Quando a drogarsi è una madre...
Questo post è apparso per la prima volta su HuffPost Usa. 
Traduzione a cura di Milena Sanfilippo.
Quando avevo nove anni, mia madre mi mandava tutti i giorni
a prendere latte, pane, sigarette e una "bustina" – una lista della
spesa che immaginavo fosse comune anche a tutti gli altri bambini del vicinato.
Se lo spacciatore non era disponibile, non mi era permesso tornare a casa senza
l'erba, e Dio ce ne scampi se tornavo a casa con le cartine sbagliate! Ripensandoci,
non sapevo che mia madre mi stava facendo del male. E fino alle scuole medie
non mi resi conto che, praticamente, stavo trasportando droga.
Mia madre, Helen, era una donna talentuosa e dotata di estro
artistico (un tratto che le mie figlie hanno ereditato, fortunatamente). Finiva
sempre tutti i miei progetti scolastici dopo che io ero andata a dormire e, al
risveglio, c'era un capolavoro ad aspettarmi. Era divertente, estremamente
creativa e meravigliosa... da sobria. Ma era una tossicodipendente reclusa – da
prima che io nascessi. Non la conoscevo sotto un'altra luce.
Col passare degli anni, mia madre avrebbe continuato a
provare ogni droga conosciuta dall'uomo. E io, essendo la figlia di una
tossica, sviluppai l'insolita abilità di riuscire a capire di quale droga si
era fatta, dai suoi modi e dal suo atteggiamento. Iniziò con l'eroina (e per
questo sono nata tossicodipendente ed ho subìto i sintomi dell'astinenza, da
neonata) e andò avanti con marijuana, cocaina e alla fine crack, prima di
morire di cancro ai polmoni a quarantanove anni. Roba tosta.
La tossicodipendenza di mia madre comportava il mio
abbandono. La mia vita domestica, la mia istruzione e il mio futuro erano tutti
molto instabili. Nonostante gli insegnanti dicessero che ero dotata, tanto da
suggerire di farmi saltare un anno (cosa a cui la mia famiglia si oppose), ero
sempre distratta. Passai gli anni della formazione a cercare di concentrarmi
sui compiti, ma mi preoccupavo per lei – e per lo stato in cui l'avrei trovata
una volta tornata a casa. Mi verrà a prendere strafatta e vestita in modo
inappropriato, un'altra volta? Quando arriverò a casa oggi, la troverò? Sarà cosciente?
La sua instabilità mi spaventava a morte. E cercare di
tutelare la mia sanità mentale, mentre nascondevo la mia vita ai compagni di
classe, era troppo per una bambina. La sua dipendenza mi ha costretto a
crescere. Forse troppo in fretta.
Per fortuna, l'abbandono in cui vivevo non passò totalmente
inosservato. Lo stato alla fine affidò la custodia a mia nonna Angie, che si
rivelò una salvezza per la mia educazione. Mia nonna, una donna anziana, mi ha
cresciuto da sola mentre aveva ancora un lavoro a tempo pieno a New York. Ha
fatto tutto ciò che era in suo potere per darmi un'infanzia normale. Aveva
un'etica lavorativa impeccabile, un cuore enorme, una personalità trascinante e
tanti buoni amici che ci volevano bene sul serio. Sono davvero grata che, in assenza di mia madre, mia nonna
si sia offerta di farmi da custode legale e modello di vita. Pretese, però, che
non la chiamassi mai "mamma". Mi spiegò, in tenera età, che sua
figlia – cioè mia madre – stava molto male, e che potevo tornare a vivere con
lei quando sarebbe stata meglio. Mia nonna mi aiutò a capire che la
tossicodipendenza era una malattia e che mia madre era una brava persona.
Da piccolo, però, credi che il comportamento spregevole dei
tuoi genitori sia colpa tua. Che te lo meriti. Quando tua madre sparisce, anche
per giorni, è molto difficile non immaginare che la ragione sia la sua mancanza
d'amore nei tuoi confronti. Ma lei mi amava. Ci teneva a me. Ma teneva di più alle
droghe, per quanto sia difficile ammetterlo. Io volevo soltanto essere come
tutti gli altri bambini a scuola, senza vergognarmi di mia madre. Volevo
amarla, volevo che lei mi amasse e che fossimo felici – ma la sua dipendenza lo
ha reso impossibile.
Ora, guardandomi indietro, anche se è sconfortante, posso
dire di aver amato quella donna ma anche di averla odiata, in un certo senso.
Quando è morta, ho provato sia tristezza che sollievo. Ha avuto una vita molto
difficile, e per la prima volta ho sentito che non poteva più far del male a
me, a se stessa o a chiunque altro. Molti anni dopo la sua morte, mi ritrovai a una seduta di
gruppo con una medium. Mi disse cose che solo io e mia madre potevamo
conoscere. Disse che mia madre voleva farmi sapere che ero bellissima e che lei
mi amava – parole che non ho mai sentito pronunciare da lei quando era viva.
Mia madre disse anche che le avevo insegnato il significato dell'amore
incondizionato.
Non so con certezza se le medium siano affidabili o meno, o
se mia madre ebbe davvero una rivelazione dall'oltretomba, ma sentire quelle
parole, che speravo tanto fossero vere, mi ha aiutato enormemente e mi ha
portato a quella conclusione di cui sentivo un disperato bisogno.
Grazie a mia madre, sono una donna migliore. Non voglio che
gli altri si sentano come mi sono sentita io da bambina: non amata e non
desiderata. Voglio che le persone della mia vita sappiano quanto sono
importanti per me. La tossicodipendenza di mia madre mi ha danneggiato
emotivamente, ma mi ha reso anche una persona molto forte e, per questo, la
ringrazio.

 
 
 
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