuro però, per avvertire
questo, bisogna essere lucidi.
Amore e speranza, coscienza e rispetto, analisi e teoria,
pratica e impegno, volontà e responsabilità, fiducia e condivisione, autostima
e rettitudine, sentimento e sincerità, lungimiranze queste che portano ad avere
la passione di testimoniare ciò che è il carattere della vita.
La vita, è di una che ne disponiamo o almeno, potrei dire
che è uno il periodo di tempo a questo mondo in cui riusciamo ad osservare ed
avere la certezza di noi stessi, della nostra esistenza e di ciò che è una
visione, per quanto ci è possibile, di ciò che ci circonda.
In essa non mancano le difficoltà, i pentimenti, le angosce,
le avversità e per questo ho scritto Rampollo.
Rampollo, cui significato del termine vuol dire anche il
germogliare e ne voglio far mio questo intento, di voler venir fuori in questa
vita in maniera matura e concreta.
Rampollo
Pelle, ricordi di te.
Residui inganni, restano in me.
Un lieve fiato, risale fecondo di esperienza.
Vita, emozioni riflesse.
Commenti
Posta un commento