La parte in ombra
Educare alle emozioni: una premessa per conoscere sé stessi
e per relazionarsi agli altri
di Azzurra Mazzocca
Riflettere sul proprio stato emotivo non è semplice,
significa mettere in evidenza l’aspetto più profondo di sé stessi e
interrogarsi anche su quelle percezioni ed emozioni spesso spigolose e
negative. Per chi sta seguendo un percorso di disintossicazione dalle sostanze
stupefacenti è ancor più difficile, vi sono scelte sbagliate da considerare e
obiettivi futuri per cui sperare. Tra passato e futuro vi è però la situazione
attuale che porta con sé un carico emotivo notevole. Gli ospiti della comunità “Eden” de “Il Delfino”, durante il
restorative circles, hanno provato ad ascoltare le proprie emozioni per poi
confrontarsi in maniera costruttiva. Nel corso del laboratorio, intitolato “La
parte in ombra”, ognuno ha descritto lo stato d’animo attuale e tale complessa
riflessione è stata facilitata dal supporto della scrittura oltreché dalla
scelta di mantenere l’anonimato.
La creazione di tale spazio protetto di
ascolto ha consentito l’emergere sia delle fragilità che dei punti di forza,
d’altra parte è proprio la preziosità dei diversi percorsi di vita che ha
permesso agli utenti di confrontarsi su diverse tematiche. Alcuni hanno
espresso un senso di colpa dovuto alle scelte di vita legate al passato, altri
hanno parlato di una vera e propria “rinascita” e di speranza, altri ancora di
incertezza e di paura. Il confronto è avvenuto principalmente tra gli utenti
che hanno da poco iniziato a seguire il percorso terapeutico e chi invece è
accolto in comunità già da tempo. Si tratta di due prospettive contrastanti, di
un acerbo approccio alla cura, fatto di fragilità, e di una consapevolezza che
è cresciuta gradualmente durante il percorso comunitario. Le mediatrici penali,
grazie al dialogo riparativo, sono riuscite a mediare tali opinioni differenti
e a diventare lo specchio delle emozioni di ognuno. Obiettivo principale è
infatti creare un’atmosfera di sicurezza in cui ognuno è libero di esprimersi
senza mai essere giudicato.
Nella seconda parte del restorative circles la riflessione è
stata rivolta ad altri due aspetti importanti: come le emozioni e i
comportamenti di ognuno si scontrano con il modus vivendi convenzionale e come
gli altri percepiscono la propria persona. Dopo aver analizzato il proprio
stato d’animo attuale, gli ospiti si sono posti delle domande inerenti al
contesto sociale in cui vivono. Non bisogna mai dimenticare che la propria
sfera personale e interiore necessariamente si scontra con la nostra immagine,
con il modo in cui ci si rapporta agli altri. E allora interrogarsi su come la
propria persona appare è un modo per alienarsi dal proprio punto di vista e per
far emergere i dubbi e le incertezze che spesso limitano la relazione con
l’altro. Infatti da ciò sono emersi soprattutto gli aspetti caratteriali
negativi, molti credono di apparire egocentrici, troppo impulsivi e arroganti.
Sarà forse la messa in evidenza di quella corazza che ognuno di loro ha
costruito come rimedio alla vulnerabilità? La mediazione penale ha deciso di
andare oltre quella barriera esteriore e di conoscere la “parte in ombra”. In
fondo per conoscersi è necessario imparare a non aver paura di sé stessi. E
solo successivamente si potrà costruire un rapporto sano con gli altri.
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