Al volante ci sei tu!
Laboratori di Mediazione penale
di Bina Salvati
Ciascuno di noi, ogni giorno, deve fare i conti con ciò che lo preoccupa, con quel tarlo che si insinua nella mente al punto di privarci della tranquillità necessaria per vivere pienamente il presente e guardare al futuro in modo positivo. Se è vero che alcune preoccupazioni sono il frutto di circostanze ed eventi che appunto le determinano e alle quali (purtroppo) non possiamo sottrarci, è vero anche che molte sono strettamente connesse al nostro modo di essere e di rapportarci al mondo esterno, ragion per cui quest’ultime, come è giusto che sia, mutano in base al cambiamento inevitabile di noi stessi durante il corso della vita. Agli utenti del Delfino, durante il laboratorio intitolato “Le mie preoccupazioni” è stato appunto chiesto di riflettere sulle preoccupazioni che ciascuno di loro ha avuto “ieri”, che ha “oggi” e su quelle che ha per il “domani”, una riflessione che non ha ovviamente escluso a priori la possibilità che una preoccupazione di ieri sia ancora presente oggi, nonostante il cambiamento che la stessa persona ha avuto nel corso del tempo. Tale riflessione ha portato alla luce preoccupazioni di vita comune, quali il lavoro, avere una “famiglia tutta mia”,una “casa”, la salute di un caro; accompagnate dalla “paura” di ricadere, ancora una volta, in quel tunnel di disperazione che ha portato gli stessi all’uso di sostanze. Dalle loro parole, dai loro occhi, è emerso come le preoccupazioni permettono, inevitabilmente, anche alle piccole cose di proiettare lunghe ombre e che purtroppo quando gestite male comportano una visione cupa della vita, andando senza dubbio ad incidere negativamente sull’agire quotidiano. Il segreto nel vincere le preoccupazioni sta proprio nel non farsi sopraffare dalle stesse, gestendole al meglio per far sì che non ci fermino.
Nessuno è esente da preoccupazioni, su questo non vi è alcun dubbio, e a volte, ad esser sinceri, è un bene, ma a piccole dosi, sempre.
di Francesco Tornelli
Il laboratorio che ho pensato e proposto, consisteva nello scrivere una lettera a se stessi: da parte di ogni utente partecipante al lavoro e una lettera di critica verso un proprio compagno di percorso, il tutto nell'assoluto anonimato. Per non creare dissapori, visto che il nostro unico obiettivo è quello che i ragazzi crescano e si aiutino l'un l'altro in questo processo di crescita. Il titolo e il laboratorio stesso mi vennero in mente guardando la pubblicità di "C'è posta per te", io l'ho solo modificato in "C'è posta per me". È stato tutto molto emozionante per me, ma soprattutto lo è stato per i ragazzi, che hanno scritto i propri sentimenti e le loro critiche nei confronti di loro stessi e dei loro compagni.
Ognuno di loro è stato accorto a non ferire i sentimenti dell'altro, e dopo diverso tempo ho sentito delle emozioni forti tra di loro, vere, senza remore. Non le solite frasi di circostanza, ma parole vere e piene di bontà che scrivevano su un foglio, direttamente dal loro cuore.
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