Saper aspettare: il valore della pazienza



La frenesia delle giornate ci conduce inevitabilmente verso l'ansia, le preoccupazioni e l'incapacità di scegliere lucidamente. Smettiamo di correre e iniziamo a camminare. È il primo passo verso un cammino sano, fatto di fiducia e ottimismo. Albert Ellis, psicoterapeuta cognitivo e promotore della terapia razionale-emotiva, se non controlliamo l’ansia, sarà essa a portarci sulla sua strada, dentro un’automobile dove la vita perde senso. La pazienza è dunque un meccanismo più che idoneo per prendere o riprendere il controllo.

Il rimedio naturale potrebbe essere la pazienza. Ovvero, lasciare che le cose succedano secondo il loro ritmo, in un tempo che non dobbiamo contrastare, Gli esperti, spesso, non si trovano d’accordo nell’affermare se la pazienza risponde a un modello comportamentale che può essere appreso o a una caratteristica innata. Il nostro contesto sociale favorisce uno stato di insoddisfazione che ci fa vivere ancorati all’immediatezza. Ecco allora che ci risulta difficile tollerare l’attesa e proviamo una sensazione di impotenza quando realizziamo che non possiamo avere tutto sotto controllo. Non è ben chiaro, tra l'altro, se è la nostra impazienza ad attrarre l’ansia o se è l’ansia che ci fa essere meno tolleranti nei confronti dell’attesa. Ma questo stato crea certamente dei forti disagi: insonnia, fatica, problemi di concentrazione, sconforto e chiaramente infelicità. Dobbiamo, quindi, imparare a sviluppare il potere della pazienza. Non è semplice perché se il cervello è stato abituato a modelli di pensiero e approcci agitati, mostra sempre una certa resistenza nel momento in cui si propone una visione più calma e sopratutto ottimista.

Ma come riuscirci?

L’impazienza costante, cronica, genera ansia. Questo binomio provoca una serie di disturbi fisici, quali dolori muscolari, cefalee, tachicardia e problemi digestivi. Per di più, l’impazienza è come un malware che si installa nella nostra mente e che inizia ad attivare il meccanismo delle distorsioni cognitive.

Possiamo riscontrarla nelle abitudini giornaliere: l'impazienza di attendere l’ascensore che impiega più del solito ad arrivare al nostro piano, il caffè che non esce in fretta dalla caffettiera, la metro che arriva con un minuto di ritardo. Il veleno della fretta mette a rischio il nostro umore, lo stato d'animo e quindi le scelte, le decisioni da prendere.

L’Università del nord della Florida, a Jacksonville, nel gennaio del 2018 ha portato a termine un interessante studio sul potere della pazienza. Questa ricerca, condotta da Dominik Güss, dottore in psicologia, ha rivelato che in alcune culture questa dimensione è più significativa per via di una precisa funzione psicologica: l’autoregolazione. L’autoregolazione è prima di tutto autocontrollo o la capacità tramite la quale riusciamo a gestire noi stessi con successo in modo da reagire meglio davanti alle pressioni e agli eventi che ci circondano. Per attivare l’autoregolazione, bisogna imparare a sviluppare i seguenti aspetti: la riflessione, la gestione emotiva, l’autocontrollo, l’assertività, ovvero la capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie emozioni , e ancora le abilità sociali e la tolleranza. Non confondiamo però la pazienza con la passività o la rassegnazione poiché chi è paziente non rimarrà immobile, arreso o isolato dalla sua realtà.

La pazienza è liberazione: ci insegna a osservare con attenzione, ad aspettare, intuire e conoscere il momento giusto quando agire. È compassione: imparare ad avere rispetto per noi stessi e nei confronti altrui, dare valore a chi siamo imparando a non correre contro il tempo.

Non lasciamo che la nostra mente sia alimentata dalla frenesia di correre più della vita, quello che serve, che conta e che cura noi stessi è qui e adesso.

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