Relazione nella fase di svincolo dalla comunità terapeutica


di Antonio De Simone

Penso che il vizio più stupido in cui si può cadere è il gioco delle slot machine, le cosiddette macchinette. Mi rendo conto di quanto danno  arrecano alle persone e di quanto ne hanno causato a me. Le macchinette non sono una novità sul territorio, di sicuro oggi il gioco è molto più diffuso rispetto a una quindicina di anni fa o ancor prima, in quanto nel periodo della mia adolescenza ricordo che le mangiasoldi le vedevo nelle sale giochi affianco ai video games. Di sicuro è cambiato lo scopo del gioco anche, dai video poker o le roulette che c’erano una volta, si è passati ai tradizionali rulli delle slot che girano aspettando che si incastra la combinazione vincente e che la macchinetta apra il bonus per fare il suo gioco. I luoghi dove si trovano oggi è ovunque, nei bar, nei tabacchini e anche in ampie sale create apposta solo ed esclusivamente per le macchinette, le slot che giocano monete o i VLT che si attivano col denaro cartaceo. Di sicuro è cambiato anche il numero delle persone che si ritrova ad essere dipendente da questi giochi ed è un numero abbastanza importante credo, un numero che dovrebbe far riflettere gli onorevoli politici affinché prendano seri provvedimenti riguardo a questa situazione della ludopatia che sempre più sta diventando una piaga silenziosa e nascosta per la società.
Da ragazzo mi meravigliavo a vedere persone che non smettevano di cambiare soldi, accanendosi e imprecando verso quegli schermi, premendo di continuo il bottone dello start. Ho visto gente che finiti i soldi del momento che avevano in tasca, si davano da fare ad andare a prenderne altri per continuare il proprio gioco, perché si voleva recuperare. Una vincita non è mai una vincita anzi, per chi ne è dipendente è un’occasione per poter giocare ancora ad altre slot vicino a quella che ha appena pagato. Una vincita non è mai una vincita perché si vuole ottenere il massimo punteggio e se anche si stanno vincendo ad esempio cinquanta "euri" e potrebbero soddisfare, non si smette, si va avanti, perché si vuole la vincita massima, le cento "euri" e molto spesso si rischia la giocata al punto che il credito finisce a zero. Una vincita non è mai una vincita perché nell’altra metà della giornata o nel giorno successivo, ci si ritrova di nuovo davanti a quegli schermi a premere il bottone o non appena si hanno soldi in tasca, si pensa quale può essere quella fortunata, quella giusta da giocare, così il gioco diventa una costante, diventa un vizio, uno stile di vita direi, brutto e come dicevo prima stupido, perché si è consapevoli del danno che si sta facendo a se stessi e a chi ci è vicino, i nostri cari, ritrovandosi il morale sempre a pezzi, sempre nervosi e pieni di rabbia, apatici nel relazionarsi con gli altri, fino alla perdita della stima della propria persona e del valore dei soldi. 

Quando andavo via da quelle salette, pieno di rabbia e di delusione, ogni volta mi ripetevo “questa è stata l’ultima volta, non gioco più” ma non lo era mai e ogni volta che avevo il soldo in tasca ricominciava il gioco. M’ero ridotto a raccogliere mozziconi da terra per fumare e fui capace di escogitare ogni cosa per poter far soldi, soldi che andavano a finire tutti in quegli aggeggi infernali, quelle bestie create appositamente per ottenere un introito di denaro smisurato e conservarlo, quante volte quelle macchinette le avrei volute fracassare a terra. Di lavorare lavoravo ed erano anche lavori pesanti direi, ma alla fine non facevo in tempo a tornare a casa e posare la testa sul cuscino che di già, in men che non si dica avevo finito tutti i soldi guadagnati. Lavoravo  per le macchinette e di conseguenza m’ero ridotto uno straccio, in tutti i sensi, tanto io quanto i miei genitori, sofferenti nel vedermi in uno stato pietoso e nel ritrovarsi in casa una persona che le uniche parole che sapeva dire, erano quelle per chiedere soldi e forte era il fattore compulsivo che mi partiva da dentro, come una frenesia a voler per forza andare a provare soldi, anche questa parola “provare”, non importa quanto, dieci, cinque o venti "euri", è pericolosissimo, perché normalmente non si sa perdere e neanche si accetta il tempo troppo breve di una partita, tipo un minuto, nonostante ad esempio nella slot hai già introdotto dieci "euri". Potrei dire che si vince soltanto quando si sta lontani dal pensiero di poter andare a far girare quei rulli. Provare? No, assolutamente, ci si ritrova come ipnotizzati oltre che dai rulli, anche dai colori e dai suoni. Allora è bene scostarsi subito da qualsiasi pensiero che faccia andare la mente a scegliere se andare a giocare, non ne vale la pena, quando si vince si è sempre perdenti e l’unica vittoria è vietarsi di giocare. Avevo visto tanta gente buttarci i meglio soldi e ogni volta mi dicevo, caspita, ma come si fa a cambiare tutti questi soldi e continuare a stare lì di continuo, quante cose, mi dicevo, c’avrei fatto io con tutti quei soldi. Col passare del tempo mi sono ritrovato in una cerchia di amici che finita la serata insieme, nella notte si andava a prendere un caffè e poi loro si rintanavano nelle slot. Nei giorni a seguire mi ritrovai da solo e da solo decisi di voler conoscere anch’io la macchinetta, non sapevo neanche come s’impostasse una partita e pian piano per due anni mi sono ritrovato in una brutta e fortissima dipendenza. Avevo perso il controllo di me stesso, non contava più niente e nessuno quando si trattava di scegliere se andare a giocare o ritrovarci per una pizza con gli amici sani che cercavano di starmi vicino, una volta saputa la mia situazione, non contava neanche comprare la droga più, tanto c’era il modo di ottenerla lo stesso. Via sempre a giocare, creando scuse su scuse e giustificazioni su giustificazioni, anche a me stesso. Ho raccontato un sacco di bugie e mi stavo facendo male, mi son fatto tanto male e ne ho fatto anche alle persone a me care. In fine dico comunque che le sostanze stupefacenti hanno contribuito anche e tanto a farmi cadere e rimanere in questo brutto e stupidissimo vizio, infatti mancava la lucidità per comprendere bene questa situazione e avere la forza di poterne uscire. Mi rendo conto oggi di quante altre cose ci sono nella vita che si possono ricercare e fare per riempirsi le giornate, cose sane, giuste e buone, che possono far vivere belle emozioni. Ho ritrovato me stesso in ciò che erano i valori che mi ha dato la famiglia e ritrovarsi chiari e sinceri con loro, non dovendo nascondere niente, aprirmi e ritrovarci in dialogo, non ha prezzo. 
Proporsi alla vita con serenità, con attenzione e aver modo di riconoscere gli inganni che ci sono là fuori in agguato, serve essere lucidi e per ottenere questa lucidità, in questo percorso terapeutico, in questa mia prima volta di un'esperienza comunitaria, ho avuto modo di disintossicarmi per bene dalle sostanze, prendendomi cura di me stesso e delle amicizie con cui sono cresciuto. È servito questo periodo di permanenza da parte mia in struttura per una bella riflessione e sicuramente ho lavorato sul carattere, sulle emozioni e sulle responsabilità, perché da quando avevo sedici anni, fino a qualche tempo fa, utilizzavo sostanze, tante. Sapevo che dentro di me c’era Antonio e sapevo anche come era fatto Antonio e se non altro, come era costretto a non poter essere, Antonio, facendo rimanere oppressa ogni mia capacità e risorsa. Resta che oggi mi sto riscoprendo, conoscendomi sempre più e sono entusiasta di essermi ripreso in mano la vita e di poterla vivere come sono io e come so di volerla vivere, in maniera sana, seria e sincera. Penso a quelle che possono essere le situazioni di rischio che potrei trovare all'esterno e cosa mi propongo di fare per contrastarle. È da un bel po' che ho il desiderio di legarmi a un'altra persona, quindi potrei vivermi ancora una volta un senso di solitudine, vorrò programmare le giornate, come è giusto che sia, anche essere un pó, come metodico, ma senza costrizioni o cose fisse, piuttosto poter scegliere fra le cose sane a quale dedicarmi e impegnare il mio tempo, ogni cosa poi sono sicuro verrà da sé. Ho avuto la possibilità di staccare dalle vecchie amicizie e so bene quanti rischi e impicci ci potrebbero essere  nel frequentarle di nuovo, piuttosto ho tanto da vivere e recuperare con gli amici sani, gli amici con cui ho condiviso la mia infanzia e parte dell' adolescenza. Fra gli obiettivi che mi sono posto scegliendo un ingresso in struttura, c'è quello di poter essere presto indipendente, a prescindere se troverò una compagna o meno, voglio dar modo ai miei genitori di rendersi conto pienamente del mio cambiamento e poterli far stare tranquilli quando vorrò staccarmi da loro, dal vivere sotto lo stesso tetto. Nel frattempo poi non so, loro iniziano ad avere anche una certa età e so di dover prestare massima attenzione a tante cose. Trasgressioni, vita notturna, voglie e desideri, di sicuro so che si incappa poi in ansie, timori e scombussolamenti vari della persona. Ho modo di creare occasioni  che hanno un valore vero e pieno, occasioni che possono far vivere belle sensazioni anche adrenaliniche e possono essere poste e trasmesse alla luce del sole, racchiudono un fascino unico e sarebbe un peccato non viverle. So che mi aspetteranno anche momenti di difficoltà, momenti delicati, di malesseri anche. Mi terrò presente nella volontà di affrontare i momenti negativi con responsabilità e maturità, non scappando o tanto meno rinviando e facendole aumentare, le difficoltà. In alcuni casi penso mi sarà utile rileggermi quanto scritto in questa relazione e non dimenticare mai la presenza del Delfino nella mia vita. 

Faccio mia, tenendo presente sempre, quanta stima ho oggi di me stesso e riconosco bene quali sono le cause e gli effetti che potrebbero farmi ritrovare nel pessimismo. Ho terminato il mio percorso terapeutico affacciandomi all'esterno con ogni possibile pensiero positivo e di sicuro questa energia va  gestita e non esternata con facilità, né verso chiunque e né in ogni occasione, piuttosto me ne faccio riserva e ho i miei perché.  

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