Un gomitolo per amico


 di Andrea Bruzzi

Quando ci si abitua a una figura, essa diventa ovvia, rumorosa e silenziosa allo stesso tempo. Presente, continua, essenziale. Sembra essere al posto giusto, al momento giusto. Ad essa sembrano rispondere i tempi, i luoghi, gli spazi.  Alcuni posti sembrano cuciti addosso a quella persona, ma allo stesso tempo la persona stessa ne caratterizza lo scorrere del tempo. Diventa, in modo naturale, una figura familiare.

Quando Angelo è entrato alla comunità Eden, la sua condizione fisica era disperata.

Quella personale ed emotiva era quanto di più lontano si potesse associare al significato di “famiglia”, di “contesto”, inteso come contenitore, circondario di affetti, di calore e di dignità. La sua buffa somiglianza ad uno dei protagonisti del cartone di Scooby-Doo, lo aveva reso da subito un soggetto sul quale sapevamo- in partenza- che avremmo concentrato molta simpatia ed empatia. Avevamo già, inconsciamente, trovato una sorta di mascotte. Sapevamo che avremmo lavorato con una persona demolita, fatta a pezzi, ma maledettamente coinvolgente. Era chiaro che fosse intriso di un vissuto pesante, non estraneo da responsabilità personali, ma incolpevole sui limiti che portava addosso. 

Era chiaro a tutti, e accadeva sei anni fa, che avremmo ricucito con molto filo, una persona che era approdata nella nostra famiglia di colpo. Pensare che dopo sei anni ci saremmo separati, fa stringere lo stomaco, ci crea difficoltà, ma è un processo che non può essere interrotto. È il processo naturale della vita, dello scorrere del tempo, della nascita, la crescita e la separazione. Forse proprio come accade in famiglia. Oggi Angelo ha intrapreso un nuovo percorso, personale, separato dalla Struttura che lo ha vissuto e nella quale ha vissuto, per sei anni. Ha pensato che fosse il momento per mettersi alla prova, per sperimentare ciò che ha assimilato in questi anni. Probabilmente nessuno di noi era pronto a questa fase, ma alcune cose diventano necessarie e vanno vissute con serenità. 

Consapevoli di aver lavorato con una persona fragile e difficile, riteniamo corretto possa vivere nella giusta e personale autonomia, con la certezza che il filo non si è rotto, ma è stato soltanto sostituito con un gomitolo più lungo, sicuramente quanto i sei anni trascorsi; un gomitolo che gli permetta di stare sereno e sapere che dall’altro capo c’è lo stesso affetto che ha trovato tanto tempo fa.

Arrivederci Angelo.

 

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