NOTIZIE DAL DELFINO - Per brevità chiamato “SPRAR”


di Emanuela Governi
Assistente sociale - SPRAR MSNA “GRAN BURRONE” – Casali del Manco

Una lettera che arriva sulla mail dedicata al progetto con un nome, un cognome, una data di nascita e una provenienza, un ragazzo o più ragazzi.
L’organizzazione del trasferimento e la corsa ad acquistare un kit di ingresso: lenzuola, pigiama, ciabatte, piumoni, bagnoschiuma, shampoo, deodorante, una ricarica telefonica per chiamare a casa e dire che è ancora salvo, e tutto quanto può servire per creare un posto nuovo ad un nuovo beneficiario. Avrà già dei suoi vestiti o arriverà come altri con una tuta, senza valigie, senza uno zaino con effetti personali come altri?
E così aspettiamo e ci incontriamo per la prima volta: altri due occhi davanti ai tuoi, altre aspettative, altro passato, altro presente, altre paure, altri bisogni. E un’altra vita di fronte a te.

Grazie ai beneficiari più “anziani” aiutiamo questo nuovo ospite a capire dove si trova, qual è la sua stanza, il suo compagno, com'è l’organizzazione degli ambienti, la firma del contratto di accoglienza. Una valanga di informazioni necessariamente da produrre per aiutare l’altro a comprendere quale sarà il suo luogo (di solito ultimo) dove terminerà la lunga strada iniziata dall’Africa o dal Medio Oriente con un unico obiettivo: dei documenti che attestino che egli ha diritto a ricominciare una vita qui, la vera vita qui; la vita di cui ha sentito tanto parlare: cosa avrà sentito dire? Ci sarà tempo per conoscerci e capirlo.
Tempo. Comunichiamo da subito il suo tempo: 18 anni e 6 mesi. Tanto? Poco? Generalmente il giusto per il percorso che dobbiamo intraprendere noi e lui.
E ricominciamo, ma con lui iniziamo, il percorso.
Ci attenderanno mesi di colloqui psico – sociali per identificare insieme gli obiettivi da raggiungere e formulare Piani Educativi Individualizzati tenendo conto delle risorse personali, ambientali, sociali, relazionali di partenza … colloqui che molto spesso saranno stimolati e non compresi nel loro senso perché chi mai si è seduto accanto ad un altro a raccontare tutta la sua vita?

Andremo insieme a lui in Questura, dove ci attenderanno lunghe ore di attesa, insofferenza, gioia, dolore osservando gli altri, uguali a noi, mentre i loro sogni si accendono o si spengono; all’Azienda Sanitaria per scegliere il Medico di Medicina Generale e andremo a fare le analisi del sangue per vedere se va tutto bene e mentre faremo questo parleremo dell’importanza dei controlli per la propria salute, della medicina in Italia e nel suo Paese, dell’utilizzo dell’ospedale, e quando ci dirà che da lui se non paghi non puoi curarti noi con tanto orgoglio verso la civiltà della nostra Nazione, gli diremo che da noi la sanità è pubblica. Gli inizieremo a spiegare la Carta Costituzionale spiegandogli quanta fatica abbiamo fatto per vedere affermati i princìpi inviolabili e glieli illustreremo con una duplice intenzione: renderlo edotto di quello che per un po’ o per sempre gli apparterrà e contenere o correggere alcune idee personali e culturali che non sono in linea con i princìpi di eguaglianza e libertà riconosciuti dalla nostra Legge suprema.

Inizierà la scuola: prima l’alfabetizzazione e poi la scuola media. E con la scuola inizieranno le prime fasi di autonomia: prendere il pullman, organizzarsi con i compagni, rispettare gli impegni, costruire rapporti soddisfacenti con le professoresse e gli operatori scolastici. Costruire.



Già, costruire. In questo luogo semi strutturato si co-costruisce la libertà nel suo unico senso possibile: avere gli strumenti per scegliere chi sei e chi sarai.
Perché in mezzo a tutta la necessaria burocrazia di uffici, processi, protocolli, attese, delusioni, tempi, incomprensioni, illogicità, utilità, in mezzo a tutto questo e mentre tutto questo avviene e sembra chi ci annienti, rimane l’uomo. L’operatore vicino al ragazzo che vive insieme a lui tutti i tormenti e le gioie della scelta presa forse un po’ inconsapevolmente, tempo prima. E in questa vicinanza, in questo patire insieme, si parla, si legge la realtà, ci si fanno le ossa per affrontarla, si apprendono i giusti modi per gestirla senza rimanerne schiacciati, si cresce, si affina il comportamento e il carattere perché non si è soli.
E mentre i documenti arrivano e gli anni si compiono, dopo aver vissuto insieme, è tempo già di passare ad un altro trasferimento di un altro ragazzo: il ragazzo entrato spaurito/diffidente/sfidante/arrabbiato ora è un ragazzo quasi adulto, collaborativo, affezionato, ricostituito che deve e può continuare da solo. Cerchiamo insieme a lui, attraverso bilancio di competenze, di capire in quale luogo vorrà provarsi con tirocinio formativo nella speranza di costruire un rapporto tale da rimanere anche oltre e, dopo l’iscrizione al Centro per l’Impiego e la disponibilità dell’Azienda trovata, può partire.

Inizieranno per lui 5 mesi di apprendimento al lavoro e 6 mesi di apprendimento alla vita in casa tra bollette, spesa settimanale, lavatrici, organizzazioni con i coinquilini e rapporti con il proprietario.
E quando lui andrà con la sua voglia di riuscire, noi lo saluteremo consapevoli di aver fatto un buon lavoro.
Ci ricorderemo le litigate date da confusioni linguistiche, gli ammonimenti di fronte ad atteggiamenti inizialmente incomprensibili, i momenti di complicità di fronte ai si e ai no, il senso di fallimento, il senso di successo e con un sorriso, noteremo che in quel marasma a volte frustrante, è cresciuto un nuovo rapporto e un altro uomo ha ritrovato la sua libertà.

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