Duglia, un "fiume" di ricordi


di Raffaele Gencarelli

A Duglia la neve era un regalo gradito eravamo ragazzi felice e impazienti di contaminarci con i fiocchi, di rotolarci in quella materia bianca immacolata, aprivamo la bocca e con la lingua penzoloni cercavamo di catturare i "pannizzi" di neve. 
Più aumentava la neve, più aumentava l'euforia, era una condivisione della felicità.
Quella vera, quella che ti riempie di gioia. Non avevamo guanti né scarponi adatti, le mani e le punte dei piedi si congelavano e al fuoco, nel tentativo di ravvivarli, non erano rare le lacrime di dolore. Quanti rimbrotti da mia madre, da nonna Cristina! Ma poi finiva a patate fritte e pomodori salati, finiva a sorrisi, finiva con il letto caldo e l'aspettativa di non andare a scuola il giorno dopo, finiva con il sognare ad occhi aperti. Finiva? No, continua ancora oggi e si chiama il miracolo della vita.

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