Coltiviamo tutti qualche baobab nel cuore




”Sul pianeta del piccolo principe ci sono, come su tutti i pianeti, le erbe buone e quelle cattive. Di conseguenza: dei buoni semi di erbe buone e dei cattivi semi di erbe cattive. Ma i semi sono invisibili. Dormono tutti nel segreto della terra finché a uno di loro non piglia il ghiribizzo di svegliarsi. Allora si stiracchia e fa spuntare timidamente verso il sole uno splendido, innocuo germoglio. Se si tratta di un ramoscello di ravanello o di rosaio, si può lasciarlo spuntare indisturbato, ma se si tratta di una pianta cattiva, bisogna strapparla subito, appena la si riconosce.”

Dobbiamo ammetterlo: coltiviamo tutti qualche baobab nel cuore. Rileggendo quel libro prezioso di Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe, è inevitabile non lasciarsi conquistare dal protagonista che, ogni giorno estirpava i semi ”cattivi” dal suo pianeta mentre concima e innaffia i semi ”buoni”.
I semi cattivi erano i semi di baobab, che andavano estirpati dalla radice prima che riuscissero a distruggere l’intero pianeta. I semi buoni erano quelli di rosa, e in particolare di quella rosa per cui lui aveva una particolare predilezione. Antoine de Saint-Exupéry fa riferimento alle nostre paure, le zone d'ombra rappresentate dai germogli piantati dalla rabbia, dall’angoscia, dall'ansia, dalla tristezza che con le loro radici minano le fondamenta del nostro palazzo mentale.

C’è chi porta con sé solo i semi, invisibili, e senza alcuna ramificazione e chi, invece, è ormai succube della crescita delle loro ramificazioni, della forza di questo albero che allarga le sue radici e ci devasta. 

”C’erano dei terribili semi sul pianeta del piccolo principe: erano i semi dei baobab. Il suolo ne era infestato. Ora, un baobab, se si arriva troppo tardi, non si riesce più a sbarazzarsene. Ingombra tutto il pianeta. Lo trapassa con le sue radici. E se il pianeta è troppo piccolo e i baobab troppo numerosi, lo fanno scoppiare.”
Il piccolo principe chiede al pilota se le pecore mangiano arbusti. Il pilota risponde di sì, il protagonista, quindi, ne gioisce pensando che finalmente potrà sbarazzarsi dei minacciosi baobab. Il pilota fa notare, invece, che i baobab non sono arbusti, ma alberi. Immensi. Il piccolo principe, pensò, che la migliore strategia consisteva nell’impedirne la crescita dal principio. Perché una volta che il baobab è cresciuto, non c’è rimedio che tenga.Questi giganti distruttori vanno troncati sul nascere, quando sono piccoli, quando non sono altro che un mucchio di semi.

Dai semi di baobab non è facile liberarsi, vivono in noi e dovremmo anche accettarlo, ma dipende da noi se scegliere di coltivarli o sradicarli. Siamo noi a scegliere se essere buoni o meno, questo è l’arduo compito al quale il piccolo principe si dedicava ogni giorno strappando le erbacce inutili e curando ciò che riteneva più prezioso: il suo roseto.

Se ci ritroviamo un baobab nel cuore, è nostra responsabilità sradicarlo in tempo e impedirne lo sviluppo, evitando chiaramente di coltivarne i semi. Curiamo e tuteliamo il nostro equilibrio interiore, scegliendo di cambiare ed evitare che piccoli semi - rabbia, tristezza, ansia - diventino immensi baobab.

“I baobab prima di diventar grandi cominciano con l’esser piccoli”

Commenti

I più letti

Psichiatria e Recovery, quando la malattia mentale è un fine pena mai