Il sommerso degli oppioidi. Consapevole utilizzo di un farmaco sbagliato




di Andrea Bruzzi
educatore comunità Eden - Il Delfino


La globalizzazione ha sempre indotto mercati e menti a variare offerta e pensare oltre il proprio recinto, a guardare all’innovazione e alla sperimentazione. Il mercato  delle sostanze stupefacenti, ovviamente, ha colto il messaggio in toto, creando e diffondendo nuovi strumenti per - letteralmente - sviluppare una nuova epidemia. Cronologicamente, in Italia, il panorama legato alle droghe ha seguito quasi sempre un iter coerente con quello di altri paesi, con un distacco temporale quasi mai eccessivo. Le sostanze da abuso classiche, eroina e cocaina, hanno mantenuto degli standard molto alti sia nell’offerta che nella richiesta. Storicamente, forse, la grande differenza è stata rappresentata da due fattori: uno di natura esclusivamente classista e di status (costi e categoria di assuntori) e uno di natura quasi sociologica, ovvero la convinzione che l’assunzione di cocaina fosse gestibile e legata in alcuni casi a caratteristiche funzionali all’integrazione sociale, alle interazioni. Che non rappresentasse quindi lo stigma dell’essere tossicodipendenti. Accanto a queste due tipologie di sostanze, il mercato ha costruito delle varianti, con dei legami sempre molto importanti con la sostanza di partenza, ma dei costi sostenuti. Inoltre gradualmente, il concetto di tossicodipendenza ha abbracciato ben presto il legame con la dimensione farmacologica della dipendenza stessa, ma questo aspetto è stato sempre molto legato all’uso errato di strumenti atti- in origine- alla parte terapeutica e curativa. L’evoluzione però, oggi ci presenta un quadro molto più subdolo e preoccupante, perché in modo crescente stiamo assistendo alla nascita di una nuova epidemia: gli oppiodi sintetici. Molecole sintetiche, generate per scopi precisi da alcaloidi/oppiodi naturali, utilizzate nel sommerso della tossicodipendenza senza il minimo calcolo di rischi e conseguenze. L’allarme va inquadrato in un periodo storico ben preciso, che possiamo probabilmente restringere ad un triennio che decorre dal 2016 ad oggi. Ciò non implica che l’uso non possa essere riconducibile anche a periodi antecedenti, ma se l’opinione pubblica parla di epidemia, questo fa riferimento a dati sviluppati nell’attualità, perché probabilmente ci si è resi conto che il fenomeno è straripato senza che se ne calcolassero i rischi. Morfina, codeina, tramadolo, ossicodone, idromorfone, sono esempi di ciò che le molecole possono generare, se trattate ed indirizzate ad usi e scopi terapeutici ben precisi. Probabilmente oggi, l’allarme principale è rappresentato però dal Fentanyl, potente oppiaceo sintetico, sintetizzato nel 1960 da Paul Janssen come antidolorifico per la terapia del dolore in ambito oncologico. L’uso corretto è indirizzato dunque per patologie ove necessiti la possibilità di trovare un sostituto complementare alla morfina, integrandone le capacità lenitive ed anestetiche, con una potenza maggiore dell’80%. Perché questo oppioide sia diventato talmente pericoloso, bisogna indagare anche sulla poca vigilanza- soprattutto negli Stati Uniti ( dove è esploso recentemente in contenzioso con le cause farmaceutiche di produzione) che è stata messa in atto sul processo di prescrizione di ricette mediche troppo poco rigido. Inoltre va sottolineato anche l’aspetto psicologico dell’assunzione stessa. Immesso in Italia sul mercato sotto forma di cerotto transdermico, principalmente con nome commerciale di Durogesic, il farmaco è utilizzato con cerotti di varie dimensioni adattabili a corporatura e patologia del fruitore.
Prescrizione medica obbligatoria e rischi calcolati sulla carta, ben presto è diventato una valida e richiesta alternativa all’eroina, sia per la facilità di fruizione (è recente lo scandalo partito dalla provincia di Cosenza ed allargato in molte regioni d’Italia per le ricette false e diffuse nel circuito della tossicodipendenza locale, con il coinvolgimento di medici e farmacisti) sia perché costituisce ancora quel sottile ponte tra la convinzione del non sentirsi tossicodipendente e la relativa tranquillità del non correre rischi legati all’assunzione. Singolare la tendenza a sostenere questa dipendenza meno compromettente dell’assunzione di eroina per la caratteristica “sanitaria” dell’assunzione stessa: il tabù del buco, lo spettro della siringa, le patologie ematiche ad esso correlate. Nel circuito dei nuovi assuntori, la possibilità di assumere sostanze sotto forma di oppioidi come il Fentanyl, conferisce una relativa tranquillità dal punto di vista sanitario legato proprio alla non invasività dell’assunzione. Non è traumatico, non ci si buca, non è frustrante, non è violento. Siamo di fronte alla scelta assurda se morire impiccati o giù da un ponte. La realtà dei fatti, è falsamente patinata. I rischi legati ad assunzione di Durogesic e/o Fentanyl, sono depressione respiratoria, arresto cardiocircolatorio, arresto cardiaco, infarto e danni cerebrali. Tutte caratteristiche ampiamente sottolvalutate in contesti di tossicodipendenza classici, dove il nemico è rappresentato dall’Hiv, le Epatiti, cirrosi e lo spettro dell’overdose. Ciò che non si conosce non si teme, ma solo in questo campo. Il mercato di provenienza illegale più florido è la Cina, e comunque paesi asiatici, da sempre dispensatori di sperimentazione del campo del sommerso e da sempre fautori di scelte tristemente innovative. L’italia viaggia ancora nel panorama delle ricette falsificate e il controllo appare abbastanza diffuso, ma ovviamente non riesce a inibire l’illegalità. L’opinione pubblica approccia al Fentanyl circa due anni fa, quando le numerose morti improvvise di star e celebrità della musica internazionale (la frontman del gruppo Cranberries su tutti) gettano luce su un sommerso di dipendenza che non è più quello classico. Da allora (ultimo il caso dello chef italiano deceduto a New York) ci si è resi conto che potenzialmente i rischi sono incalcolabili. Il nemico principale, dicevo, è la Cina e il mercato di diffusione del dark web, strumento pericoloso e purtroppo funzionale, che viaggia su canali mutevoli e di difficile intercettabilità da parte degli organi di controllo. La capacità attrattiva è purtroppo notevole, “lo sballo” sembra essere una sensazione spersonalizzante e quindi grande dispensatrice di leggerezza, ed inoltre è sempre più in vantaggio sull’eroina stessa, che resta appannaggio della parte cronica dei fruitori, meno inclini alle sperimentazioni. Viene sempre più adattato anche come sostanza da taglio per la cocaina e farmaci di altre molecole, con i rischi enormi del generare una dipendenza che non si può trattare con i farmaci sostituivi attualmente in uso, e che si conosce poco. Questo implica maggiore dilazione nei tempi- eventuali- di disintossicazione e una capacità attrattiva enorme nei confronti di tossicodipendenti che non si riconoscono come tali. Si stima che la dose letale possa essere addirittura rappresentata da 2 milligrammi.
Negli Stati Uniti dilaga anche il Fentanyl liquido, mentre in Italia ancora non è stata registrata una presenza significativa in questa variante, se non in rasi casi derivati dall’utilizzo del dark web di cui sopra. Il monitoraggio generale è in fase attiva, i controlli necessitano di un giro di vite, ma il problema principale è la capacità attrattiva di una sostanza che ha semplicemente una maschera diversa.



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