La rivoluzione emotiva contro i tabù che condizionano la vita



di Raffaele Gencarelli

Da ragazzo ho sempre amato in silenzio, anche la sofferenza era cosa intima e privata. Guai a mostrare i sentimenti liberamente, guai a far vedere le lacrime. Vedevo mio padre piangere appartato quasi con vergogna qualunque cosa ne fosse causa bisognava essere mostrare di essere forte.
A me non stava bene, a me mancavano gli abbracci, le carezze, le lacrime condivise. Io non volevo nascondere né dolore né la gioia. Io volevo essere libero anche di gridare. Volevo che gli altri sapessero cosa mi succedeva fu così che iniziare la mia rivoluzione: la rivoluzione delle lacrime libere, degli abbracci sentiti, quelli che quando smetti è come se avessi fatto il pieno d'amore. Fu così che diventai un uomo libero.  Fu così che diventai adulto: cominciai con mio padre, lui si vergognava ma lo aveva sempre desiderato, con mia madre fu più facile, le mamme sono sempre più avanti si sa. Poi mio fratello. Ora abbraccio tutti, con moderazione, ma sono libero. Sì, sono libero di manifestare i miei sentimenti alla faccia dei tanti tabù che ci condizionano la vita.

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