Scrittura, narratrice di urla e silenzi
di Alfredo Fiume
Fin da quando ero piccolo mia madre riuscì a trasmettermi la
bellezza del leggere. Mi diceva che sarebbe servito ad aumentare
l'immaginazione e di conseguenza la creatività. La ringrazierò sempre per
questa cosa. Leggere ha aiutato molto la mia forma di espressione e
una conoscenza abbastanza ampia della lingua italiana. Questo ha fatto si che
di conseguenza ci fosse un netto miglioramento anche nell'esprimermi scrivendo.
Pur non usando questa dote per scopi creativi mi capitava delle volte di sentire il bisogno di mettere su carta il
mio stato d'animo di quel momento storico. Quasi sempre accadeva in momenti di
crisi per cose negative che mi succedevano oppure per crisi esistenziali che
capitano ad ognuno di noi durante l'adolescenza. Una sorta di diario, ma non
giornaliero ma sporadico. Non ho mai dato troppa importanza a questi scritti e
raramente mi capitava di rileggerli perché erano per me solo una forma di
sfogo, un alleggerirmi da pesi opprimenti. Avrei dovuto farlo però, perché
scrivendo solo a me stesso riuscivo a non vergognarmi di ammettere come ero
realmente fatto. La certezza di essere l'unico a leggere queste pagine mi
permetteva di specchiarmi con la mia anima più nera. Se avessi dato più
importanza alla cosa forse avrei capito prima cosa fare per modificare ciò che
andava modificato del mio carattere, del mio modo di essere, dandomi la
possibilità di migliorare le mie reazioni di fronte a fatti che mi sconvolgono
emotivamente. Quello che sto cercando di dire è che la scrittura è un validissimo
modo per avere una visione introspettiva più ampia, più profonda, più veritiera
e questo è utilissimo per aiutarci a capire chi siamo, come siamo e che
possiamo fare per migliorare noi stessi.
Ci dà la possibilità anche di saper
affrontare le avversità della vita con atteggiamenti più positivi con
conseguente minor sofferenza.
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