Coltiviamo speranza e amore


di Raffaele Gencarelli


A Sondrio una madre sfortunata assiste impotente alla morte della sua bambina nel pronto soccorso del nosocomio cittadino: il dolore atroce la porta a gridare tutta la sua disperazione, la sua rabbia. Difficile non comprendere, al solo pensiero si smuovono le viscere, il cuore si attanaglia in una morsa di sofferenza condivisa, eppure li, nella civile Sondrio, in pieno periodo natalizio, in un luogo di sofferenza non scatta la solidarietà, non scatta la comprensione, alcune "persone" hanno la vigliaccheria di apostrofare quella madre come scimmia.
L'unica colpa di quella donna è il suo colore, la sua pelle nera, come se il dolore fosse una prerogativa di alcuni, magari di pelle bianca, magari italiani. Si avverte sempre di più nella nostra società, una prevaricazione verso il diverso, il nero, il gay, il drogato, verso le donne, scarsa attenzione verso i malati, gli anziani, si assiste ad una sempre più marcata apatia per il prossimo, l'egoismo impera sempre di più. È Natale certo, corsa sfrenata ad un mero e vuoto consumismo che non giustifica certo l'incoerenza di tanti. Per fortuna vi è ancora speranza, esiste una maggioranza silenziosa che opera senza clamori, che si prodiga per i bisognosi, che non è insensibile alle lacrime di sofferenza, che è coerente con una vita piena di valori condivisi, che sono importanti esempi di rispetto e amore verso gli altri. Dobbiamo guardare e muoverci in questa direzione, non lasciare spazi agli egoismi, ai disvalori, alle ipocrisie. Ci stringiamo con forza a quella e a tutte le madri che soffrono, e cerchiamo con umiltà di fare della nostra vita una testimonianza di amore.

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